𝟏𝟕.

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𝐁𝐎𝐃𝐈𝐄𝐒 𝐀𝐑𝐄 𝐌𝐈𝐑𝐑𝐎𝐑𝐒
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


Era caduto nella sua trappola come un topo che abbocca alla prima offerta di cibo.

Non appena chiuse gli occhi vide davanti a sè tutti quei momenti che negli ultimi tempi aveva superato, in un modo o nell'altro, da solo. La morte dei propri cari, il primo giorno a castello, il confronto con il figlio dei visconti.

Aveva imparato a credere nel destino, dopo aver incontrato il principe. Poi l'aveva rinnegato, non appena si era accorto del guaio in cui si era cacciato. Ora, invece, sembrava avergli dato una seconda possibilità.

Avrebbe continuato ad affidarsi agli altri, oppure si sarebbe rialzato per . . . se stesso?

Quel se stesso l'aveva già perduto troppe volte. E quella poteva essere l'ultima. Non l'avrebbe permesso.

Quando riaprì gli occhi rimase quasi stupito nel notare di essere ancora vivo. Quel vedersi passare la vita davanti non era stato un segno della propria morte, evidentemente.

Tuttavia, era la realtà. San era ancora lì, davanti a lui, divertito dal suo comportamento. Sembrava stesse temporeggiando per osservare a quanto poteva arrivare la follia del detective.
A quel punto una scintilla si accese nella mente del ragazzo.

Si era dimostrato inesperto, ingenuo molte volte fino a quel momento. Il principe l'aveva sempre superato, il suo ingegno era fuori dal comune. In quel momento salvarsi vita contava più della salvaguardia della propria dignità: perché non sfruttare la sua stessa ingenuità a suo favore?

Non fu difficile mantenere un'espressione terrorizzata, poichè il timore irrompeva ancora dentro di lui. Sollevò una mano, come per schermarsi dall'arma.

«Come avete fatto... voi... eravate innocente. Mi avete salvato da . . .»

San sembrò sorpreso dal notare che la sua vittima aveva ritrovato la lingua.

«Salvato da cosa? Siete troppo vago.»

La lama era ancora lì, stretta nella sua mano destra, ma Wooyoung si fece coraggio. Aveva trovato il suo obiettivo. Iniziò a spostarsi a piccoli scatti, quasi impercettibili, tipici degli spasmi di chi è avvolto dal terrore. Sperava che il suo assalitore trovasse ciò comprensibile, anzichè sospettoso.

«Alla cena. Il bicchiere. Era avvelenato, ma voi–»
«Vi ho fermato, sì. Non necessito di un riassunto.»
«Perchè?»
«Perchè? Per non farvi avvelenare.»
Le tenebre rendevano ben poco del suo viso visibile, ma suo tono era cambiato. Stava ridendo.

La confusione sul volto del detective, dopo la sua risposta, lo divertì ancor di più. Stava funzionando.

Solo in quel momento si accorse che ce l'aveva quasi fatta. Procedendo a piccoli passi, con la schiena contro il muro, si era ormai allontanato dal letto. Il principe l'aveva seguito, ma ciò era prevedibile.

«Avete ucciso un bambino.»
«Un ragazzo. Non molto più giovane di noi

Quella parola lo fece rabbrividire. Non aveva più il significato che aveva sempre sognato.

«Era innocente. Come tutti gli altri.»se il piano era quello di sembrare terrorizzato, forse stava uscendo fuori tema. Non era il giusto momento in cui iniziare un interrogatorio, ma ribrezzo e curiosità salivano per le sue vene come flussi incontrollabili.
«Definite innocenza
«Definirla? Non è certo un'opinione! Siete un assassino!»
«Basta così.» disse l'altro con un semplice gesto, sollevando la mano. Il drappo di Yeojoon svolazzava come posseduto dalla sua stessa anima.
Svolazzava. Vento.

Wooyoung doveva tenere lo sguardo dritto davanti a sè, non poteva permettersi di voltarsi e abbassare la guardia. Così, senza spostare lo sguardo da quello del principe, cercò di tastare la superificie dietro di lui.

Roccia. Ruvida, bagnata dalla rugiada della notte.
Aveva raggiunto il davanzale della finestra.

L'altro, nonostante si trovasse a pochi centimetri da lui, era troppo lontano. Quella minima distanza tra di loro poteva rovinare tutto. Allora fece l'ultima cosa che desiderava di fare, specie in quel momento. Padre, lo faccio per voi. si ripetè tra sè e sè, sperando di renderlo un incoraggiamento sufficiente.

Prese un sospiro e sollevò l'arto destro, tirando un pugno davanti a sè. Mise tutto se stesso per renderlo il colpo peggiore che avesse mai tirato a qualcuno.
Essendo mancino, arrivò appena sulla sua spalla.
San inarcò un sopracciglio.

«Bel tentativo. Davvero, avete–» ed in quel momento sollevò l'altra mano, quella buona, centrandolo in pieno viso.

Sapeva che San non era stordito, ma semplicemente sorpreso. Perciò si aggrappò a quell'attimo di confusione per ribaltare la situazione. Afferrò un'estremità della stoffa del colletto e, con uno scatto, la tirò dietro la schiena dell'altro. San non fu abbastanza preparato per lasciare la presa in tempo, e il suo braccio si torse abbastanza per metterlo fuori gioco.

Era forse l'unica tecnica che Wooyoung ricordava dalle lezioni del padre, ma il tintinnio metallico che ne seguì fu la prova che qualcosa aveva imparato.
Con un gemito di dolore, il principe cercò con lo sguardo la propria arma, caduta a terra.

vedi, figliolo, i riflessi sono il punto forte degli abili nel combattimento. Ma anche il debole. Stimolando il nervo di uno dei due arti, anche l'altro reagirà. I nostri corpi sono specchi.

Ormai il drappo di stoffa era rimasto completamente nelle sue mani. Così, non appena San arretrò per recuperare il pugnale, si gettò in avanti. L'altro sollevò un braccio per fermarlo, ma una fitta di dolore lo costrinse a ritrarlo immediatamente. Wooyoung aveva colpito le sue terminazioni nervose: probabilmente ci sarebbe voluto qualche minuto per riprenderne il controllo. E avrebbe dovuto sfruttarne ogni secondo. Il tempo scorreva.

Tratto da un impulso di sopravvivenza colse l'occasione e spinse la stoffa contro la sua gola più che poteva. I rivoli di sudore gli oscuravano la vista. Non sapeva se fossero frutto dello sforzo o della tensione.

Finchè l'altro si accasciò a terra. Lentamente, ogni forza abbandonò finalmente il suo corpo.

Wooyoung si passò una mano sulla fronte, sospirando di sollievo. L'intera stanza vorticava come un uragano, e lo stremo per gli sforzi compiuti non aiutava, tanto che si lasciò andare allo schienale del proprio letto.

Riuscì a lanciare una breve occhiata al principe, verificando che fosse ufficialmente privo di sensi, prima di cadere a sua volta nel baratro del buio.

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora