𝙻𝚘𝚘𝚔 𝚘𝚞𝚝 𝚏𝚘𝚛 𝚢𝚘𝚞𝚛𝚜𝚎𝚕𝚏

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È notte inoltrata quando esco dal mio appartamento, con una pistola tra le mani e le chiavi della macchina nell'altra.

Mi piace guidare, soprattutto di notte.

Mi trasmette un senso di calma assoluto, come se ogni ansia del giorno si annullasse completamente. Per quanto possa sembrare stupido, per uno come me, che può avere tutto dalla vita, adesso mi sento spezzato a metà.

Sono completamente... distrutto, credo.

Sto per impazzire, sono sull'orlo del precipizio. È inutile che cerchi di controllarmi, di dire "non sei come Atsumu" quando con le dita scorro sulla canna della pistola, mentre con l'altra mano tengo il controllo del volante.

Sono da solo.

Come lo sono sempre stato prima di Rin.

E questo mi logora dentro, cazzo.

Tetsuro mi ha mandato la posizione, ogni strada secondaria da usare all'andata per venire qui. Per non farmi scoprire, dato che quel figlio di puttana ha deciso di aspettarmi, dopo essere stato pestato a sangue da Lev, il braccio destro di Tetsuro, che l'ha catturato poche ore fa.

Mi sembra irreale, davvero.

Sono riuscito a rintracciarlo, sono...

Ce l'ho fatta, sto per rivedere Rin.

Sono successe troppe cose in queste settimane che ho perso il conto del tempo.

Non ricordo neanche se oggi è...

Lunedì? Forse, credo.

Controllo l'orario che spunta sullo schermo del telefono, striscio con il dito sulla cornetta verde appena intravedo la chiamata.

«Pronto?»

«Stai arrivando, Samu?»

Deglutisco.

«Si, Tetsuro. Sto arrivando, è successo qualcosa?»

«Non proprio, vieni qui.»

Guardo la strada di fronte a me.

Ho paura, ora.

Di quello che può essere successo.

Tetsuro non mi ha detto se hanno trovato Rin, non proprio.

Ma che hanno catturato quel coglione, che si non ha fatto altro che chiedere di me.

Fanculo.

È un pazzo psicopatico, è... spregevole, merda. Non ci posso crede che abbia ideato tutto per distruggermi, per essere al centro dell'attenzione dopo ciò che ha fatto a Rin, per anni. Per una vendetta personale che non c'entra un cazzo con me.

Che ironia della sorte, eh?

Al distretto, ognuno di noi ha una storia che si cela dietro alla vendetta di qualcuno che doveva proteggermi. Io ne faccio parte, ora.

Apro il maniglione antipanico con la mano libera, stringo la pistola tra le dita ed entro dentro. I miei passi riecheggiano lungo al corridoio semi illuminato, da cui riesco a percepire sul fondo le voci inconfondibili di Tetsuro, Lev, Yaku e persino Kenma.

E una risata, la stessa che ho sentito al telefono.

So che non dovrei essere nervoso, è il mio momento di gloria. Sono io ad aver vinto al gioco del gatto e del topo, non dovrebbe importarmi che potrei apparire come un mostro, non dopo quello che ho ripromesso a me stesso, oltre che al Nekoma, di fare per Rin.

Io posso... farlo.

Ho già ucciso altri uomini.

Cazzo.

☽ 𝗳𝗼𝘅𝘆 ᵒˢᵃˢᵘⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora