Capitolo 22

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"Kaylie aveva la febbre, e anche alta. La portarono in uno stanzino pieno di siringhe e le prelevarono del sangue. Da qui, il ricongiungimento alla famiglia Glamour"

"Cosa? Kaylie scoprì di avere una famiglia a Londra?"

"Sì, i signori Glamour si erano trasferiti da poco tempo a Londra, il resto non mi è stato concesso di saperlo. Kaylie è sempre stata piuttosto restia. Impaurita da tutto, fu tentata di andare a vivere con loro, una volta che le si presentarono davanti insieme ai loro abiti nuovi da gente ricca e con la puzza sotto il naso. A quel punto le guardie non ebbero altra scelta. Trovare le nostre identità fu il loro punto fisso per molto tempo"

"Immagino non furono le stesse guardie che ci lasciarono andare senza tante spiegazioni, tempo breve prima..."

"È esatto. Nel periodo di tempo trascorso a capire chi eravamo, alloggiammo dai Glamour che furono felici di ospitare gli amici della figlioletta ritrovata dopo tanto tempo. Ma nello stesso periodo, la denuncia della nostra scomparsa da Glasgow, arrivò alle orecchie delle guardie che si stavano occupando del nostro caso. E li fu la fine, poiché in quanto minorenni, fummo rimandati li"

"Cosa? Di nuovo?" mi abbassai ai piedi del tavolo.

"O almeno, così sarebbe andata se noi due..." disse lui, prendendo la mia stessa posizione.

"Se noi due...?" mi girai nella sua direzione.

"Due giorni dopo l'arrivo della denuncia, tu avresti compiuto l'età adatta per prendere marito e decidere per te"

"Mentre tu l'avevi già? Aspetta, cosa significa?"

"Un uomo dai quindici anni di vita può decidere di prendere moglie, ma deve avere l'approvazione della famiglia della sposa in quanto minorenne"

"Cosa vuoi dire?"

"Per tenere Jess con noi, e per non dividerci... decidemmo di sposarci"

Mi alzai prontamente. Non poteva essere. No.

Tutte quelle parole sull'amore? E poi eravamo già sposati?

"Per un po' riuscimmo a mantenerlo segreto. Ma poi la cosa ci incominciò a state stretta. Il nostro rapporto cambiò radicalmente e incominciammo ad evitarci per l'imbarazzo e l'incoerenza delle nostre azioni riguardo a ciò che dicevamo di provare... anzi, di non provare"

"Cioè, noi siamo sposati?- camminai avanti e indietro per la stanza guardando raramente il ragazzo ancora seduto ai piedi del tavolino- cioè noi due siamo sul serio sposati?" dissi finalmente fermandomi di fronte a lui.

"Se avessi saputo che la cosa ti avrebbe fatto così schifo, non avrei accennato alla faccenda. E comunque no, uno dei due testimoni che prendemmo a caso quel giorno, dimenticò di firmare e legalizzare così il matrimonio. Ma ciò venne a galla quando finalmente tutti noi avevamo l'età per mantenerci da soli, e allora non prendemmo nessun provvedimento per legalizzare la nostra unione"

Credo di non sentirmi molto bene.

Sulla neve fredda a piedi nudiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora