Capitolo 17

649 24 2
                                    

7 maggio 2009, ore 6:15 PM, Londra.

"Questo le starà benissimo" sentì dire dalla commessa alle sue spalle. Tra le mani Hermione aveva un delicato tanga verde. Quel pomeriggio, con un po' di tempo a disposizione, decise di dedicarsi ad alcune spese private e quel negozio di intimo babbano già la tentava da diverse settimane. L'intimo era di qualità, lo percepiva tra le dita e lo guardava nel prezzo: 30£ per un tanga striminzito, tuttavia il colore verde spiccava sulla pelle chiara delle proprie mani, immaginando come sarebbe stato sui propri fianchi e tra il solco delle natiche. A Severus sarebbe piaciuto sicuramente.
"Ha un incarnato perfetto per questo colore, signora" le disse ancora la donna anziana che lavorava lì.
Hermione le sorrise gentilmente, poi guardò il manichino che lo indossava: era una modella magra, con tutte le forme giuste e senza eccessi.
"Mi starà bene anche se non ho questa fisicità?" chiese ironica.
"Cosa le suggerisce il contrario? Lavoro in questo ambiente da oltre quarant'anni e ho visto donne di ogni forma indossare ogni intimo possibile e, mi creda, non ho mai pensato che qualcuna fosse fuori luogo per chili in più o in meno. Siamo belle in modo diverso ma siamo tutte meravigliose, perché siamo essere umani"
La Granger la guardò negli occhi e non trovò altro che sincerità nelle parole della signora.
"Lo compra per lei o..." le chiese timidamente ella.
"Per entrambi: ho sempre desiderato indossare qualcosa di questo tipo ma non mi sono mai sentita così audace e poi questo verde è anche il colore preferito del mio...compagno" pronunciò l'ultima parola con qualche incertezza.
Non poteva certo dire che con quell'uomo non era proprio il suo compagno ma...
"Deve essere una persona importante per farla sentire tanto a suo agio da fare questi acquisti, no?"
"Oh no..." cercò di dire con qualche difficoltà "Noi...è da poco che...insomma..."
"Conosco bene quella luce nello sguardo, tipico di chi acquista perché è innamorata e vuole fare piacere all'altro, diventando il soggetto stesso del piacere. Questo uomo di cui parla deve essere fortunato ad averla: lei è non solo bellissima, me lo permetta, ma anche molto presa da lui"
Hermione arrossì violentemente: davvero dava quell'impressione di donna innamorata?
"Senza chiedere altro della sua vita privata, le posso consigliare anche il reggiseno coordinato?"

Ore 8:20 PM, Hogwarts
L'umido dei sotterranei salì lungo le gambe scoperte e le attraversò la schiena, giungendo alla nuca e provocandole la pelle d'oca. Davanti ai suoi occhi la pesante porta del suo studio: sarebbe stato un grosso azzardo entrare senza bussare, ciò implicava una sfuriata da parte sua ed era proprio questo a rendere il tutto più eccitante.
Con un movimento di bacchetta aprì la porta. Lo studio era poco illuminato solo dalla lampada ad olio sulla scrivania. Piton, che prima scriveva curvo su delle pergamene, alzò immediatamente lo sguardo su di lei, sorpreso da quell'intrusione. Lo sguardo meravigliato si tramutò subito in qualcos'altro, qualcosa di profondo e intenso, non appena i loro occhi si incrociarono.
"Granger ma che cosa ti salta in mente?" tuonò egli, restando seduto sulla poltrona in pelle nera.
In quell'istante Hermione, con un Evanesco si spogliò dei vestiti e restò solo in tacchi a spillo e in intimo...quell'intimo comprato poco prima. Il silenzio calò tra i due: gli sguardi erano ormai infuocati.
Con passo deciso la donna raggiunse le spalle dell'altro e si posizionò dietro di esse: iniziò ad accarezzare la stoffa pesante della redingote, chinandosi sul collo dell'uomo e sfiorandolo con le labbra.
"Granger non..." cercò di dire Severus, prima di essere zittito con un indice sulla bocca.
"Ho scelto questo completo per te. Ho pensato a questo in ogni momento della giornata, Severus"
Avvertì un sospiro levarsi dalle narici dell'uomo: sorrise vittoriosa senza sapere di star commettendo un grosso errore.
Cominciò a liberare i primi bottoni, fin quando quello non si alzò con uno scatto e quasi la fece cadere all'indietro. Quel gesto così improvviso e violento la sconvolse così tanto da sentire il cuore battere all'impazzata.
"Non stasera, Granger" sibilò adirato Piton, dandole le spalle.
"E perché no? Cosa succede? Pensavo che..."
"Allora pensavi male, ragazza! Non puoi venire qui pensando che io sia il tuo giocattolo sessuale sempre pronto a seviziarti, inteso?"
"Invece tu puoi presentarti a casa mia nel bel mezzo della notte e fare la stessa cosa?" chiese ormai arrabbiata.
Vide le larghe spalle contrarsi e poi voltarsi in uno scatto repentino, una smorfia dolorante sul volto.
"Non è la stessa cosa!" rispose egli, puntandole un dito contro e avvicinandosi con grandi falcate.
"In che modo non sarebbe la stessa cosa?" domandò ironica, con un ghigno sbeffeggiante e le braccia conserte.
"Tu..." sussurrò piano Severus, assottigliando gli occhi.
"Io che cosa?" pronunciò Hermione con tono di sfida.
Dove voleva arrivare quell'uomo? Perché improvvisamente quel cambiamento repentino? Al sesso non si diceva mai di no, era stipulato nel loro contratto, non dovevano esserci preoccupazioni di quel gente, cazzo.
Sentiva sul viso il respiro del mago e il profumo erbaceo della sua pelle e dei suoi vestiti. Quelle fottute labbra fini così vicine da farla impazzire.
"Sei una stronza"
"Niente che io non sappia"
Lo guardò profondamente negli occhi, un angolo della bocca malignamente all'insù a sfidarlo. In un secondo fu spinta contro il muro di pietra viva, con la bocca maschile intenta a divorala: fu un bacio violento e duro, un concentrato di rabbia e passione, con le lingue in battaglia e i denti che mordevano fino a tirare la delicata pelle della labbra.
Cercò di avvicinarlo ancora di più con le mani sulla nuca ma queste vennero malamente allontanate da Piton, che le bloccò insieme sul muro sopra le loro teste.
Sentì distinta l'eccitazione sul ventre e in quel momento non desiderò niente altro che essere presa così, sopraffatta dall'eccitazione e dall'ossessione per quell'uomo enigmatico.
Quando le bocche si allontanarono e aprì gli occhi lo ritrovò rosso in viso come mai era successo, le labbra fini gonfie e lo sguardo più scuro che avesse mai visto.
Con la mano libera le strinse il fianco per farla girare verso il muro; i sospiri pesanti dell'altro le sfioravano l'orecchio e il collo, nella stanza i loro respiri affannosi e il tintinnio della cinghia e della zip che venivano liberate.
Il primo schiaffo sulla natica le arrivò inaspettatamente ma il gemito che le scappò mostrò quanto tutta quella situazione le piacesse. Sentiva di essere bagnata fino a gocciolare.
"Allarga queste cosce" ordinò egli risoluto con la voce rotta dal piacere.
Immediatamente eseguì ciò che le venne detto, sperando che le propria ginocchia reggessero a tutta quella emozione.
Fu un amplesso duro e aggressivo, con spinte energiche e forti...neanche l'ombra della passione lenta che di solito li animava. Sentiva le pietre fredde sfregarle sul petto, con ogni probabilità lasciando il segno; le mani mantenute dall'altro iniziarono ad essere indolenzite; i ripetuti schiaffi sulle natiche iniziarono a farle bruciare la pelle morbida; il tanga ormai ridotto a brandelli dall'uomo giaceva sul pavimento. Eppure sentiva di star vivendo il suo sogno.
"È questo quello che vuoi...è questo quello che sei, Granger. Vuoi essere sbattuta al muro e nient'altro" sentì sussurrare all'orecchio.
Quella verità agghiacciante alimentò il fuoco dentro di lei e la mente così brillante, offuscata dal piacere carnale, non si rese conto quanto quelle parole fossero cariche di dolore.
Continuarono ancora quelle spinte feroci fin quando la donna non arrivò all'orgasmo con un profondo gemito e l'altro non fece lo stesso.
Dopo qualche secondo lo avvertì allontanarsi velocemente e pronunciare un freddo "Al mio ritorno non voglio trovarti qui. Vattene".
Ascoltò il fruscio del mantello che venne indossato e poi la porta venne chiusa con forza. Restò sola, incollata al muro, i segni sulla pelle, il seme dell'uomo ancora colante fra le cosce e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stata ferita.

Ore 3:09 AM
Riuscì ad entrare negli alloggi di Severus solo perché quest'ultimo, in una delle volte precedenti, aveva abbassato per lei le difese che proteggevano l'appartamento. Usò la sua vasca, i suoi saponi e i suoi teli; trovò nel cassetto quasi vuoto del mobile del bagno uno spazzolino bianco nuovo e lo lasciò vicino a quello nero di Severus. Aprì l'armadio e venne investita dal tipico odore maschile, prese una candida camicia e la indossò.
Lo aspettò sul letto a lungo, saltando la cena e leggendo il libro poggiato sul comodino, un certo trattato sugli incantesimi del '500.
Quando sentì la porta aprirsi era ormai quasi addormentata ma con uno scatto si levò a sedere.
Il tintinnio delle bottiglie di alcolici ruppe il silenzio, a questo si aggiunsero i passi...la porta venne aperta e le si mostrò davanti un Piton stanco e dall'area depressa, con già le labbra incollate alla bottiglia di cristallo di quello che sembrava scotch. Neanche si scompose nel trovarla sul letto.
"Non sei sorpreso?" chiese ella alzandosi in piedi.
"Neanche un po'" le rispose gettando la redingote sull'ottomana ai piedi del letto, poi aggiunse "Ho sentito il tuo profumo dall'ufficio"
"Non sei arrabbiato?"
"È una battaglia persa con te"
"Non la pensavi così qualche ora fa" gli disse ferma, sperando che il tremore del labbro non rovinasse la propria autorità.
"Vuoi delle scuse?" domandò acido, senza guardarla.
"Voglio spiegazioni, Severus: il patto era condividere il sesso per il piacere di farlo, senza problemi. Cos'è tutto questo? Io non ti permetto di trattarmi così come hai fatto stasera"
"A me è sembrato che ti piacesse" le rispose ghignando.
"Sai cosa intendo e guardami quando parliamo!" tuonò Hermione. Gli si avvicinò e con due dita gli prese il mento, impiantando il proprio sguardo nel suo. Un'improvvisa inquietudine le nacque nel cuore.
"Cos'è che vuoi sapere? Il perché non riesco più a guardarti senza maledirmi? O forse il perché non riesco più a toccarti senza che le vene dei polsi mi tremino? Il perché ti ho baciata per la prima volta? Il perché io desiderassi che tu fossi qui ad aspettarmi nonostante tutto? La risposta a questi perché la conosci, Hermione, la conosci da quella fottuta sera a casa tua...ti sei approfittata del mio cuore per il bene del tuo corpo e della tua psiche" le disse tutto d'un fiato, accoltellandola ad ogni parola.
Si sentì piccola, misera, disgustosa come mai in vita sua: davanti agli occhi un uomo illuso e deluso a causa sua. Gli occhi iniziarono a bruciare e il naso ad infiammarsi così come le guance. Piton si allontanò e aprì un cassetto del comò, tirò fuori un barattolo.
"Ho esagerato prima, passa questo unguento sulla pelle arrossata. Non andare via, ormai è troppo tardi: ti lascio il letto, io dormo sul divano" pronunciò piatto, come se qualche secondo prima non avesse confessato di amarla.
Cercò la sua mano, prima che potesse uscire dalla porta ma egli, senza neanche guardarla, la ignorò lasciandola sola nella stanza.

Ore 6:15 AM
Hermione non dormì neanche un minuto con il senso di colpa ad opprimerle i sensi. Si alzò dal letto sfatto, cercò una penna disponibile e una pergamena e scrisse "Scusami", posizionò il pezzo di carta sul cuscino, poi uscì dall'appartamento silenziosamente senza guardarlo.

Spazio autrice
Eccoci...a quante dispiace leggere un Piton così triste? Che stronza lei però...
Vi faccio vedere il completino scelto da Hermione (cioè da me), non è spettacolare?

Vi faccio vedere il completino scelto da Hermione (cioè da me), non è spettacolare?

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Occasionale -Snamione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora