𝟏𝟑.

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𝐂𝐀𝐏𝐓𝐈𝐎𝐍𝐄𝐌
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


Fuori, la pioggia scendeva a catinelle. Lampi di luce bianca squarciavano il cielo di una notte che pareva immensa.

Dal momento in cui l'altro si era addormentato il detective era rimasto sdraiato ad osservare le gocce sulla grande finestra a parete. Le loro mani erano rimaste intrecciate in una stretta che non minacciava assolutamente di volersi affievolire. L'intera stanza, un semplice spazio con un paio di mobili, sembrava un mosaico in sua presenza.

Cosa aveva dato, per avere tutto ciò? Cosa avrebbe dovuto offrire per meritarsi una persona come lui?

Wooyoung non credeva nel destino. Wooyoung avrebbe per sempre rimpianto la morte del padre.
Eppure, quel Wooyoung, iniziava a credere che forse non erano state pure coincidenze a portarlo fin lì.

Il principe aveva un'espressione rilassata, anche se non priva di emozioni. Sembrava raggiante persino nelle ore notturne. Soffermandosi sul suo viso a pochi centimetri dal suo, il detective non potè fare a meno di sperare che quel momento durasse per sempre, che si ripetesse ogni giorno in un futuro senza fine.

«Ci rivedremo, San?»

Credeva che il principe fosse ormai nel sonno più profondo, ma alla sua domanda i suoi occhi si aprirono leggermente. Lo scrutò per qualche secondo, poi, come accortosi del luogo in cui si trovava, allungò una mano verso il detective. Dopo aver sfiorato ogni dettaglio del suo viso, come un marinaio che valuta il valore inestimabile del proprio tesoro, si sollevò leggermente poggiandosi sui gomiti.

«Hai scelto la tua strada, non puoi cambiarla.» rispose con voce ancora flebile dal sonno, lasciando andare una risata dolce come il miele. «Sono convinto che io e te saremo per sempre legati, nel bene e nel male, che ci piaccia o no.»
Wooyoung non potè resistere alla volontà di avvicinarsi e baciarlo di nuovo.

Avrebbe voluto continuare a parlare e fare domande, rischiarare i dubbi che lo tormentavano.
Verrete a trovarmi durante il tempo libero? Penserete a me, quando sarete promesso alla vostra futura dama? Se mai tornassi qui, sarei uno sconosciuto? Un amico?

Sarebbero rimaste tutte lì, nella sua mente. Non voleva rovinare quel momento magico.
Se non poteva portare lui con sè, avrebbe allora portato i suoi ricordi più vividi.

Il corvino si lasciò sprofondare nel petto dell'altro, lasciando che lo circondasse con le proprie braccia. Il velluto color smeraldo delle sue maniche lo avvolgeva come un delicato manto in una notte polare. Voleva stamparsi addosso quel profumo così gradevole ma di cui non aveva mai conosciuto la provenienza. Certo, non si era mai curato di chiederglielo.

«Sei teso.» i muscoli del principe si irrigidirono quando si accorse che il detective non aveva mai smesso di respirare in modo irregolare.
«La vostra è una domanda o un affermazione?»
«Voi detective siete così . . .» si interruppe. «riformulerò.» alzando leggermente lo sguardo vide il reale roteare giocosamente gli occhi. «Perchè sei teso? Non credi a ciò che dico, non è così?»
«Siamo così come?»
«Rispondi alla mia domanda.»
«Non se voi non rispondete alla mia.»
Erano quei battibecchi che a saldarli.

«Siete perfezionisti, permalosi, a volte monotoni . . .»
«State descrivendo le caratteristiche di un principe.» azzardò l'altro, trattenendo le risate.
«Allora, forse, un principe e un detective non sono poi così diversi. Posso comunque considerarlo un insulto ufficiale alla mia Persona.»
«Sono perquisibile per questo?»
«Sì.»
«Allora consideratelo un complimento. Perquisite anche per i complimenti?»
San si portò un dito al mento come per riflettere sulla domanda.
"A mia discrezione. Puoi elogiarmi all'infinito.»
«Lo fanno già in troppe persone. Preferisco i difetti.»
«Vi ascolto.»

Passarono i secondi, poi i minuti. Wooyoung rimase imbronciato nel fallito tentativo di trovare almeno una caratteristica degna di critica nella figura che aveva davanti.
«. . . ci penserò e vi farò sapere.»
«Agli ordini. Devo attendere una sentenza ufficiale?» rispose l'altro con un sorriso provocatorio, guadagnandosi un colpo sulla spalla da parte del detective.

Quel gioco di sguardi continuò per qualche secondo, finchè il principe non lo strinse di nuovo a sè.
I loro corpi sembravano combaciare perfettamente, come figure complementari. Un componimento senza tasselli mancanti.

Il temporale infuriava ancora con forza dietro alle tende scostate. C'era calma in quel frenetico susseguirsi di tuoni e fulmini, eppure Wooyoung non avrebbe mai saputo spiegarne il perchè. Era convinto di dover avere tutte le risposte nel suo percorso, ma c'erano ancora troppe porte aperte.

«Toccherà a me fare l'interrogatorio questa volta, anche se spetterebbe al detective. Per la terza volta, che cosa ti turba?»
Ma lui non trovava una risposta concreta in grado di soddisfare ciò che avrebbe voluto esprimere. Il principe non meritava di sapere che era lui la causa dei suoi tormenti.

Il detective aveva sempre detto fermamente che sarebbe tornato alla vita di tutti i giorni, non si era mai posto il minimo dubbio. Ma, ora che quel momento sembrava giunto, l'idea lo rendeva sofferente.

San non lo aveva mai lasciato solo, ciò cosa significava? San lo aveva difeso da tutti, ciò cosa significava? San stava passando la notte con lui, ciò cosa significava?

Poteva davvero concedersi il privilegio di immaginare la possibilità di una vita futura dove ci fosse anche lui?

«Nulla, voglio solo la certezza di aver catturato il vero colpevole.»

Nell' uragano che distruggeva la sua mente, quella era in realtà la sua ultima preoccupazione. Dal primo giorno in cui l'aveva notato aveva capito che Yeojoon non era una persona raccomandabile e che, inevitabilmente, si trattasse del pericolo che aggirava il castello. Era però una buona scusa per le sue evidenti emozioni.

«Se è certezza che cerchi, l'avremo col tempo. Sii paziente. Se ora siamo salvi, dobbiamo comportarci come tali.»
«Voi vi sentite al sicuro?»

Wooyoung si era reso conto di non averlo mai visto spaventato. Gli unici momenti in cui aveva intravisto un nervo teso nel suo viso erano stati quelli in cui la sicurezza degli altri era stata messa in discussione. Era sempre stato uno dei soggetti più a rischio, il secondo obiettivo per eccellenza — dopo sua maestà — di un qualsiasi assassino di corte. Eppure, sembrava preoccuparsi più dell'incolumità della famiglia e del detective anzichè della sua.

«Non sarei al sicuro nemmeno in una cupola di vetro, Wooyoung. Non lo saresti neanche tu. Ma se passassi tutta la vita a riflettere sui pericoli che corro solo vivendo, avrei finito di vivere
Sì, quei giochi di parole erano astuti. E la mente che li pensava lo attraeva come un magnete.
«Vorrei pensarla come voi. Ma ho perso troppe persone a me care per convincermene.»
«Non lasciarti trascinare nell'abisso con loro. Pensi che tuo padre vorrebbe che smettessi di vivere per lui?»

Il detective rimase in silenzio, giocherellando col tessuto candido delle lenzuola. San annuì leggermente, comprendendo che stava riflettendo sulle sue parole.

La quiete si protrasse per attimi, secondi, minuti. Persino la tempesta si era calmata, lasciando spazio ad un lieve tintinnio che eccheggiava intorno a loro. La luna era ormai vicina all'orizzonte: presto sarebbe tornato il giorno, e il tempo avrebbe ripreso a scorrere. Non era possibile fermarlo con uno schiocco di dita, anche se era ciò che Wooyoung avrebbe desiderato di più al mondo.

«San.»
«Sì?»
«Perché non mi insegnate a vivere?»

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora