Capitolo 4

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Mi siedo sulla panca sotto la tettoia della fermata del bus. L'ombra mi protegge dal sole cocente. Sul display luminoso della colonnina scorre la scritta "SERVIZIO MOMENTANEAMENTE SOSPESO".

Rilasso le spalle e oscillo il collo. Poso al mio fianco la borsa a tracolla. Se la fissassi per cinque minuti di fila, assumerebbe la forma dei massi che trasportavano gli schiavi nell'antico Egitto. Purtroppo, gran parte dei professori non si sono ancora messi al passo coi tempi e preferiscono la carta stampata ai libri digitali.

Il gruppo di ragazzi si è allontanato e ognuno ha preso la propria strada. Sembravano piuttosto sollevati dal fatto che non ci fosse lezione, del tutto indifferenti a quanto sta accadendo in zona Duomo.

È assurdo che i Satiri siano arrivati a tanto. Finora si erano limitati a imbrattare muri, a riempire la città di manifesti e a sporadiche risse nei quartieri periferici.

Qui siamo a livello di terroristi. Prendere in ostaggio la metropolitana, paralizzare l'intera Milano...

Spero che il sindaco inizi a prendere in considerazione l'idea di dare ascolto a questa gente. Altrimenti si rischia il tracollo.

Prendo lo smartphone, lo sblocco e reinserisco la suoneria. In alto allo schermo compaiono le tre tacche del Wi-Fi dell'Accademia e le notifiche di Telegram: i messaggi provengono dal gruppo di classe, in cui si parla dell'attentato, delle conseguenze e di come si muoveranno le forze dell'ordine per liberare gli ostaggi. Tra i commenti, mancano ovviamente quelli di Letizia, il cui ultimo messaggio è un invito a non prendere parte alla gara di moda, visto che il risultato è già scontato e lei vincerà di sicuro.

Che strazio!

Scorro la lista dei contatti e mi soffermo su Sonia. Le scrivo un breve messaggio:

SE L'OFFERTA È ANCORA VALIDA, VORREI FARE COPPIA CON TE PER IL PROGETTO DI MODA.

Premo invio.

Forse non è il massimo riferirle una notizia simile via messaggio, ma al momento ho i muscoli talmente a pezzi che persino il cervello sembra muoversi a rilento. Sono certa che Sonia non baderà molto alla forma, quanto al succo.

Chiudo l'applicazione di messaggistica e apro quella delle notizie in tempo reale. L'intera bacheca pullula di aggiornamenti concernenti l'assedio dei Satiri, alternando notizie testuali a riprese live.

Seleziono il video di un'emittente. La telecamera inquadra dall'alto le guglie della basilica, zoomando ad alternanza sui quattro accessi alla metropolitana, sigillati da veicoli parcheggiati di traverso: sulle portiere spiccano i simboli dei Satiri dell'Anarchia. Stavolta, anziché scegliere il rosso e il nero, hanno optato per un viola scuro su uno sfondo bordeaux. Il risultato è pressoché inquietante.

Intorno alla piazza sono schierate le volanti e i pulmini di polizia e carabinieri. Agenti in tenuta antisommossa sorvegliano il perimetro puntando i loro fucili sui vari accessi.

Premo sul tasto per alzare il volume, sullo schermo del cellulare la barra bianca si riempie del tutto.

La voce del giornalista risuona dall'altoparlante. «...questo assedio che dura ormai da più di tre ore e non ci sono cenni di allentamento da parte dei sequestratori. Al momento non hanno diramato nessun messaggio, impedendo alle autorità di intavolare qualsivoglia tentativo di trattare.»

Mi strofino il palmo sulla fronte sudata. Se fosse capitata una situazione simile a Parigi, sarei subito accorsa ad aiutare i tutori dell'ordine nei panni di Ladybug, e Chat Noir avrebbe fatto lo stesso.

Ma qui...

Scuoto la testa. Sarebbe troppo rischioso farmi vedere in giro. La notizia che Ladybug si trova a Milano farebbe il giro del globo nell'arco di un paio di minuti. La gente che mi conosce, Alya su tutti, ci metterebbe un attimo a fare due più due.

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