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La partita contro la Fiorentina era la più importante del girone di andata. Era una squadra rinomata per le sue giovanili e la sua primavera forte.

Manuel e Federico erano più agitati del solito, il primo continuava a fare su e giù davanti agli spogliatoi dei ragazzi mentre l'altro era fermo a torturarsi le mani e a pensare a ogni schema di gioco possibile.

Più si avvicinava il calcio d’inizio, più gli sbuffi e i sospiri rilasciati in quel piccolo corridoio dai due uomini aumentavano. L’unico tranquillo era Mattia che, mentre li guardava agitarsi sempre di più, stava rileggendo e controllando ad alta voce lo schema e la formazione.

«Sicuro de vole’ mette Loterzo titolare? Forse sarebbe meglio metterlo dopo, vediamo prima come va poi-»

«No. – rispose secco Manuel fermandosi e appoggiandosi al muro – non esiste il vediamo come va, dobbiamo mettercela tutta e questo vuol dire anche mettere i migliori in campo sin dal primo minuto.»

Mattia annuì, per quanto fossero ormai amici, Manuel era sempre l’allenatore e lui, oltre a dare dei consigli, aiutare e a chiedere delucidazioni non poteva imporre la sua idea ad un suo superiore.

Finito di rileggere tutto, entrarono dentro gli spogliatoi dei ragazzi e Manuel lesse – per lui e gli altri due dello staff per l’ennesima volta – la formazione e lo schema che avevano deciso fosse il migliore per affrontare quel tipo di squadra.

A Jacopo, appena si sentì chiamare tra i titolari, iniziarono a brillare gli occhi. Si, aveva sempre giocato ma mai da titolare.

Iniziarono a uscire dallo spogliatoio, Manuel uscì per ultimo come di sua consuetudine prima di ogni partita – come per scaramanzia.

«Mister?» alzò la testa trovando il figlio di Simone davanti a sé nella divisa classica della Roma.

«C’è qualche problema, Jacopo?»

«No, volevo solo ringraziarla per la fiducia. Per avermi messo titolare.»

Quel adolescente lo stupiva sempre di più, nessuno mai andava a ringraziare per queste cose – almeno per la sua esperienza.

Proprio figlio di Simone.

«Sei il miglior attaccante che abbiamo e questa è una partita importante. Era giusto così.»

Il ragazzo gli sorrise per poi rimettersi in fila dietro i suoi compagni, pronti ad entrare in campo.

Manuel chiuse gli occhi e buttò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni, non era mai stato così in ansia per una partita. C’era qualcosa… qualcosa che non andava, come se sentisse che stava per succedere qualcosa.

Speriamo bene

-

Erano quasi a fine partita e tutto stava andando… meravigliosamente.

Erano ancora in parità, 2 – 2, ma il secondo tempo lo stavano dominando loro.

Allora perché non riesco a togliermi questa sensazione di dosso? si chiese Manuel osservando i suoi giocatori in campo.

La Fiorentina aveva da pochi minuti provato ad entrare nella loro zona, ma era stato intercettato subito il loro obiettivo e – di conseguenza – li avevano fermati subito.

Era un momento di tranquillità, mancavano 9 minuti alla fine della partita, dovevano provarci.

Fece segno a Luca che era il momento giusto e, togliendo la palla ad un attaccante della squadra avversaria, diede inizio ad una azione che avevano provato e riprovato nelle settimane precedenti.

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