Capitolo 6

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Nonna Gina soffia sulle candeline e le spegne.

Io, mamma e papà applaudiamo all'unisono, Leon ci fa eco abbaiando due volte.

«Auguri!» gridiamo in coro.

Papà afferra un coltello e taglia la torta. Prepara una porzione per ciascuno nei piattini di carta e li serve.

Tra i cannelloni ripieni della nonna e il pollo in agrodolce di mamma, ho lo stomaco stracolmo, sul punto di esplodere.

Ma non posso rinunciare al dolce di papà.

Ne prendo una forchettata e la porto alla bocca: la crema pasticciera alla vaniglia e la ganache al cioccolato danzano sulla lingua. Una bontà.

Batto le mani due volte, Leon saltella fino alla mia gamba e solleva la zampa destra.

Estraggo il savoiardo dalla fetta di torta e glielo lancio tra le fauci. Leon lo divora in un attimo e si lecca i baffi.

«È buonissima, papà.»

Papà si porta una mano al petto, solleva il mento e chiude gli occhi. «Solo il meglio per la mia famiglia.»

Mi spiace solo che il nonno non sia tra noi oggi. Lui odia viaggiare, soprattutto in quelle che definisce «diavolerie dell'era moderna» - che in realtà è lo startrain di Parigi. Si è limitato a fare gli auguri alla nonna via telefono, rifiutandosi di partecipare a una videochiamata.

Mamma si pulisce i lati della bocca con un tovagliolo. «Come procedono i tuoi disegni, Marinette?»

«Io e Sonia abbiamo deciso quale abito presentare, basandoci soprattutto sullo stereotipo di modello che lo indosserà.»

«Somiglia ad Adrien questo stereotipo?» Mamma sogghigna.

«No.» Sospiro. «È un modello italiano, abbastanza famoso a quanto dicono. Si chiama Alessio.»

Papà grugna. «L'importante è che questo Alessio si tenga lontano dalle stiliste.»

Addento un grosso boccone di torta e taccio. Meglio non sbandierare il fatto che il giorno stesso in cui ci siamo conosciuti, Alessio mi ha già offerto un passaggio a casa. Sulla sua auto. Da soli.

Nonna Gina dà un buffetto sul braccio di papà. «Non essere geloso. La nostra Marinetta dovrà pur ammirare i bei ragazzi, no?»

Affondo la testa nel piatto.

Mamma rincara la dose. «E io vorrei evitare di ritrovarmi di nuovo la casa impalata da una pianta rampicante che sale fino al cielo e un marito mannaro.»

«È stato un incidente,» borbotta papà. «Quel gattaccio presuntuoso ha preso in giro la mia bambina. L'ha illusa e poi delusa.»

«In realtà, tu hai costruito dal nulla un film in cui Marinette e Chat Noir sarebbero convolati a nozze.» Mamma beve un sorso d'acqua. «E hai finito con l'essere akumizzato.»

Papà sventola una mano. «È acqua passata, ormai. Ma comunque resto dell'idea che i ragazzi di oggi corrano un po' troppo.»

«Ora assomigli a tuo padre.»

Finisco di mangiare la torta e mi alzo dalla sedia. Voglio defilarmi il prima possibile da questi discorsi. Non sono pronta per affrontarli, men che meno ora che l'immagine di Adrien inizia a farsi sfocata nella mia mente, mentre quella di Alessio si fa più nitida.

«Se non vi spiace, vorrei andare un po' in camera a disegnare. Mi è appena venuta un'idea e vorrei subito approfittarne per metterla su carta.»

Nonna Gina soffia un bacio nella mia direzione. «Va' pure, cara.»

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