Capitolo Ventitré

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Ottobre 2015

Quattro anni prima del 10 Aprile

Giacinto era in sala da ballo con gli altri. Eseguiva la coreografia con una precisione millimetrica. Voleva continuare. Doveva continuare. Non si sarebbe arresa. Molti ballerini erano tornati a ballare dopo un incidente come il suo e stavano bene. Sarebbe andata avanti a costo di spaccarsi una gamba. Il ballo era stata una pietra miliare della sua vita. Farlo sparire sarebbe stato troppo doloroso.

Per quando ci provasse con braccia e torso, le gambe però non obbedivano ai suoi comandi. Appena cercava di spingere di più, di tirare il fiato, di impegnarsi come una volta, otteneva solo una figura scoordinata, con un dolore lancinante all’articolazione compromessa. Ad ogni fitta, un ricordo doloroso si affacciava alla mente di Giacinto: quando erano andati in trasferta a Ostia e nei momenti di relax avevano organizzato una guerra con dei gavettoni di shampoo, quando avevano corrotto il guardiano del campeggio a Lignano Sabbiadoro per fare il bagno in piscina alla sera, quando si incespicavano e prendevano delle testate o manate in faccia per sbaglio. E si erano sempre tirati su. E avevano sempre dato il meglio di loro. Giacinto si rese conto che il suo meglio però, non bastava più.

“Tutto bene?” le chiese Stefi alla fine dell’allenamento.

Giacinto non rispose. Infilò la sua roba nel borsone della palestra e scomparve dalla porta.

“Ma che è successo?” fece capolino Alex. Aveva notato in Giacinto un atteggiamento strano, quasi scostante.
 
“Non ce la fa Ale… Il ginocchio…”
 
Rimasero in silenzio, ma dentro di loro sapevano che Giacinto non sarebbe tornata. Non avrebbe ballato mai più e non sapevano cosa dire, se non pensare a quanto dolore stesse provando.

“Forse dovresti dirle qualcosa” propose alla fine Stefi.

“Posso incoraggiare uno svogliato, ma non posso rimediare a quello. Speriamo solo che non sia un colpo troppo grosso” rispose Alex, con le braccia incrociate.

Intanto, mentre Giacinto piangeva in camera sua, la rete di crepe si allargava sempre di più e diventava sempre più fitta.

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