Capitolo Ventisette

23 5 0
                                    

Aprile 2017

Un anno prima del 10 Aprile

 

Giacinto ci aprì la porta come ormai quasi ogni sera. La grande ex cascina era diventata un luogo di ritrovo abituale per noi: Isabella passava praticamente ogni giorno da Giacinto insieme a Lola e me, mentre Serena e Alice ci raggiungevano appena potevano. Anche Stefi e Andrea spesso ci raggiungevano e passavamo le serate a parlare del più e del meno. In origine ci trovavamo per discutere di quell’agosto 2016 e di come tutto fosse andato a rotoli da allora. Giacinto sembrava ogni giorno più stanca e più scontrosa a riguardo. Era sempre spenta, come se qualcosa fosse cambiato dopo quella sera. Stava ancora insieme a Leo, che aveva deciso di rompere definitivamente l’amicizia con Milo dopo quella bravata. I due avevano litigato brutalmente: Leo aveva rimproverato a Milo di aver rivelato quello che gli era stato detto durante un momento di rabbia ( o forse no, ma Leo non tollerava che comunque fosse stato Milo a dire quelle cose a Giacinto solo per avere ragione in un litigio senza uscita) e Milo gli aveva rinfacciato tutte le volte che ne avevano parlato e che aveva messo lei al posto che spettava a lui. Non si erano più parlati, ma la situazione con Giacinto non migliorava. Non sorrideva più. Faceva fatica a dormire e faceva incubi tutti i giorni. Nessuno si azzardava a chiedere niente, eppure un po’ tutti sapevamo in cuor nostro cos’era successo la sera dell’agosto 2016: la sensazione di essere andati lì per discutere insieme si era trasformata in un silenzio da parte di tutti. L’avevamo lasciata lì da sola, a prendersi parole di ogni genere. Anche la persona che amava, in un certo senso, non si era schierata dalla sua parte. Era rimasta sola, e quella sensazione di solitudine, per quanto noi fossimo rimaste sue amiche, non se ne andava mai.

Giorno dopo giorno, ci allontanammo silenziosamente da lei. Era sempre più nervosa, sempre più polemica e tollerava a mala pena la nostra presenza. Seduta davanti a noi c’era l’ombra della persona che avevamo conosciuto. Col tempo questo nervosismo si trasformò in vere e proprie crisi: Giacinto si paralizzava e non sentiva più nulla, né reagiva agli stimoli. Era come se il suo cervello non tollerasse lo stress. Aveva crisi sempre più frequenti e sempre più forti. Noi in realtà però la vedevamo in modo diverso. All’epoca Giacinto fece di tutto per non mostrare il proprio problema, e noi non ce ne curammo più di tanto. Per lo più ne parlava con sarcasmo, usandolo ironicamente come scusa. Se mi viene una crisi adesso almeno non facciamo la fila le sentii dire una volta ridendo. Era l’unico modo che aveva per affrontare la cosa, ma questo noi l’avremmo capito solo dopo. Le rimanemmo a fianco, senza sapere che cosa realmente stava succedendo nella sua testa. Col tempo cominciò a trattarci male, con sufficienza. Gli episodi non erano frequenti, ma quando litigavamo i ragionamenti di Giacinto erano sempre più sconnessi e illogici. Eravamo sempre più dubbiose, e alla fine il dubbio fabbricò delle prove che ai nostri occhi sembrarono schiaccianti. Alice diffuse uno screenshot di un pezzo di conversazione di ben quattro mesi prima in cui Giacinto scriveva Ridendo e scherzando, alla fine la crisi mi è venuta davvero. Ci disse che si erano messe d’accordo per simulare una crisi dato che Marco e Leo erano usciti insieme lasciandole a casa da sole, per farli tornare. Tutto funzionò alla perfezione. Non ci ricordammo del fatto che ben tre di noi erano state sbattute fuori casa qualche anno prima, e che Giacinto ci aveva accolte come sorelle. Non ci ricordammo delle belle cose che avevamo fatto le une per le altre. Non ci domandammo perché quello screen fosse rimasto sepolto dai mesi e non fosse venuto fuori subito e non ci accorgemmo neanche del fatto che la salute di Giacinto stava collassando su se stessa. Sparimmo e basta, senza fare discussioni. Non vogliamo un altro agosto 2016 ci dicevamo. Non ci accorgemmo del fatto che piano piano, anche se il corpo voleva vivere, la mente di Giacinto desiderava ogni istante di più di poter morire.

Il fiore dell'isola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora