Capitolo 20

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"Inizia con il raccontarmi cosa è esattamente successo. Ho bisogno di conferme" dissi conducendolo fuori. Ma vedendolo restare inerme ed in silenzio, decisi di forzarlo.

"Ti prego".

Usci' dalla bocca la lingua per bagnarsi le labbra, azione che fece accendere in me solo una speranza in più. Se avessimo potuto chiarire, una volta per tutte, la situazione in cui ci trovavamo, sarebbe stato forse tutto più facile.

Era ormai evidente, che da parte mia,  i sentimenti da lui svelati fossero corrisposti. Il fuoco che piano piano, fin da quando per la prima volta vidi il suo viso, era cresciuto alimentando una forte amicizia, si era poi spezzato facendo si' che noi ci allontanassimo, diventando estranei per il mondo fuori, ma mai troppo conosciuti per il nostro di mondo.

Cosi', se solo la sua lingua, oltre che a bagnare quelle labbra carnose e dalla forma precisa, avesse concepito parola, si', sarebbe stato tutto molto più semplice.

"Ti prego" 

Si volto' finalmente nella mia direzione, e una volta che raggiuntami vicino alle altalene, apri' la bocca in un tentativo misero, ma pieno di impegno.

"Qui è dove abbiamo letto il libro. Te lo ricordi, si'?"

"Certo che me lo ricordo" risposi nascondendo la delusione, sentimento nato a causa dell'assenza delle sue risposte.

"Hai finito di leggerlo? Se non sbaglio... L'hai tenuto tu"

E a questa domanda, questa volta ero io a non voler dare risposta. Ma si' sa. A volte volere e mente; mente e cuore; volere, mente e cuore; non vanno d'amore e d'accordo.

"Si'".

1938 - Glasgow - Spiaggia. 

"E tu cosa hai risposto nonna? Risposi. No, ripondesti."  

Susie era forse quella che assomigliava più a Roxanne, mia figlia e mi faceva cosi' tenerezza vedere come cercava di azzeccare il verbo corretto per far colpo sulla nonna.

"Gli risposi, che si', avevo finito di leggerlo, ma che la fine non mi era piaciuta per niente!"

Susie inizo' a ridere, coprendosi con le manine la boccuccia.

"E... Lui? Si arrabbio'? In fondo, fu lui a portare il libro all'appuntamento" chiese Will, questa volta girato verso il mio viso. Le lacrime non contornavano più il suo viso, piuttosto un'espressione curiosa su di esso.

"No, Will. Lui non si arrabbio'" dissi accarezzando la testolina di un piccolo Philip dormiente.

Anzi... Più che arrabbiato...

1905 - Londra - giardino casa Winslet.

"Non voglio fare la fine di Micheal e Michelle, Anne!" disse quasi esasperato Harold, alludendo ai personaggi di quel  libro.

"Non faremo quella fine Harold. Ma io devo. Io devo davvero sapere" dissi intrecciando le mie mani a mo' di preghiera.

"Iniziero' da quando arrivammo a Londra, se ti va bene".

"Va benissimo".





N|A

Grazie. Grazie a chi c'è stato, grazie a chi c'è da poco, grazie a chi ci sarà. Solamente grazie. Grazie a chi commenta, mi date una forza per andare avanti che non posso descrivere a parole. Grazie a chi legge silenziosamente, mi fa davvero piacere vedere che la storia è seguita anche dai più timidi. Grazie a chi abbandona, mi date il coraggio di andare indietro per afferrare i miei errori ed eliminarli una volta per tutti.

A presto. E scusate se è un capitolo corto, fosse per me aggiungerei le parti successive, ma non sono più la ragazzina nulla facente di una volta. Le cose da fare sono mille.


Walleeecx°° 

xx 

Sulla neve fredda a piedi nudiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora