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nei media: touch by daughterLove, hunt me down
I can't stand to be
so dead behind the
eyes 意っヴュ欧因 ヴ影ン芋や煙竹
FUYU NO KIKU
[crisantemi d'inverno]L'indomani, una domenica mattina in cui il sole splendeva alto nel cielo e scaldava l'aria pungente di dicembre, ero in piedi davanti al mio armadio a rovistare tra i cassetti e gli scatoloni in cerca della mia sciarpa. L'ultima volta che l'avevo indossata era il giorno del compleanno di Yerin. Poi l'avevo prestata a Taehyung e da allora non ricordavo più che fine avesse fatto. L'avevo cercata ovunque, ma di quella sciarpa neppure l'ombra. Provai un moto di frustrazione e chiusi le ante dell'armadio. Poi guardai l'orologio a muro. Ero in ritardo.
Mi voltai un'ultima volta verso lo specchio, sistemandomi la frangia sulla fronte. L'aria umida mi arricciava sempre un po' i capelli, di solito quasi del tutto lisci. Mi ricadevano in piccole onde leggere sulle orecchie e sulle sopracciglia e mi davano un'aria ancora più infantile.
A Taehyung i capelli ondulati invece stavano benissimo. Mi facevano sempre pensare al quadro che avevo visto in camera sua, Notte Stellata di Vincent van Gogh. In realtà quel quadro mi faceva pensare a lui e basta. Era una sensazione strana e difficile da spiegare, ma più lo guardavo, più lo studiavo, più riuscivo a intravedere Taehyung in ogni pennellata, in ogni tonalità di blu. Una volta tornato a casa l'avevo cercato subito su internet, perché mi incuriosiva e mi affascinava, volevo capirne il significato, e avevo scoperto che van Gogh stesso aveva detto di voler dipingere "qualcosa di commovente come una musica, uomini e donne con un non so che di eterno". Ecco, per me Taehyung era esattamente questo. Aveva un non so che di eterno, nel modo in cui si muoveva, nel modo in cui parlava, nel modo in cui rideva. Come le persone che incontri nei sogni, eterne e immutabili, congelate nel tempo. Taehyung era congelato nei suoi vent'anni. Dentro aveva il tumulto e la natura onirica della Notte Stellata, ma fuori era statico, sempre fermo in un punto, immobile come quel quadro. Era prigioniero del limbo tra passato e presente, ma sognava il futuro. Quei sogni gli si posavano sulle palpebre quando si addormentava accanto a me sul mio letto, talvolta gli si incastravano fra le ciglia e gli baciavano le guance. Taehyung piangeva spesso nel sonno, e ogni volta che accadeva mi stringeva più forte e nascondeva il viso nell'incavo del mio collo. Il contatto umano riusciva a calmarlo quasi istantaneamente e questo mi fece capire quanto Taehyung ne avesse bisogno, quanto gli erano mancate quel tipo di attenzioni nella sua vita di fratello maggiore e orfano di madre.
Mentre mi guardavo allo specchio, mordicchiandomi il labbro inferiore, pensavo a dove mi avrebbe portato quel giorno. Il fatto di non conoscere la nostra destinazione mi aveva reso difficile scegliere i vestiti adatti. Avevo provato un sacco di indumenti diversi, ma alla fine avevo indossato la solita felpa nera oversize e un paio di cargo dello stesso colore. Le scarpe però erano carine, un paio di pesanti platform boots neri che probabilmente erano più adatti a una giornata di pioggia che a una soleggiata. Forse carine non era neppure l'aggettivo adatto, ma mi piacevano, mi ricordavano le scarpe di qualche supereroe e mi regalavano anche qualche centimetro in più in altezza.
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𝐑𝐀𝐏𝐒𝐎𝐃𝐈𝐀 𝐈𝐍 𝐁𝐋𝐔 ⁺ ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏ
Fanfiction🌊 𝗍𝖺𝖾𝗄𝗈𝗈𝗄 ، 푸른 Jeon Jungkook è sempre stato il primo della classe, lo studente prodigioso che eccelle in tutto, dalla matematica agli sport. Durante l'ultimo anno di superiori la sua concentrazione subisce un brusco calo, compromettendo i...