𝟏𝟓.

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𝐈𝐑𝐑𝐄𝐋𝐄𝐕𝐀𝐍𝐓
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


Era rimasta solo una cosa da fare in una situazione di quel genere. Raccogliere indizi.

Come se quel caso fosse ripartito da zero. Ogni traguardo, ogni scoperta, ogni nome cancellato, non esisteva più. Il suo intero lavoro era stato spazzato via da una semplice frase.

Infilò il taccuino nella tasca della propria giacca e in fretta e furia si congedò dalla proprietaria dell'ostello, garantendole che sarebbe passato più tardi a ritirare il resto degli averi del padre.

La prossima meta sarebbe stata la casa del ministro Reylens. L'ex consigliere di Sua Maestà, nonchè una delle vittime più recenti, il cui delitto era avvenuto fuori dal castello.

Ucciso davanti a casa sua, situata in un villaggio nei dintorni del castello. citava la documentazione che aveva ricevuto il giorno in cui aveva accettato il suo incarico.

Conosceva con precisione l'indirizzo della sua abitazione, ma quello non era l'unico motivo per cui si stava dirigendo lì: in quel luogo abitava ancora la moglie, un'artigiana ritiratasi dalla manifattura dopo la perdita subita. Era lei ad aver scoperto il corpo inerme del marito, e qualcosa gli suggeriva che forse poteva essergli d'aiuto.

La sua dimora era al centro di una delle vecchie contrade che attraversavano un piccolo borgo. Il vicinato sembrava ricco di lavoratori svegli, attivi, il che gli rese difficile pensare a come un omicidio sia potuto avvenire così facilmente, senza che nessuno ne sospettasse.

Bussò a quella che doveva essere l'entrata, approfittando dell'attesa per prendere il proprio taccuino e prepararsi a raccogliere informazioni.

«Sì? Cosa vi manda qui, signore?»

Una donna sulla cinquantina, dai capelli legati in una treccia disordinata e lo sguardo stanco ma attento lo scrutava dalla testa ai piedi. Probabilmente quell'esame le era servito a comprendere che non si trattava di un vandalo, poichè il suo tono non era timoroso o accusatorio, ma ospitale.

«Jung Wooyoung, investigatore della famiglia reale.» rispose educatamente il ragazzo, porgendole la mano. «Vi dispiacerebbe fare due chiacchiere?»

All'udire della sua provenienza la donna si ricompose immediatamente, come se improvvisamente stesse dubitando di ogni singola piega fuori posto.

«Oh, certo, come desiderate. Non ho preparato nulla per voi, però. Perdonatemi, posso andare a comprare qualcosa al mercato, prepararvi un tè, oppure . . .»
«Non c'è bisogno, sono qui informalmente. Vi sarò grato se risponderete alle mie domande, nient'altro.»

La donna gli fece strada all'interno dell'abitazione. Era grande e in stile vittoriano, dalle sale ampie e tavoli che potevano ospitare due famiglie al completo. Eppure, ora che una sola persona ci viveva, doveva essere un ambiente piuttosto triste. Quel luogo non sembrava fatto per sopportare la solitudine.

Presero posto davanti ad un piccolo tavolino da tè sotto insistenza della padrona di casa, nonostante il detective le avesse ripetuto più volte che non ce n'era il bisogno.

«Saprete sicuramente perchè sono qui. Comprendo che per voi si tratti di un argomento delicato, perciò prendetevi tutto il tempo necessario per rispondere, ma ho bisogno che mi raccontiate del delitto di vostro marito. I dettagli delle condizioni in cui l'avete trovato, quando, dove e come.»

All'udire di quella richiesta il viso della donna si irrigidì. Tuttavia, non sembrava contrariata a parlare.

«Oh, i ricordi sono ancora a galla. Dunque, ricordo che il sole stava tramontando. Stavo tornando a casa dalla bottega e ho trovato il suo corpo steso sui gradini di pietra, fuori da quella finestra.» disse indicando l'entrata che si intravedeva alla loro sinistra.
«Com'era il sangue? Di un rosso vivido oppure più scuro?»
«Porpora pura. Scendeva dalla testa, dal collo, macchiava il pavimento . . . per gli dei, nemmeno riesco a pensarci.» si portò una mano alla testa.

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora