Capitolo Diciassette

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Parte seconda 

“Crepe”

Settembre 2014

Quattro anni prima del 10 Aprile

Giacinto sorrise guardando lo schermo del telefono. Aveva la testa tra le nuvole da tutto il giorno e non capivo bene cosa stesse pensando. Nei corridoi della scuola eravamo riuscite a riunirci alle altre per parlare della serata, ma lei non dava segni di concentrazione. 

“Bella addormentata nel bosco?” la chiamai. 

Giacinto si riprese dal trance verso il suo cellulare e mi guardò sorpresa. 

“Eh?” disse, nascondendo un sorriso imbarazzato. 

“Ci sei stasera o no?” gli chiese Isabella, cercando di farla tornare con la testa a terra. 

“Per dove?” chiese innocentemente. 

“Ma che hai oggi che non ascolti un cazzo? Alla Lanterna, stasera, dopo cena” la rimproverò Lola. 

“Sono solo stanca” disse Giacinto, evasiva. 

“Si, le palle di Fra Giulio” rispose Serena, levandole il cellulare di mano. 

“No aspetta cazzo, eddai” disse la ragazza piagnucolando. 

“Ma guarda qua! E io che credevo fosse solo il dopo sbronza….” disse Rachele, esaminando il telefono di Giacinto insieme alle altre e a me. Ero troppo curiosa. 

“Leo eh? Bel colpo ragazza” disse Alice. 

“E fatevi gli affari vostri un pochino ogni tanto” disse Giacinto scherzosamente, riprendendosi il telefono. 

“E così la donna di ghiaccio ha il cuore che si scioglie con l’alcool” disse Serena, osservandola e sorridendo. 

“Non sono la donna di ghiaccio, dai…” rispose Giacinto, fintamente offesa.

“Hai tipo otto ex fidanzati e li hai mollati tutti tu” osservai, dandole un colpetto col gomito. 

“Non è vero. Claudio? Nunzio?” chiese Giacinto, per portare prove concrete. Peccato non reggessero per niente. 

“Claudio è sparito e non hai battuto ciglio, ti sei fatta un paio di tipi in vacanza e manco ti ricordavi di lui quando sei tornata” osservò Isabella, con le braccia incrociate. 

“E Nunzio… ti ha lasciata lui, ma non puoi dire te ne fregasse più di tanto” proseguì Rachele. 

“Me ne fregava invece” disse Giacinto, convinta. 

“Quando ha detto che gli dava fastidio che fumassi gli hai raccontato che non fumavi più e che non ti eri mai fatta una canna in vita tua” risposi io. 

“Erano bugie a fin di bene, e ci sono stata male quando mi ha mollato” volle precisare la ragazza.

“Si, due giorni di dolore, hai addirittura detto il suo nome un paio di volte…” raccontò sarcastica Isabella. 

“Che malvagità…” borbottò Giacinto, abbassando lo sguardo in modo colpevole. 

“Eppure il caro Leo sembra aver fatto centro” sorrise diabolica Serena. 

“Ci devi raccontare” dissi io, scuotendo Giacinto. La ragazza arrossì per la prima volta da quando la conoscevo. Non era un tipo espansivo. 

“Ma che vi devo dire, mi ha scritto ieri su Facebook, solo che quella chat fa schifo, così ci siamo scambiati i numeri e stiamo parlando, non è successo niente, e che diamine” raccontò scontrosa. 

“Un classico cliché, la chat di Facebook che non funziona. Ottima pensata” disse Serena, sollevando il pollice e dando il suo assenso. 

“Guarda che non era una pensata per …” 

“Si, si, si quello che vuoi, veniamo al succo. Ti piace?” mi chiese Lola. 

Accerchiammo tutte Giacinto, che si stava facendo sempre più piccola. L’unico modo per avere risposte era metterla alle strette o non avrebbe parlato mai. La conoscevo da molto ormai e sapevo che ciò che nasceva nella testa di Giacinto, a meno che qualcuno non la obbligasse, rimaneva nella testa di Giacinto. 

“Beh un pochino forse…” bisbigliò. 

La abbracciammo tutte. Era una delle prime volte che la vedevo così in imbarazzo. Il tipo doveva piacerle parecchio, altrimenti non avrebbe avuto problemi a sputare il rospo come se stesse parlando di un articolo letto sul giornale alla mattina. Per lei le cose importanti andavano protette, per cui spiattellarle al mondo era inutile e pericoloso. Avremmo scoperto solo il seguito quanto questa verità fosse tremendamente cruda. 

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