𝟎𝟕.

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𝐄𝐌𝐄𝐑𝐀𝐋𝐃 𝐅𝐋𝐀𝐌𝐄
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌

Sentendo bussare alla porta della propria camera, Wooyoung riunì i fogli sparsi sulla scrivania e chiuse il blocco.
«Prego.» disse, raggiungendo la soglia.
«Detective Jung.» la cameriera che apparse davanti a lui aveva il capo chino.
«Sua Maestà il re e la regina la desiderano nella sala del trono.»
«Vi ringrazio, sarò lì a breve.»

Percorse la grande scalinata marmorea contemplando le statue intorno a lui, come se potessero prevedere il motivo per cui i sovrani l'avevano convocato. La cameriera non ne sembrava nemmeno a conoscenza.

«Vostrà Maestà.» come sempre, attese in un inchino il cenno di rialzarsi.
«Sollevatevi pure, detective. Abbiamo in programma un evento per domani, e ci sembrava il caso di rendervi partecipe.»
«Che genere di evento, sire?»
«Probabilmente sarete in disaccordo con quanto sto per dirvi, ma molti hanno iniziato a sospettare che la situazione del castello nasconda qualcosa, specialmente i nostri ospiti. E, se ricordate, era l'ultima cosa che desideravamo accadesse. Terremo quindi una cena, saremo solo un centinaio.» il sovrano prese la mano della regina, lanciandole un sorriso rassicurante. «Si brinderà e si ballerà, e la nobiltà lascerà i propri sospetti in un angolo della mente.»

Una cena. Un centinaio di invitati. Un centinaio di potenziali martiri, in quella situazione.

«Vostrà maestà..» Wooyoung non trovava nemmeno le parole. «È una situazione pericolosa, il colpevole potrebbe essere tra loro.. è un pericolo per tutti, specialmente per voi.»
«Sapevamo che sareste stato contrario, per questo eravamo titubanti sul rivolgere anche a voi l'invito. Ma la tensione sta diventando troppo elevata, e saprete voi stesso che le fondamenta di un regno si basano sulla sua reputazione. Se iniziassero a girare voci ambigue fuori da qui, quella solidità sarebbe messa a rischio. E questo non può accadere.»
«Ma, sire..» il detective osservava i volti dei sovrani con gli occhi spalancati.

«È un ordine. Ci saranno guardie davanti a qualsiasi entrata. Perchè non venite e controllate di persona? Potrete tenere d'occhio chiunque vogliate, così.»
Era stata la regina a prendere la parola, con un consiglio che, esplicitamente, gli fece capire che non sarebbero state ammesse obiezioni. La cena si sarebbe tenuta, che lui avesse voluto o meno.
«Come desiderate.»
I sovrani lo congedarono, e lui non volle passare un minuto in più in quella sala, per quel giorno.

⋆⋆⋆

Nella sua testa si stavano riversando come fiumi in piena gli scenari peggiori che sarebbero potuti accadere la sera seguente. Qua e là appariva anche il volto di Yeojoon, con un sorriso sinistro sul viso, opposto all'espressione d'odio che aveva rivolto al principe giorni prima.

La sua stima per i sovrani era crollata parecchio, quel giorno. Come potevano un uomo e una donna così saggi da aver riportato un regno intero alla prosperità con la propria astuzia, essere così ingenui da prepararsi una trappola da soli? Se cercavano di ostacolare il suo lavoro, ci erano riusciti in pieno.

In quel momento aveva solo bisogno di respirare. Doveva liberare la mente, solo così avrebbe potuto ragionare su come evitare il peggio. Ma nemmeno passeggiando per i giardini reali riuscì a trovare il conforto che cercava, in un batter d'occhio era già al termine dei grandi labirinti verdi.

Una volta giunto al limitar del bosco si obbligò a fermarsi. Nonostante una parte di sè volesse continuare, quella più razionale continuava a ripetergli che era troppo rischioso. Si concesse un paio di passi ancora, per poi fermarsi sotto ai grandi rami di un pino. La foresta era fresca e umida, il terreno segnato dagli zoccoli dei cavalli che passavano di lì con i propri padroni per raggiungere il sentiero delle cavalcate. Le conifere non lasciavano passare nemmeno un raggio di sole e, più ci si allontanava con lo sguardo, più si diramavano i banchi di nebbia. Era un'atmosfera spettrale ma allo stesso tempo suggestiva, di quelle che, sin da piccolo, l'avevano affascinato a tal punto dal scegliere la strada del padre.

Lui era sempre stato più temerario del figlio. Wooyoung era affascinato dal rischio, mentre il padre si buttava direttamente dentro ad esso. Era quella una delle qualità che l'avevano portato al successo: le paure per lui scomparivano, quando si trattava del suo lavoro. Ed il neo detective aspirava proprio a diventare così, ma aveva ancora molta strada da fare.

Il nitrire di un cavallo in lontananza, seguito dal rumore degli zoccoli, lo fece sussultare. Era rimasto così immerso nei suoi pensieri che, per un attimo, i suoni della natura si erano spenti. Tuttavia, il suo volto si rasserenò man mano che il destriero si avvicinava e riuscì a distinguere i lineamenti del padrone.

San, accorgendosi subito della sua presenza, lo salutò con un cenno. Poi tirò le redini e si fermò accanto all'albero, smontando dal cavallo.
«Il detective al limitar del bosco.» esordì, portandosi una mano al mento, come se stesse fingendo di riflettere. «Dovrei aggiungervi alla lista dei sospettati? Forse è il caso che lo facciate da solo.»
«Ora che me ne fate render conto, sarò costretto ad uccidervi prima che possiate dirlo in giro.» con un piccolo sorriso lo osservò sistemare la sella dell'animale. «Non ve l'ho ancora chiesto. Ha un nome?»
«Estia. Nella mitologia degli antichi era la dea che si avvertiva nella fiamma dei focolari.»
«Gli si addice.» osservò l'altro.

«Siete di poche parole, oggi. Sembrate turbato, qualcosa è andato storto mentre ero via?» punteggiò San dopo i minuti successivi, trascorsi nel silenzio.
«No, no.» rispose Wooyoung, incerto se San fosse a conoscenza della notizia. «Sto bene.»
Il principe, in risposta, piegò leggermente il viso di lato, come per studiare la gran bugia che aveva appena udito.
«Mentire ad un reale è punibile con la pena capitale.» fece spallucce.
«E va bene. Sapete della cena di domani?»
«La cena?»
«Sì. Vostro padre ha ritenuto opportuno che ci riunissimo tutti per 'allentare le tensioni'.»
«E voi non ne sembrate felice.»
«Dovrei?»
«No, non dovreste. Anch'io so riconoscere i loro errori.» così dicendo si sedette accanto a lui, mentre Estia brucava l'erba luccicante di rugiada.
«Non è questione di errori, ma di imprudenza.. non so cosa succederà se resteremo tutti chiusi nella stessa sala, per ore.»
«Avete già immaginato il peggio, vero?»
«É più forte di me. Proteggere la vostra famiglia è il mio dovere, non potete biasimarmi.» Wooyoung si guardava intorno, agitato, mentre le peggio idee che fino a quel momento aveva cercato di scacciare riaffioravano nella sua mente. «Un attentato a vostro padre o vostra madre, un nobile che si allontana per prendere una boccata d'aria e sparisce, le urla improvvise di una dama.. e se l'assassino decidesse di farsi vivo proprio lì, davanti a tutti? O, addirittura, se fossero più di uno e vi uccidessero tutti? Insomma, non possono addossarmi tutte queste responsabilità. Io.. io non sono–»
Io non sono mio padre, stava per concludere.
Ma un gesto improvviso, che mai si sarebbe aspettato da parte del reale, gli aveva stroncato di colpo la capacità di proferir parola.

L'aveva stretto a sè, in un abbraccio delicato, degno di un principe, ma capace di restituirgli il conforto in cerca del quale aveva vagato per tutta la giornata. Quell'inebriante profumo di fresco gli riempì i polmoni.

«Voi siete ciò che volete essere. Il detective che si è meritato di lavorare per la famiglia reale. Non dovete essere nessun altro.»

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora