Capitolo 13 - Parte 1

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  • Dedicata a lle persone speciali, che non si dimenticano.
                                    

'La promessa sposa di Harold'

'La promessa sposa di Harold'

'La promessa sposa di Harold'

La mia mente non faceva altro che ripetersi quelle cinque, solitamente felici, parole.

'Allora, non aveva proprio perso il suo tempo' mi venne da pensare.

Tutte quelle parole sull'altalena, tutti quegli sguardi, quei luccichii, quelle promesse... Cos'erano? Un flusso di vento locale. Una brezza passeggera.

"Che lieta novella! Mi fa piacere sapere che vi unirete in matrimonio..." risposi guardando le loro mani intrecciate. Sembravano essere state fatte su misura, la loro misura.

Guardai poi Harold, che cercava nel fra tempo, di nascondere i suoi occhi, dalla mia focosa rabbia ardente.

"Ah, dimenticavo! Vi salutano Jess e Kaylie, caro Harold."

Le mie dita stavano raggomitolandosi in un pungo stretto.

Nonostante cio', finii di indossare la mia armatura da guerriera, e cosi' continuare la mia recita.

"Scusate se la mia curiosità persiste... Come vi siete conosciuti? Come sboccio' il vostro amore? Immagino sicuramente da una lettura! Sembra cosi' romantica ed intima come cosa!" pronuncia facendo riferimento al romanzo dalla copertina gialla che tenevo con me. Oggetto partecipe alla mia avventura con l'uomo di fronte.

Finalmente Lui alzo' gli occhi verso la mia direzione, forse un po' colpito, forse un po' deluso.

Si stava chiedendo chi fosse la cattiva donna che stavo interpretando?

"Oh no no! Non amo leggere. Ci siamo incontrati in un ostello vicino Glasgow."

Vicino Glasgow? Era ritornato li'?

"Ricordi, mio eroe?" disse la rossa con la sua, al quanto fastidiosissima, pronuncia francese.

"Si Clarisse."

"E' stato amore a prima vista!" continuo' lei, stringendo le mani a mo' di preghiera.

"Immagino..." commentai sottovoce, pestando, nonostante fossi in piedi, il mio vestito.

"E voi? Non avete nessun uomo a casa, ad aspettarvi?"

Mi meravigliai del fatto che le labbra che si schiusero per porre quella domanda, fossero di Harold.

"Sono stata già troppo delusa dagli esseri di sesso maschile."

E avrei continuato, se l'uomo che mi aveva, minuti prima, accompagnata nella stanza, non fosse entrato.

"Sua grazia, Miss Roxanne di Cardiff."

Avevo momentaneamente dimenticato la motivazione per cui mi trovavo in quel luogo cosi' troppo raffinato, per i miei semplici gusti.

Era la Roxanne della lettera?

E perché la regina Victoria non era ancora presente?

"Vi porgo i miei più calorosi saluti, seguiti dalle mie più sincere scuse." disse la donna, dal viso cosi' familiare, che associai poi, alla Dama della regina.

Inchinandosi e poi risalendo su, continuo' "Victoria di Cardiff, regina di Londra, amata dai sudditi, è deceduta da pochi minuti. Qualunque fosse il motivo per cui eravate stati convocati, vi prego di ritornare indietro. Vi ringrazio."

Pov Harold

Dannazione!

Pensavo sarebbe stato facile rivederla, o almeno, 'più' facile.

La sicurezza che vidi nei suoi occhi, mi spinse ancora più giù.

In quella fossa nera, ove si fa tutto pur di dimenticare.

Tutto, come per esempio, conoscere gente nuova...

Clarisse.

Ero ritornato a Glasgow, la notte successiva alla mia lite con Anne.

Decisi di partire. Partire per delle prove.

La mia mente era completamente convinta del fatto che noi, non potevamo avere lo stesso sangue.

Ero deciso a ritornare a Glasgow Eden, parlare con Miss Theresa e magari, avere delle spiegazioni.

Ma la vita non dura per sempre.

L'educatrice se ne era andata, era morta tre mesi prima del mio arrivo li, e alla notizia, infreddolito e sconsolato, decisi di ritornare 'a casa', con meno fermate possibili.

Alloggiai all'ostello "ForBack St. Patrick", e li, incontrai la donna che decisi di sostituire al vuoto che custodiva il mio cuore.

Credevo di riuscirci, o almeno questo era quello che tentavo di fare, di credere.

Clarisse era dolce, gentile e il suo accento francese, la rendeva persino affascinante.

Fin dall'inizio, cerco' di capire il motivo della mia freddezza.

Era solita a chiedermi come stavo, se avessi paura di una particolare cosa.

Mi sentii subito amato, tanto amato, che commisi il peccato di cadere nelle sua braccia e fra le sue labbra.

E i giorni passavano, veloci, senza pensare al motivo che rendeva solido il mio cuore come una pietra. Pietra che, piano piano, Clarisse incomincio' a fondere... facendola, quasi, sparire del tutto.

Finché... Una lettera.

Una regina.

La bambina, ormai donna, dai boccoli d'oro, che non avrei mai potuto dimenticare: Anne.

Le prove che ero andato a cercare in quel luogo irriconoscente, da quelle stesse persone che non si curarono di cercarci, dopo la nostra fuga, saltarono fuori con un piccolo pezzo di carta invitante, facendo crollare, cosi', le mille mura che avevo racchiuso intorno a me e a Clarisse.

Il mondo era fuori e noi dentro.

Davvero oggi credo, che sia stata solo un tentativo per dimenticare il passato... e le persone che ne facevano parte.

Ma, come diceva Madame Benetrot, l'unica persona che mi stava simpatica a Glasgow Eden, ci metti un'ora per captare le persone speciali; due per raggiungerle; una giornata per farle diventare parte del tuo mondo e una vita intera, se non oltre, per cercare di dimenticarle...

Aveva ragione.

Era proprio cosi'.

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Sulla neve fredda a piedi nudiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora