𝟎𝟒.

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𝐒𝐄𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 ( 𝐁𝐑𝐄𝐀𝐊𝐈𝐍𝐆 ) 𝐁𝐎𝐔𝐍𝐃𝐀𝐑𝐈𝐄𝐒
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌

Ancora assonnato, si stropicciò gli occhi quando la luce solare iniziò ad entrare attraverso le grandi finestre davanti al suo letto.

Quella era stata la prima notte in cui aveva dormito quasi serenamente, dopo l'agitazione degli ultimi giorni. Aveva delle piste da seguire, qualcuno su cui contare, e forse il dolore iniziava ad essere soppiantato dal senso del dovere. Finchè fosse riuscito a tenere la mente impegnata avrebbe pensato meno.

Si preparò in fretta e furia, convinto che il principe — puntuale come un orologio svizzero, come qualsiasi reale che si rispetti — fosse già all'ingresso ad aspettarlo. E un principe non andava mai fatto aspettare. Quella mattina l'avrebbe accompagnato al campo di allenamento dei nobili, così da concedergli di farsi un'idea delle persone con cui aveva a che fare.

«San.» accennò con inchino del capo, incontrandolo nell'atrio principale. L'altro ricambiò.
«Stamani ho visto solo alcuni degli ospiti dirigersi al campo. Il duca di Erwell è ancora nei suoi alloggi, me l'hanno riferito le domestiche.» lo aggiornò il principe, mentre si incamminavano per i giardini dove ormai il sole era alto.

Il campo consisteva in una distesa d'erba ben curata, con tanto di giardinieri intenti a potare schiere interminabili di siepi, indisturbati dai duelli che si stavano svolgendo a pochi metri da loro.

Era arrivata la fase preferita di Wooyoung: osservare.

Il Duca di Lensin, l'uomo dalla folta capigliatura bionda che San gli aveva appena indicato, sembrava in netto svantaggio rispetto ad un giovane, che pareva non essere ancora in età matura, ma maneggiava la spada come fosse parte integrante del suo corpo.
«L'avversario del duca sembra portato per la battaglia.» commentò il neo detective, mentre passeggiavano per il perimetro, osservando i presenti.
«Oh, eccome se lo è. Mi sono battuto con lui il mese scorso, mi ha tenuto testa nonostante gli anni di differenza. É un piccolo prodigio.»
«Da quale casata proviene?»
«Dagli Harris. Una delle poche famiglie ad essere fuori dai sospettati, sono arrivati qui un mese dopo l'inizio dei problemi.»
Wooyoung corrugò la fronte. «Non vorrei contraddirvi, ma non datelo per scontato, principe.»
«Certo che no. Io e vostro padre abbiamo verificato personalmente che siano stati presenti nel loro regno fino al giorno in cui il loro arrivo è stato dichiarato.»
L'altro, in risposta, annuì. Iniziava a sentirsi inferiore al principe. Sembravano avere le stesse conoscenze in quell'ambito, eppure lui le aveva raggiunte con anni di studio mirato, mentre l'altro pareva possedere quell'intelligenza per natura. C'era forse qualcosa che non gli poteva invidiare?

Non sembrava l'unico a pensarla così. Dal momento in cui erano giunti al campo, due giovani seduti nell'estremità opposta dell'area li osservavano con sguardi di dubbia interpretazione. Uno dei due, per un attimo, aveva provato ad alzarsi in piedi. Era sorridente, sembrava volesse andare a portare i suoi saluti al principe. Eppure, l'altro l'aveva preso per un braccio e l'aveva riportato a terra. Capelli neri come la cenere, occhi spenti, tutto ciò contribuiva ad uno sguardo che metteva Wooyoung a disagio. Tuttavia, sapeva che non erano diretti a lui.

Consapevole che a corte fosse di consueto circondarsi di amici-nemici, non disse nulla al principe a riguardo. Si era già guadagnato il suo premio di stupidità per quella giornata. Nonostante fosse sicuro che anche San non abbassasse mai la guardia, avrebbe tenuto un occhio aperto per entrambi.

⋆⋆⋆

Al loro ritorno nelle sale del castello riflettè su quanto aveva raccolto quella mattina. C'erano meno informazioni di quanto si aspettava: in pochi avevano scelto di allenarsi, tutti con capacità discrete, di cui l'unico che mostrava segni di abilità con le armi — oltre ad essere letteralmente un infante — era già stato scartato dalla lista degli imputabili.

Un'altra importante fonte lo aspettava, però: San era riuscito a procurargli nell'immediato i nomi di coloro che avevano dato l'allarme al ritrovo dei corpi delle vittime. Il detective, dall'esperienza che suo padre gli aveva trasmesso e che lui stesso aveva testato sul campo, sapeva che quello era il genere di informazione che andava preso con più razionalità possibile. Studiare i dettagli del dopo un delitto poteva rivelargli un passo cruciale oppure portarlo fuori strada in un battito di ciglia, senza vie di mezzo.

La sera precedente, sulla grande scrivania della stanza che gli avevano offerto, aveva preparato una lista di tutti i presenti a corte, ospiti e domestici compresi, che pian piano avrebbe aggiornato per non perdere i dettagli. Il vero problema, da quel momento in poi, sarebbe stato associare a quell'infinità di nomi un volto.

Mentre Wooyoung tirava una riga sul nome degli Harris, il principe iniziò a leggergli quanto gli avevano riferito.
«Il corpo del ministro è stato ritrovato dalla moglie, di ritorno in casa sua.»
«La vedova ha contatti con il castello, o solo il marito veniva qui?»
«Non l'abbiamo mai vista, lavora per una lavandaia dalla mattina al tramonto, dubito possa trattarsi di lei.»
L'altro annuì, mantenendo lo sguardo sul foglio davanti a sè, intimandolo a continuare.
«Mia madre ha trovato la cameriera, era andata personalmente a verificare dove fosse quando non si era presentata. L'allarme del primo omicidio, il garzone dei magazzini, l'ha dato Sanya, la domestica dei miei alloggi. Invece, per Sangyeon... fu vostro padre a scoprirlo per primo. Io ero appena tornato dal campo, e mi ha portato sul luogo del delitto. Era rimasto nei boschi per due giorni, senza vita, come vittima di un rito pagano.»

Sangyeon era il suo compagno di battaglia. Provò compassione nel cambio repentino del temperamento del suo tono di voce quando era giunto a lui. C'era dolore nelle sue parole.

«Vi porgo le mie condoglianze, anche se in ritardo. Voi e Sangyeon avevate un forte legame, immagino.»
«Eravamo come fratelli, forse di più.»
Wooyoung annuì. «Mi dispiace.»
«Non dovete dispiacervi. Abbiamo passato insieme tanti bei momenti, prima di quel giorno. La storia dei compagni di battaglia è sempre la stessa: se sei un reale, prima o poi li vedrai sparire davanti ai tuoi occhi. Quello di mio padre è morto per salvargli la vita dopo un'incursione improvvisa. È un patto sancito col sangue, talvolta qualcosa di ancor più intimo. Sangyeon aveva tentato di avere quell'intimità con me, eppure io l'ho rifiutato. Era un fratello per me. L'ho amato come un amico vero, e ora mi pento di non averglielo mai dimostrato. Ma posso migliorare, far sì che non sia morto invano.»
Era pura determinazione quella che brillava nei suoi occhi.

«Sarà così, vedrete. Potrete rivendicarlo, insieme alle altre vittime.»

Potremo rivendicarli, pensò, mentre l'immagine del padre riaffiorava nella sua mente.

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora