Capitolo 16 -parte 2.

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"Come vi dicevo, non sono sicura che questa cosa sia alla base di cio' che mi è successo"



Il dottor Naigher continuo' a gurdarmi senza nessun tipo di pudore, tramite quegli occhi che desideravano, bramavano degli indizi che lo avrebbero condotto ad unica azione, quella che forse temevo di più: la conferma della sua teoria.



Non avevo assolutamente ascoltato nulla di cio' che aveva pronunciato nei minuti precedenti.


La sindrome di Rome era qualcosa di puramente ignoto per me.

L'unica cosa che stava, pian piano, facendo un po' di luce al mio buio, era la risposta, l'unica risposta, che ero riuscita a darmi.

Perché scegliere una cosi' bella città, per una cosi' brutta cosa? Beh, a quanto pare, il povero primo caso fu proprio a Roma. Una donna, se non sbaglio del tutto.



Il "primo caso" di qualsiasi sindrome o malattia é sempre il meno considerato: si sa che, non essendoci state persone prima, questa povera vittima dovrà morire perché non ci sono cure, o rimanere sino alla morte cio' che la "cosa sconosciuta" l'aveva fatta diventare.



Eh già, i dottori non avevano colpe e se mai la loro coscienza si fosse sporcata, avrebbero dato valore a quella persona, inserendola al primo posto in una stupida classifica che riesce a leggere solo chi non sa cosa significhi farne parte, e forse, ma dico forse, avrebbero anche provato pena.



Ma purtroppo c'è anche chi riesce a dormire comunque sia andata.



"Abbiamo fatto il possibile", quando in realtà l'unica cosa di cui si sarebbero potuti vantare era l'aver salvato la sindrome e non la persona.


Perché è cosi': una persona muore perché è rimasta viva la malattia.



Malattia 1 punto, Persona 0.



Sempre.


Ecco tutto cio' che sapevo.

Stop.


Ed erano tante le domande che popolavano la mia mente in quel momento, forse anche troppe.


"Capire se cio' che stava facendo ha influito sulla malattia è compito mio. Prego, continuate" disse infilando in bocca un sigaro masticato troppe volte, che fosse l'ultimo?


"Stavo leggendo una lettera. Una di quelle importanti, sapete? Quest'anno è la seconda. Stavo cercando di aprirla ma, le mani tremavano come le foglie che, ormai secche e colorate da mille sfumature diverse, cadono in un ballo lento e leggero verso la terra, raggiungendo finalmente le sue simili. Ci sono riuscita ad aprirla poi. Era una... dichiarazione" dissi il tutto senza guardare l'uomo dal camice avorio, poiché troppo timida.

Sulla neve fredda a piedi nudiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora