𝐕𝐈𝐈𝐈.

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☾︎ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐎𝐓𝐓𝐀𝐕𝐎 ☽︎

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☾︎ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐎𝐓𝐓𝐀𝐕𝐎 ☽︎

𝐷𝑜𝑣𝑒 𝑖𝑙 𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑟𝑒𝑑𝑎𝑟𝑔𝑢𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎 𝑚𝑜𝑠𝑠𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝐶𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎𝑛𝑡𝑒.

<< Tu e gli altri dovreste collaborare senza alcun problema, sono certo che insieme riuscireste a fermare il Gigante senza alcun problema

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<< Tu e gli altri dovreste collaborare senza alcun problema, sono certo che insieme riuscireste a fermare il Gigante senza alcun problema. >> Espose Erwin, mentre Nile gli intimava di fermarsi e aspettare. Il Gendarme parve per un secondo trovare un minimo di fondo nelle parole di Erwin:<< Davvero questo è per il bene dell'umanità?>> Gli domandò, quasi incredulo.

<< Sì. >> Affermò l'altro, deciso:<< Credo che questo sarà un passo importante per la grande vittoria del genere umano. >>

Nile digrignò i denti, per poi abbassare definitivamente il fucile, con un pizzico di rimorso:<< Abbassate quei fucili e mettetegli le manette. >> Prese un respiro, emettendo piccoli colpi di tosse dati dal continuo gridare:<< Voglio tutti gli uomini possibile. Date priorità alle operazioni di soccorso. >>

Il Capitano si sorprese notevolmente, sgranando leggermente gli occhi. Allora, non era un totale idiota. Non che non fosse uno stronzo, comunque. Fece cenno a Willard di scendere dalla carrozza. Vedendola affacciarsi con timore, afferrò la maniglia e la tirò con forza aprendo lo sportello, facendola precipitare a terra dopo essersi sbilanciata appoggiando il peso alla parete che aveva rimosso. Patetico.

Ginevra mise le mani a terra per rialzarsi goffamente ed alzò lo sguardo con colpevolezza:
Il Capitano troneggiava davanti a lei nella sua piccola figura con aria sbrigativa ma imponente e di rimprovero. La guardò quasi deluso, in un misto tra il dispiaciuto e l'infuriato, facendola rimanere in un silenzio penitente.

<<Ti è mai balenata in testa la domanda sul perché io ti abbia detto di non uscire dalla carrozza?>> Alzò la voce, incrinando leggermente il suo tono stoico e spaventandola sempre di più.

<<Ma io.. >> Tento di giustificarsi, nonostante sapesse di aver sbagliato. Non importava la sua azione, nel suo cervello sarebbe sempre risultata sbagliata sotto qualche aspetto, effimero o meno. Cercò di trovare altre parole per continuare la frase, che uscirono come miagolii distorti dal labbro tremante. Oh, andiamo, non poteva mettersi a piangere, era già caduta da una stupida carrozza. Che razza di figura stava facendo?

<<Non azzardarti a piagnucolare>> Ordinò, perentorio, mentre la sottoposta abbassava lo sguardo e cercava di scomparire.

<< Che diamine pensavi di fare?>

<<I-Io ho visto i fucili e ho pensato che lei...>>

<< Se hai visto i fucili, non ti è venuto in mente che io già avessi un problema? Non posso anche salvarti il culo >>

<< Mi dispiace...>>

<< Levi. >> Erwin richiamò l'attenzione del corvino, che voltò automaticamente il volto:<< Io vado, tu rimani qui. >> Gli fece un cenno con la testa, mentre i soldati gli si avvicinavano:<< A te non piacciono le morti inutili. >> Aggiunse, con uno sguardo d'intesa che Ginevra percepì senza il vero significato.

<< Già, Sia subirle che causarle. >> Ricalcò il Capitano, parlando quasi più all'assistente con tono tagliente che ad Erwin. Willard si fece di nuovo piccola piccola cercando di nascondersi nel mezzo delle carrozze o in un angolo che avesse abbastanza ombra. Il comandante scelse di non esprimersi sulla questione.

Quest'ultimo venne poi accerchiato completamente dai gendarmi e portato via dal viale, mentre la lotta contro il Gigante Femmina ancora infuriava senza sosta non molto lontano da loro.
I due lo guardarono allontanarsi senza proferire parola. Eppure, doveva avere un piano, no? Erwin Smith non era mai impreparato. Forse, progettava qualcosa di talmente grande da andare al di là del Gigante Femmina? Qualcosa iniziato da Trost? O perfino da Shinganshina? Era questo il grande piano di battaglia dell'umanità?

Nonostante fosse una persona, se non la più, vicina a Erwin, Levi non seppe che pensare. Era tanto probabile che avesse architettato uno stratagemma quanto questo fosse un incidente di percorso nella sua dannata scommessa. Si sarebbe potuto dire sconcertato, o meglio, sconfortato da questo.

La castana decise che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio per un po'. Storse la bocca, tenendo come al suo solito lo sguardo basso. Maledetta lei e quando aveva deciso di aprire la carrozza. Proprio ora che il Capitano iniziava a reputarla un essere dotato di un cervello più grande di una noce. Forse non era così tanto intelligente quanto credeva. Era sempre stata la prima, ma cosa le diceva che non sarebbe stata la prima degli ultimi?

Le parve vedere con la coda dell'occhio il Capitano che la guardava. Forse era un'impressione. Oppure stava decidendo se ucciderla seduta stante o risparmiarle la vita.

Sospirò. L'operazione, per adesso, era stata più un fallimento che che una vittoria. Qualsiasi cosa fosse stata attuata, non aveva decisamente funzionato.
Ogni volta che il Gigante Femmina cadeva, trovava modo di rialzarsi. Stava poi a Eren determinare se fare lo stesso o meno. Spesso si era chiesta come fosse essere un gigante. Era come muovere il proprio corpo normalmente, o si era coscienti di essere dentro ad uno più grande? Il dolore era proporzionato ad una simile ferita umana? Ne aveva di domande, alla quale aveva deciso di non dare risposta. Avrebbe poi chiesto ad Eren, se ne avesse avuto occasione e se lui fosse sopravvissuto. Certo era un ragazzo strano Eren. Non le era mai stato simpatico fino in fondo, anzi. Però, poteva capire il suo strazio dopo la scoperta e il modo nel quale lo avevano trattato. Essere considerato un mostro... Aveva provato qualcosa di simile.

Si sedette, inconsciamente senza far rumore, avvolta nei pensieri che cercavano di scacciare il frastuono della battaglia. Udì uno scricchiolio e notò il Capitano accanto a lei, con lo sguardo rivolto da tutt'altra parte:<< Dovresti lavarti le mani e la faccia dopo. Per strada ci sono un sacco di porcherie. >>

Lei annuì, mentre le guance le si sporcavano di un rosso imbarazzato e colpevole. Quasi di riconoscimento di quanto fosse patetica lei stessa.

<< Comunque. >> Iniziò l'altro, dopo che il comandante era definitivamente divenuto una piccola figura ad una discreta lontananza:<< Mi piacciono le stelle. >> Affermò, mentre continuava a seguire con segreta preoccupazione la situazione davanti a lui.

𝐑𝐈𝐕𝐀𝐍𝐄𝐕𝐑𝐀 : 𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀𝐍𝐎𝐓𝐇𝐄𝐑 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 ( 𝐋𝐄𝐕𝐈 × 𝐎𝐂)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora