Chapter 18: Non Esiste la Felicità

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Il biondo pianista non aveva prestato la benché minima attenzione a tutto ciò che si erano detti Enji e Yagi; era rimasto in piedi, con occhi furiosi, persi nel vuoto e i pugni stretti.

Dentro di lui l'agitazione era cresciuta in una fiammante esplosione di collera. A un certo punto era stato costretto a chiudere ferocemente le pelpebre e a concentrarsi su altro pur di resistere alla voglia di piangere.

Oboro, con un inchino, aveva lasciato quell'opprimente ufficio senza neppure dire una parola. Tutte le sue speranze erano morte quando Enji si era scusato dicendo di non poter fare nulla.

L'Alpha dai capelli azzurrini camminava con lo sguardo puntato ai suoi piedi, le mani in tasca e senza le benché minima meta precisa.

«Privet!».

Il giovane sobbalzò a quell'improvvisa voce familiare. Sollevò i suoi occhi: era arrivato accanto a una porta aperta che affacciava su una bellissima pista ghiacciata. Oboro sbatté incredulo gli occhi nel trovare Hanta con dei pattini e in perfetto equilibrio sul ghiaccio.

«Che mi venga un colpo!» esclamò stupito.

«Che ci fai qui?» chiese Hanta.

Shoto era nel bel mezzo della pista a provare un Triplo Axel quando notò la chioma azzurrata. Si avvicinò con una certa eleganza e si fermò accanto ad Hanta.

«Lunga storia, amico» sospirò deluso Oboro.

«Vuoi pattinare?» propose Shoto.

«No, grazie. Finirei con il culo per terra e non ne ho voglia sinceramente. Mi limiterò a tornare alla Essence».

«Perché non ti siedi in panchina e ci racconti un po' il motivo del perché sei qui? Insomma... questo non è il tuo ambiente» incoraggiò bonariamente Hanta. «Ti offrirei della vodka ma non siamo al mio chiosco!».

«E piantala con la vodka! Non so un ubriacone come te».

«Ehi, che figure mi fai fare! E poi non mi sono mai ubriacato in vita mia!» Hanta era diventato paonazzo e agitava le mani per gran divertimento di Shoto.

«Ma certo! Come ho potuto dimenticare quella volta in cui, assaggiando un goccetto di vodka, per poco non hai tossito la tua stessa vita?».

«Oboro!!» urlò Hanta.

Shoto rise senza potersi più trattenere e disse: «Facciamo una pausa. Ho visto quello che sai fare, Hanta».

Oboro fece un sorrisetto arrogante, l'altro arrossì fino alle orecchie.

Non passò molto tempo prima che i tre prendessero posto su una panchina per guardare l'enorme pista e che l'Alpha senza pattini spiegasse ciò che era accaduto. Anche Hanta e Shoto narrarono il perché erano lì e soprattutto perchè insieme.

«Oh, cielo. Che situazione».

«Già» ammise, infine, debolmente Oboro.

«Touya è mio fratello maggiore» disse, improvvisamente triste, Shoto.

Oboro per poco non cadde dalla panchina per un forte sobbalzo ma poi si ricordò delle parole di Enji e si schiaffeggiò mentalmente per quel vuoto di memoria.

A quanto pare tutta quella situazione stava mettendo a dura prova la sua stessa sanità mentale. Fissò, dunque, l'Omega con un'espressione quasi rammaricata. Sollevò un dito per accompagnare qualcosa che non riuscì mai a oltrepassare le sue labbra strette.

Come per abitudine, strinse nervosamente i pugni sulle cosce.

«Cazzo...» tuttavia e semplicemente sussurrò.

BakuDeku - Arabesque in Fa MaggioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora