Spengo il fuoco e tolgo l'ebollitore dal fornello aiutandomi con una presina. Verso il tè nella tazza della nonna.
«Non era necessario che ti prendessi tanto disturbo, Marinetta.»
«Lo faccio con piacere.» Ripongo l'ebollitore sull'isola della cucina.
Nonna Gina taglia in un due un limone, ne prende una metà e lo spreme nel suo tè. Il profumo acre sale dalla tazza fumante. Immerge un cucchiaino di zucchero e lo gira.
Mi siedo di fronte a lei. Inzuppo un biscotto nel latte, le briciole si espandono sulla superficie bianca. Lo porto alla bocca. L'amarognolo della farina integrale si mescola al sapore delle scaglie di cioccolato e mi delizia il palato. Ad ogni morso, la mandibola mi duole nel punto in cui quell'energumeno mi ha colpito. La magia della trasformazione mi ha protetta e ha limitato i danni, altrimenti a quest'ora sarei stesa su un lettino d'ospedale a dettare le mie ultime volontà ad un notaio.
Nonna Gina prende un sorso di tè. «Ti sei spaventata molto, oggi?»
«Tu no?»
«Ne ho viste tante in vita mia, tesoro.» È rimasta in ostaggio per ore ed ore e sembra appena uscita da un centro estetico. La pelle è distesa, liscia e luminosa, gli occhi zampillano di energia. È un fiore. «Credevo che ci avessi fatto il callo a queste crisi, con tutti quei pittoreschi tizi che vagano per Parigi un giorno sì e l'altro pure. Io stessa ho fatto parte del gruppo.»
Rido. «Lo ricordo bene. Hai reso il mio quattordicesimo compleanno indimenticabile.»
Ed è stato allora che il nostro rapporto si è cementificato.
Leon mi viene vicino e poggia il muso sulla mia coscia.
«Vuoi un biscotto?»
Scodinzola.
Afferro un biscotto dalla busta e glielo lancio. Lui salta sulle zampe posteriori e lo addenta al volo.
Applaudo. «Eppure, sono terrorizzata dai Satiri dell'Anarchia. In un giorno sono passati dall'imbrattare muri a prendere in ostaggio una stazione della metropolitana.»
Di quelli che hanno partecipato, solo i due che ho messo ko sono stati catturati. Di sicuro terranno la bocca ben sigillata con la polizia. Degli altri non ve n'è traccia.
«Lo capisco.» Nonna Gina prende un sorso. «Ho dimenticato che voi avete Ladybug e Chat Noir a proteggervi. Qui, invece, dobbiamo far affidamento esclusivamente sulle forze dell'ordine. Tuttavia, hanno fatto un ottimo lavoro. Appena hanno fatto irruzione, i sequestratori se la sono data a gambe.» Posa la tazza e si pulisce gli angoli della bocca con un tovagliolo. «Mi aspettavo una reazione del genere: da vicino, mi sono sembrati degli scalmanati senza uno scopo concreto.»
Proprio per questo sono ancora più pericolosi. Chissà cos'hanno in serbo per il futuro. Non mi sembrano tipi che mollano la presa al primo intoppo. Per di più, disponevano di armi che trascendono le normali bande di teppisti.
Svuoto il bicchiere di latte e scivolo giù dalla sedia. «Se non ti dispiace, andrei a riposare.»
Nonna Gina mi tira a sé e mi dà un bacio sulla fronte. «Dormi tranquilla, bambina mia. Le cose trovano sempre il modo per sistemarsi. Comprese le perplessità riguardo i tuoi sogni.» Mi strizza l'occhio.
Le sorrido di rimando. «Buonanotte, nonna.»
Mi dirigo in camera mia, seguita con passo felpato da Leon.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi tuffo sul letto, affondando la guancia sul cuscino.
Sono sfinita.
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Stiletto
FanfictionMilano, 2016. Marinette Dupain-Cheng vive la nuova realtà di studentessa dell'Accademia di Moda Bellerofonte per coronare il suo sogno di diventare un giorno una stilista di livello internazionale. Quella borsa studio ottenuta grazie al suo immenso...