Capitolo Cinque

34 4 0
                                    

Settembre 2006

Dodici anni prima del 10 Aprile

Giacinto stava indossando il marsupio che si portava dietro di solito quando andava in giro in bici. Non che avesse molto, ma per lei era la prima vera e propria responsabilità. Era una ragazzina silenziosa, quasi imbronciata a vederla, ma questo non intaccava la sua tenacia e la sua determinazione. All’età di dieci anni, dopo aver mostrato un paio di occhioni verdi supplicanti, finalmente i suoi gli avevano concesso un cellulare a conchiglia e un piccolo portafoglio per la paghetta. Inoltre nel marsupio aveva le chiavi della catena della bici: non che servissero nel suo piccolo paesello di provincia, Albate, ma per lei erano un cimelio. Gliele aveva regalate suo padre, insieme alla catena e alla bicicletta nera che sfoggiava con orgoglio. Stava aspettando sua nonna fuori dal supermarket della piccola cittadina. Quando la vide apparire, con i suoi riccioli neri e grigiastri, la sua gobba tipica delle mondine di una volta e i suoi occhiali tondi a fondo di bottiglia, le andò incontro e le prese la spesa dalle mani, sistemandola nei due portapacchi delle bici. La bici di sua nonna era una vecchia Graziella dell’epoca mesozoica, scrostata dappertutto e alquanto brutta alla vista, ma in quanto a resistenza non c’era di che preoccuparsi. Avrebbe retto anche un elefante se necessario.

“Allora vuoi passare a sentire per la scuola di ballo?” chiese la vecchietta.

“Si nonna!” disse Giacinto, raggiante. 

La ragazzina aveva passato un sacco di tempo a fare diversi sport: nuoto, ginnastica artistica, pallavolo, karate, ma nessuno di questi gli aveva dato soddisfazione fino ad allora. La madre la iscriveva, ma dopo due mesi si era già stancata di fare tutto. Giacinto era particolarmente soggetta alla noia, per cui per i suoi genitori era stato difficile trovare qualcosa che la interessasse davvero, fin quando un giorno sua madre non notò un particolare: l’unica cosa che Giacinto apprezzava e su cui non aveva mai dato segni di cedimento era la musica. La iscrisse giovanissima ad un corso di Chitarra Classica (Giacinto aveva inizialmente protestato, proponendo la chitarra elettrica, ma sua madre aveva desistito). All’età di sette anni, dopo un anno di corso, la sua inclinazione per la musica era diventata lampante e a dieci anni, nell’anno 2006, Giacinto era una delle allieve più talentuose. Peccato che col tempo era sorto un problema: Giacinto cominciava a stancarsi di studiare. Non gli piaceva stare ore e ore sullo spartito e la sua pazienza era sempre più scarsa. I genitori allora avevano dovuto optare per un’altra strada, una strada che seppur all’inizio sembrasse un semplice ripiego, diventò presto una delle parti della vita più importanti della vita della figlia: la danza. Quel giorno infatti, accompagnata dalla nonna che la teneva fino all’arrivo dei genitori alla sera, era programmato che andassero a informarsi per i corsi di una piccola scuola di ballo di Albate, aperta da circa tre o quattro anni. 

Giacinto pedalò insieme a sua nonna e giunsero in una vietta sperduta della zona industriale, dove un capannone grigio portava la scritta “Emotional Dance School”. La porta del capannone era aperta, e prima che la nonna potesse scendere dalla bici, giacinto parcheggiò il suo mezzo e si infilò dentro la struttura. Non vide nessuno in un primo momento. 

“Weilà, ciao” disse una voce all’improvviso. 

Giacinto si voltò e vide un signore coi capelli bianchi, alto e con una buffa panzetta, vestito con mocassini, pantaloni neri e polo. Portava al collo un laccetto con appesi degli occhiali. Aveva una faccia simpatica. 

“Salve… Fate corsi di Hip Hop qui?” chiese la ragazzina, senza esitare.

Lui sorrise e annuì. “Si, assolutamente. L’insegnante è mio figlio. Al momento però non c’è”

Giacinto lì per lì rimase un pelino delusa. Per lei sarebbe potuto iniziare tutto subito. 

Il signore prese un volantino e glielo porse.

“Vieni alla presentazione della scuola il 25 settembre. Faranno le esibizioni di presentazione così potrai vederli e se ti piace e il corso accumula abbastanza partecipanti le lezioni partiranno ad Ottobre” spiegò.

Giacinto fissò il volantino colorato. 

“Ci sarò” disse alla fine, ringraziando e salutando il signore. Uscì dalla scuola insieme alla nonna, che nel frattempo non ci aveva capito granché, fissando quella data nella sua mente.

Il 25 settembre, infatti, ebbe luogo la presentazione della scuola di ballo, e la ragazzina non mancò. E in quel preciso istante, anche se ancora non lo sapeva, la sua vita stava prendendo una deviazione, percorrendo una via che l’avrebbe portata a vivere gli anni migliori della sua vita.

Il fiore dell'isola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora