𝙼𝚢 𝚎𝚗𝚎𝚖𝚢

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Non credo di aver capito che cosa sia successo.

Ho mollato Atsumu al porto con una scusa, prima di mandarlo al distretto al mio posto per sbrigare alcune faccende. Ci ha creduto, e credo che questo abbia contribuito a tenerlo lontano da qui.

Ma...

So solo che... Rin non c'è, ora.

Al piano di sotto l'acquario è completamente rotto, gli animali sono distesi sui pezzi di vetro abbandonati sul pavimento. C'è uno strano silenzio intorno a me, che rende l'aria tesa, come se fosse stata contaminata da chi è entrato a svaligiare la mia privacy, la mia vita con Rintaro.

Avanzo fino a dietro al divano, con la coda dell'occhio intravedo un piccolo orecchio che sporge intorno a una pozza di sangue. Mi blocco sul posto, deglutisco a vuoto.

Non c'erano soltanto Rin.

Lancio un'occhiata in avanti, stringo lo schienale del divano tra le dita. Le nocche sporgono bianche da sotto la pelle, quando mi abbasso con la schiena verso il corpo disteso a terra di Charlie, che è ricoperto di sangue, di fianco a un liquido giallastro. La bocca è spalancata, gli occhi vitrei mi scrutano in silenzio, le zampe sono ricoperte di polverina nera, probabilmente la polvere da sparo che deve aver trattenuto quando è balzato lontano dagli aggressori, prima che il veleno cominciasse a fare effetto nel suo organismo.

Di sicuro, deve...

Ieri sera al distretto qualcuno mi ha consegnato del cibo per cani. Devono essersi infiltrati con astuzia, fino a farmi abbassare la guardia per lasciare solo Rin con Charlie.

Deglutisco a vuoto.

«Fuori di qui.» Mormoro sottovoce.

Intravedo Kita lanciare un'occhiata verso di me, stando dietro al bancone ad esaminare lo strato di polvere e sporcizia lasciato su ogni superficie, con i ripiani rotti e le mensole pendenti o cadute sul pavimento.

«Ho detto fuori di qui, nessuno escluso.» Tuono con un tono di voce più alto, lo sguardo rivolto verso Aran che risale le scale del piano inferiore, assieme a un membro del distretto. «Levatevi tutti dai coglioni, non voglio più vedere le vostre facce da cazzo fino a domani mattina.»

Aran annuisce con la testa, tira per la manica il compagno.

Scavalco il cadavere di Charlie, prima di rendermi conto che sulla poltrona di fronte al televisore c'è qualcosa che non avevo notato.

«'Samu sei sicuro che -»

Prova a dire Kita, con voce poco più bassa.

«Fuori dal cazzo, non ammetto repliche.» Borbotto spazientito, senza neanche rivolgere lo sguardo verso di lui. «Esci da qui prima che mando qualcuno a cucirti la bocca perché hai deciso di essere il grillo parlante nel momento meno opportuno.»

Tutto diventa silenzioso.

La porta d'ingresso sbatte dietro di me.

Mi accorgo del rumore, solo... appena arrivo di fronte alla poltrona.

Afferro con le dita la mia maglietta, ormai completamente strappata all'altezza del colletto. Sfioro la macchia di sangue rappreso, l'attorciglio come una palla nella mia stessa mano.

Loro...

So perfettamente chi è stato.

Ma perché?

Perché dobbiamo essere noi a ripagarne?

È per questo motivo che odio questo mondo: la vendetta è l'unica cosa che ci rende liberi e assassini agli occhi di tutti. Diventiamo forti, non importa che abbiamo deciso di uccidere persone innocenti per il gusto di farlo, dobbiamo farci rispettare per il nome che portiamo sulle spalle. Adesso, io questo nome voglio usarlo per ricordare a tutti, compreso quel figlio di puttana, che cosa sono in grado di fare.

☽ 𝗳𝗼𝘅𝘆 ᵒˢᵃˢᵘⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora