𝟏𝟒.

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𝐈𝐍𝐒𝐈𝐃𝐄𝐑
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


La notizia dell'arresto del figlio dei visconti si era diffusa come un'epidemia pestifera.

In ogni angolo del regno c'erano vociferii ambigui, dove ognuno esprimeva ed inventava la propria ipotesi a riguardo. Persino chi non aveva la minima idea dei delitti accaduti nei mesi precedenti iniziava a sospettare di qualcosa di altrettanto angosciante.

«Detective Jung, è permesso?»

Una voce femminile, anticipata da due colpi alla porta, gli fece sollevare lo sguardo dalla propria scrivania. Era intento ad osservare tutti quegli scarabocchi e mucchi di carta che sapeva ben presto sarebbero stati strappati e gettati in qualche inceneritore, come ogni indizio riguardante casi di tale segretezza.

«Prego.» rispose, alzandosi in piedi.

La cameriera si palesò con un foglietto di carta tra le mani. Non appena si accorse che Wooyoung lo stava osservando con insistenza si affrettò a parlare.
«Oh, dunque . . . questo è per voi.»glielo porse immediatamente. Il detective non capiva da cosa derivasse quell'agitazione.

Si rigirò il pezzo di carta tra le mani, scoprendone il lato con delle indicazioni dalla calligrafia ordinata.

1357, Kennington Lane.
Proseguire sino al finale della strada, voltare a destra.

«Sono stati ritrovati degli averi di vostro padre nell'ostello in cui soggiornava. Il proprietario ha comunicato che potrete presentarvi quando desiderate per ritirarli.»
«Averi . . . di mio padre? A quando risalirebbe la data di questa comunicazione?»
«Non so dirvi nient'altro, signore.»

Senza ulteriori domande ringraziò e congedò la servitrice, poi subito prese la giacca appesa all'appendiabiti accanto alla porta.

Suo padre detestava le ricchezze materiali, aveva sempre scoraggiato il figlio riguardo al procurarsi beni come gioielli e quant'altro avesse un tale valore. Perciò cosa avrebbero potuto rappresentare quegli averi dimenticati? L'avrebbe scoperto al più presto.

Dopo aver ordinato ad uno dei cocchieri di preparargli una carrozza scese le grandi scalinate marmoree dell'atrio per raggiungere l'esterno.
Dirigendosi verso le stalle, però, udì strani movimenti provenire dal retro dell'edificio, che si affacciava direttamente sull'entrata dei boschi. Piccoli rami spezzati, respiri irregolari, fruscio delle felci più basse.

Quel rumore così flebile ma persistente sembrava così aritmico che avrebbe giurato che qualcuno stesse affannando. A piccoli passi giunse di soppiatto al punto dove sembrava più acuto.

Un paio di grandi occhi lo osservavano dal retro di un'arbusto. Wooyoung mantenne quel contatto visivo, continuando ad avvicinarsi lentamente, e man mano che il timore in quello sguardo lasciava posto alla curiosità si rese conto del soggetto che aveva davanti.

La fanciulla arretrò con qualche passo incerto.
«Non vi voglio fare del male.» disse sollevando le mani, inoltrandosi anch'egli nell'ingresso della foresta, «Cosa ci fate qui?»
«Non fraintendete, signore, vi prego. Lavoro qui.»
«Nei boschi?»
«A castello.»
«Dunque per quale motivo vi state nascondendo?»
«Non . . . non mi nascondo.» la giovane donna si guardò intorno, incerta sulle parole da pronunciare. «Sto cercando qualcuno.»
«Chi cercate?»
«Perchè dovrei dirlo a voi? Non sto facendo nulla di male, ve lo posso giurare. Tornate pure ai vostri affari.»
«Sono la persona che fa al caso vostro se avete perso qualcosa o qualcuno. Posso aiutarvi.»
«E chi siete per dire ciò?»
«Un consigliere del principe. Conosco chiunque a castello, chi state cercando?»

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora