𝐗𝐕

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☾︎𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐐𝐔𝐈𝐍𝐃𝐈𝐂𝐄𝐒𝐈𝐌𝐎☽︎

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Il silenzio era sceso in maniera piuttosto pesante e definitiva dopo che il Capitano Levi aveva scambiato ' qualche parola' e quasi un calcio giù dalle scale con il Reverendo, che se ne stava nel suo angolo con aria mesta e pallido in volto

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Il silenzio era sceso in maniera piuttosto pesante e definitiva dopo che il Capitano Levi aveva scambiato ' qualche parola' e quasi un calcio giù dalle scale con il Reverendo, che se ne stava nel suo angolo con aria mesta e pallido in volto. Cercava con tutte le sue forze di non mostrare la sua emozione prevalente, senza grande successo.

<< Cos'è accaduto, Capitano?>> Tentò di ricevere spiegazioni l'assistente, anch'essa, con scarso risultato.

<< Hai visto e sentito. >>

Era vero. Anzi, aveva fatto particolarmente attenzione, poco dietro la schiena del Capitano. Non essendo egli molto alto, non aveva fatto fatica ad assistere all'evento.

<< Era ovvio che sarebbe successo questo. Con le mura che sono crollate. >>

Guardando la mandria di persone seguita da lamenti e sguardi rivolti inesorabilmente verso il suolo, le erano tornati alla mente i racconti dei suoi genitori: le persone che fuggivano, le macerie... Lei non avrebbe potuto ricordare.

Il Capitano si alzò solerte, quasi sospirando di fronte al ritardo di Hange e la assistente assorta per l'ennesima volta nei suoi pensieri. Aveva evidentemente qualche problema o lei, Armin ed Erwin facevano parte di una specie umana a parte? Anche Hange, adesso che ci pensava, non era da meno. Era perfino più fastidiosə, quando iniziava a ragionare ad alta voce di cose per lui futili.

Si sedette quindi accanto all'assistente, passandole una mano davanti allo sguardo perso nel vuoto invano. Avvicinò quindi il volto, cercando di entrare nel suo campo visivo: << Willard, sei morta?>>
Le scosse la spalla, finalmente divenendo bersaglio della sua attenzione. La ragazza osservò sorpresa gli occhi blu che tendevano al grigio e boccheggiò arrossendo dopo essersi accorta della sua distrazione:<<No... Per ora...->>

<< Cosa volevi dirmi prima?>> La fissò talmente intensamente che il volto le divenne rosso acceso, quasi la stesse incenerendo con lo sguardo.

<< Ecco...>>

<< Per caso te la sei fatta addosso?>>

<< No... No! Ecco... È complicato, però- uhm- io-... >>

<< Dillo e basta.>> Il tono indulgente si trasformò in serio:<< Diretta. >>

<< Credo che Christa... Historia Reiss... C'entri con tutto questo.>>

<< Chi?>>

<< Christa! La ragazza bionda alta più o mano così, molto carina...>> Esitò un secondo, pronunciando la seconda parte della frase con una certa asprezza: << Quella che sta sempre con Ymir... >>

<< Aspetta, la sorella di Armin? >>

<< Sì! Cioè, no! Armin non ha una sorella... Ma comunque, credo lei abbia capito. >>

<< Cosa ti fa dire questo?>>

<< Ecco io ho parlato con Kenn->>

<< Scusate il ritardo! >> Hange si fece sentire a gran voce, accompagnatə dal povero e trafelato Moblit, che cercava con tutte le sue forze di trascinare lə superiore fuori dalla stanza, in un luogo dove sarebbe dovutə essere discreto tempo prima.

<< Dobbiamo andare, Caposquadra! >>

<< Aspetta ancora cinque minuti, Moblit. >>

<< Lo ha detto cinque minuti fa!>> Fu l'ultima obiezione che il giovane fece nei suoi confronti, per poi tacere sconsolato.

<< Reverendo. Il tempo scorre. Prenda una decisione. Se dirà qualcosa lo dica adesso. >> Gli si avvicinò con occhi scintillanti come fiamme di ira e determinazione.

L'uomo scosse però il capo, ingoiando l'ennesima grande massa di saliva: << Non posso dirvi nulla. Anche gli altri credenti vi risponderanno la stessa cosa. >>

A quella frase, al suono scandito di quelle precise cadenze e parole, lə Caposquadra parve perdere le staffe per un momento. Divenne prima rossə, poi quasi verde dalla rabbia. Divenne visibile la vena gonfia sul collo e la cassa toracica e le narici si allargavano con pesanti respiri: << Grazie mille! Menomale che me lo hai detto!>>

<< È una questione troppo grande perché possa decidere un singolo individuo. >> Tentò di giustificarsi, parlando più a sé stesso che allə Caposquadra: << Il nostro credo delle mura esiste per obbedire ad una grande volontà...>>

<< E di chi?>>

<< Posso solo dirvi il nome di chi è stato designato per essere protetto. Ho sentito che è entrata a far parte del Corpo di Ricerca. >>

Ginevra scosse i braccio del Capitano, come ad indicargli che era proprio di Historia che il reverendo stava parlando.

<< Il suo nome è...>>

<< Caposquadra! >> La voce di una ragazza irruppe nella stanza insieme alla proprietaria, la quale stringeva tra le mani una pergamena:<< Sono Sasha Braus annata 104 del Corpo di Ricerca!>>

Si levarono mormorii di sorpresa e, perché no, contentezza tra i suoi conoscenti.

La ragazza si fece spazio nella stanza:<< Mi scusi Caposquadra, questo è per le- >>

<< Portate qui quella ragazza. Forse lei conosce la verità che a noi non è dato sapere. >>

Lə Caposquadra ignorò Sasha, spalancando gli occhi all'affermazione del Reverendo:<< Se è del 104... Adesso è in prima linea!>>

Eren non se lo fece ripetere, correndo verso l'uscita, senza neanche guardare dove stesse andando:<< Dobbiamo sbrigarci !>>

La povera Braus, che aveva tentato di contattare Hange, venne travolta e mandata a terra, attirando finalmente l'attenzione da lei richiesta.
Sì alzò senza esitazione, presentando in modo definitivo il documento:<< Dopo aver fatto rapporto alla base del Corpo di Ricerca, i signori superiori mi hanno dato un documento da consegnare!>>

<< Un documento? Va bene... >> Rispose, spiazzatə dal fervore della giovane, scambiando il messaggio con una patata bollita:<< Comunque, chi è questa ragazza?>>

<< È la più bassa del 104° >> asserì Eren.

<< Ha i capelli lunghi e biondi e... È molto carina. >> Aggiunse Armin

<< È quella che sta sempre con Ymir. >> Concluse Mikasa, facendo finalmente riconoscere di chi stavano parlando.

<< Eh? Ymir?>>

Uscirono dalla stanza in grande fretta dopo che il Capitano ebbe comunicato qualcosa allə Caposquadra, lasciandolo poi da solo con la sua assistitente.

<< Uhm... Allora che facciamo, Capitano?>> Domandò, facendo oscillare i piedi nell'aria appoggiando anche le mani sulla panca dove era seduta.

<< Possiamo giocare a carte. >> Rispose, con un sarcasmo che non fu pienamente colto dall'altra.

𝐑𝐈𝐕𝐀𝐍𝐄𝐕𝐑𝐀 : 𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀𝐍𝐎𝐓𝐇𝐄𝐑 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 ( 𝐋𝐄𝐕𝐈 × 𝐎𝐂)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora