Prologo

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L’alba sorgeva tranquilla sopra alla distesa d’acqua che formava la baia di Campo Rosso, e la leggera brezza mattiniera cominciava a svegliare gli abitanti più anziani di Montelusa. L’immobilità della notte lasciava spazio ad un altro giorno di sole pieno, che sapeva rendere giustizia alla bellezza del panorama. La zona di Campo Rosso era sempre stata caratterizzata da due facce del proprio ambiente che spingevano la gente a popolare la costa nei mesi più caldi: di giorno sembrava che l’isola fosse costantemente in festa, colorata da fiori di ogni genere, pini marittimi, giochi per bambini e musica in ogni dove, mentre al calar del sole, la notte portava fuori dai loro nascondigli i problemi degli adolescenti, i primi baci, le prime voglie e le prime delusioni. La notte era dominata dalle discoteche: il Beach 64 e il Lemonade facevano il tutto esaurito nei mesi di vacanza, ed erano pieni di gente di ogni tipo: dai tossici che non vedevano l’ora di calarsi qualche pasticca per rendere la serata più interessante, alle ragazze in tubino con ai piedi un tacco dodici da fare spavento e pronte a fare conquiste, ai poveri disperati arrivati dopo una giornata di lavoro in campeggio, hotel, resort o in animazione. Niente che non ci si aspetti su un’isola turistica.

Se non era la discoteca ad attirare la loro attenzione, allora sicuramente era la spiaggia. La spiaggia era il luogo degli amori, dei flirt, dell’alcool comprato al bar o al supermercato più vicino e di qualche canna ogni tanto. Alcuni si ubriacavano talmente tanto da venire portati a casa a braccetto, altri si perdevano nell’avventura di una notte o due, altri ancora rimanevano seduti sulla sabbia bianca, con un pacchetto di cartine, un libretto di filtri, una superficie improvvisata su cui operare e alla fine collassavano dopo tre o quattro giri di erba. 

Tutto questo era stato parte della vita di molti, che a volte tornavano sull’isola per ritrovare i propri amici, per mostrare ad altre persone l’atmosfera suggestiva o una volta cresciuti, in memoria dei bei tempi andati.

Da qualche anno però, l’Isola aveva subito una perdita di clienti ingente: di primo acchito si si sarebbe potuta attribuire la diminuzione del traffico turistico alla pandemia cominciata nel 2020, che aveva spezzato milioni di vite e che avrebbe continuato a spezzarne anche negli anni successivi, ma la realtà era un’altra e tutti gli isolani ne erano a conoscenza. 

Ad aver allontanato la gente era stata la tragedia del 10 aprile 2018.

Da quel momento molti avevano giurato di averla vista: una ragazza dai capelli simili a fili d’oro, con indosso una felpa e dei pantaloncini bianchi, accovacciata sulla spiaggia, che guardava il crepuscolo e spariva appena la Luna lasciava spazio al Sole. Per un breve momento, era come se lei fosse ancora lì, ad osservare il cielo sotto al quale era stata felice. 

Ma Giacinto non sarebbe mai arrivata a vedere l’alba. A ricordare il suo passaggio sull’isola vi era una piccola lastra di marmo sistemata sulla spiaggia della Galenzana, spiaggia sconosciuta ai più, in cui solo gli isolani sanno come arrivare,  adornata dai fiori di cui portava in nome. 

Sulla lastra, sotto alla foto e alle date di vita e morte, una frase occupava il resto dello spazio disponibile. 

Vorresti veramente vivere per sempre?

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