[hachi] busan blues

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Can't stop staring
at those ocean eyes ギテ仮ヱタ






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BUSAN BLUES

Ho visto la libreria in salotto. È piena di romanzi di Haruki Murakami.

Un messaggio. Poche semplici parole scritte frettolosamente su un foglio bianco, marchiate a fuoco sul mio cuore dolorante. Taehyung era a casa mia, così vicino da poterlo sfiorare, a un passo da me. Avrei dovuto soltanto abbassare la maniglia, aprire la porta e fare un passo avanti. La facilità con cui avrei potuto incontrarlo era un pensiero insopportabile.

La solitudine fa rumore, la tristezza grida. Per impedire che Taehyung sentisse il suono del mio dolore, accartocciai quel biglietto. Lo strinsi con forza in una mano. Volevo che scomparisse, volevo inghiottirlo, volevo che mi entrasse nelle vene, che mi fluisse nelle arterie per conservarlo per sempre tra le costole, incastrato nel punto più vitale del mio corpo. Volevo sentirlo stringermi forte il petto ad ogni respiro, ad ogni battito, per darmi conforto.

Sei proprio tu, Taehyung? Sei davvero qui fuori, sei davvero venuto qui per me? Perché ti ostini a volermi essere amico? Sono un ragazzo morto da tempo. Allora perché sento che ogni tuo gesto mi sta riportando in vita dalle ceneri della mia esistenza?

«Taehyung?» sussurrai con voce tremula. Il petto si alzava e si abbassava ad una velocità preoccupante. Le mie mani sudate erano strette a pugno sulla felpa. Inginocchiato sul pavimento, sconfitto in partenza, combattevo la mia eterna lotta contro l'unico nemico che avessi mai avuto: me stesso.

gregorsamsa voleva aprire quella porta, parlare con lui, lasciare che mi liberasse dalla mia prigione, che mi portasse al mare e mi dicesse: andrà tutto bene, stavolta andrà tutto bene.

Ma Jungkook no. Lui voleva solo scomparire, tacere, ignorare i suoi gesti amichevoli, perire in quella stanza, lontano dal mondo, lontano da quel ragazzo e dal suo sorriso contagioso. Bastava una sua parola per farmi battere il cuore, e questo mi spaventava più di ogni altra cosa. L'idea di dipendere dalle sue attenzioni, dai suoi messaggi, mi logorava l'anima. Se avessi perso anche lui, sarei morto per davvero. Per la prima volta mi sentivo compreso, accettato, persino apprezzato. La nostra amicizia mi aveva dato speranza e solo allora me ne resi conto.

Non volevo più sentirmi sbagliato. Se avessi aperto la porta, Taehyung avrebbe visto il mio corpo magro e stanco, i miei capelli troppo lunghi appiccicati sulla fronte, le occhiaie violacee sotto i miei occhi vacui. Avrebbe scavato di nuovo dentro di me come faceva durante le nostre conversazioni nel cuore della notte. Avrebbe visto i miei demoni prima ancora di vedere me, e non potevo sopportarlo. L'inettitudine era dipinta sul mio volto, un quadro astratto di nera inquietudine e nivea tristezza.

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