𝟏𝟏.

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𝐎𝐔𝐓 𝐎𝐅 𝐒𝐈𝐆𝐇𝐓 . . .
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


Al suo risveglio il sole aveva ormai superato lo zenit. Fuori dalla propria stanza, man mano che prese a pieno coscenza delle sue circostanze, riuscì ad udire il vociare di alcuni servitori. Probabilmente erano convinti che, essendo pieno pomeriggio, ai piani alti nessuno li avrebbe uditi. Wooyoung stropicciò gli occhi e, pigramente, si alzò per avvicinarsi alla porta. Poggiò un orecchio al legno della soglia.

«Sì, non dormo da due giorni! In dieci anni di lavoro non ho mai udito di un castello che diventa pericoloso persino per i propri sovrani. Da non crederci.»
«Dovrebbero farci evacuare tutti, se tengono alla nostra incolumità. Non vorrei finire come Drelya . . .»
«Lei lavorava direttamente per la regina. Teniamoci lontani da loro e, forse, saremo più al sicuro.»

Le voci si fecero sempre più flebili, così il detective rinunciò all'idea di seguirli per origliare altro. Non aveva udito niente che già non sapesse: nel castello regnava ormai una tensione che si stava acuendo sempre di più. Se la situazione non si risolveva al più presto sarebbero giunti ad un punto in cui sarebbe implosa.

Quei vasti prati che si estendevano ad una misura infinita, quasi illusoria, tanto che sembrava raggiungessero l'orizzonte, non avevano mai smesso di affascinare il detective. Nato e cresciuto in un piccolo borgo cittadino, non aveva mai visto cosa significasse avere una così ampia distesa verde a propria disposizione. Finchè sarebbe rimasto a corte non avrebbe mai rinunciato alla sua passeggiata quotidiana per esplorare quel ben di Dio, specie se aveva una funzione così terapeutica nei momenti di sconforto.

«Signore, signore! Che fortuna vedervi qui, meu deus! Stavo per mandare qualcuno a chiamarvi.»
Si voltò di scatto, colto d'improvviso da una voce familiare.

Lo stalliere l'aveva fermato e in quel momento gli stava facendo cenno di seguirlo. Il detective si guardò rapidamente intorno e, in silenzio, raggiunsero un posto più appartato per parlare liberamente.

«Chiedevo del vostro nome perchè, come mi avete incaricato di fare, ho scoperto qualcosa che potrebbe esservi utile.»
L'altro, annuendo, lo esortò a continuare.
«Ricordate quando vi parlai del figlio dei visconti? Ecco, è da un paio di sere che ha ripreso ad uscire la notte. Me ne accorgo perchè passa sempre dalla stalla per ritirare il suo cavallo.»
«È accaduto altre volte prima che venissi qui, giusto?»
«Sì. Tuttavia per quasi un mese non si è più presentato a tarda notte, fino a qualche giorno fa.»

Wooyoung, che già dall'inizio della conversazione aveva prontamente estratto il suo taccuino, stava prendendo appunti su quanto riferito dall'uomo.

«Vi ringrazio. La vostra collaborazione mi è ancor più utile di quanto crediate, potrebbe essere cruciale.»
«Tutto per la salute dei sovrani, signore.»
Con un cenno ormai amichevole, i due si salutarono e ognuno prese direzioni diverse, ritornando disinvolti ai loro incarichi.

Chiaramente, per lui era chiaro quale sarebbe stato il prossimo passo.
Per giorni e giorni aveva desiderato di incombere negli alloggi di Yeojoon e sottoporlo ad un interrogatorio coi fiocchi, eppure era una legge non scritta: non poteva disturbare la quiete di un ospite a corte, per giunta accusandolo, senza un espediente. Nessuno aveva sospettato di lui, perciò aveva dovuto mettersi il cuore in pace e aspettare.
Ma, ora che possedeva delle testimonianze concrete, era finalmente giunto il momento di confrontarsi con lui.

Attraversò l'atrio del castello a passo veloce, credendo di sapere dove l'avrebbe trovato.
Passando per il retro dei giardini giunse al campo e lo intravide in lontananza. Armeggiava destramente con una spada così luminosa che, al riflesso dei raggi solari, rischiava di accecare il detective. Un paio di compagni sedevano ai bordi del perimetro. Dal respiro affannato e le piccole gocce di sudore che gli ricadevano sui vestiti scuri dovevano aver appena terminato di combattere.

«Signore.» disse avvicinandosi al diretto interessato con le braccia incrociate. «Ho bisogno della vostra attenzione per qualche minuto, se non vi dispiace.»

L'altro, per un attimo, gli rivolse un'occhiata investigatoria. Sembrava valutare se valesse la pena seguirlo o meno, ma, forse comprendendo che non sarebbe stato saggio fare capricci, lasciò a terra l'arma e obbedì.

Indossava sempre il colletto della casata della propria famiglia. Un falco si ergeva al centro della bordatura dorata, simbolo di potenza e astuzia. Sperava che, se davvero era in possesso di quell'astuzia, l'avrebbe spinto a collaborare. Wooyoung lo scortò un centinaio di metri più lontano, per assicurarsi che nessuno potesse udirli. Yeojoon continuava a guardarsi intorno, senza fare domande.

«Sicuramente già intenderete il motivo per cui siete qui.»
«Non lo intendo, detective
«Avete dato prova di atteggiamenti poco consoni in un periodo di massimo allarme per la famiglia reale. Tra i quali, prendere il vostro cavallo nelle ore notturne. Lo negate?»
«Chi vi ha detto questo?»
«Non è mio obbligo parlarvi delle fonti delle mie informazioni. Ma lo è per voi rispondere alla mia domanda.»
«Vi fidate ciecamente della credibilità delle vostre fonti, detective
«Più di quanto possa fidarmi di voi, visconte. So valutare quali sono attendibili.»
«Non sembra.»
Il detective sospirò, imponendosi di mantenere la pazienza. Se Yeojoon era un tipo in cerca di conflitto, infuriarsi non avrebbe dicerto risolto le cose.

«Sarò allora grato di ascoltare la vostra testimonianza, in caso ne avrete mai una. Ritornando al nostro discorso, non avete negato. Posso prenderlo perciò come una conferma?»

L'altro non rispose, continuando ad osservare di malavoglia le circostanze. Wooyoung allora rafforzò la presa del discorso.

«Sareste così gentile da parlarmi delle ragioni delle vostre uscite a tarda notte?»
«Non è di vostro interesse, detective. Se siete qui per dirmi che sono un assassino, che ho ucciso quel bambino insolente, fatelo pure. Sarò costretto a negarlo, trattandosi di una menzogna.»
«Se fossi sicuro della vostra colpevolezza sareste voi il primo a venirne a conoscenza, non dubitate. Ma non potete biasimarmi, se non collaborate.»
«Collaborare? Infilitrarsi nella vita e negli affari personali di un nobile per voi significa chiedere collaborazione? Voi popolani avete regole tutte vostre, immagino. La legge della strada

Ne aveva abbastanza. A quel punto sapeva che continuare avrebbe fruttato nientemeno che un litigio con un nobile di alto rango, la prima cosa che i sovrani gli avevano raccomandato di evitare. Yeojoon era protetto dal suo titolo: un vero e proprio sorpruso.

«Ve lo chiederò un'ultima volta, Yeojoon. Dopodiché sarete libero di proseguire le vostre attività. Volete dirmi le ragioni per cui avete lasciato il castello, le notti precedenti?»
«Andate a chiederlo alle vostre fonti, piuttosto che importunare un nobile.»

Davanti a quell'atteggiamento il detective constatò che non ci fosse altro da dire. Senza una parola in più lasciò il ragazzo libero di tornare ai propri interessi, chiedendosi se, se davvero era innocente come sosteneva, non provasse il minimo rimorso nella maleducazione che aveva dimostrato. Era solito fare di tutta l'erba un fascio, eppure, al di là degli stereotipi, mai aveva incontrato un nobile tanto permaloso e pieno di sé.

Perché mai avrebbe dovuto rifiutarsi di parlare, se si trattava di una questione che poteva mettere in pericolo persino lui e la sua famiglia? Gli era capitato spesso, durante le sue esperienze col padre, di trovare testimoni che evitavano di collaborare. Eppure, ognuno di questi sembrava aver una ragione concreta per il proprio silenzio.

Vi fidate ciecamente della credibilità delle vostre fonti, detective?

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora