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Passò una settimana dall'arrivo di Agata.
Sophie non aveva più parlato con tedrus che sembrava troppo preso da Beatrix per accorgersi del mondo esterno. Fortunatamente mattheo mi lasciò in pace in quell'arco di tempo anche se presumo fosse solo per recuperare tempo e vendicarsi. In realtà anche io preparavo il contrattacco nel caso avesse deciso di muoversi contro di lui.
Era mezzogiorno e Sophie giocherellava con la forchetta mentre scrutava Beatrix e tedrus.
S: Beatrix non lo lascia mai
R: ma basta porca miseria, vacci a parlare e basta.
S: ma lui
R: ma lui un corno, fottitene della sua fidanzatina perché fidati lui aspetta solo un'anima buona che lo tragga in salvo dalle spire malefiche di Beatrix.
Sophie si alzò decisa e nonostante Beatrix provasse a fermarla lei si avvicinò a tedrus e gli porse la mano in segno di saluto. Probabilmente avrei dovuto rileggere il regolamento perché appena Sophie toccò tedrus le guardie lupo la trascinarono via.
A: Sophie
R: e va Bo, ormai è andata così
A: cosa le faranno ora?
R: secondo me le tagliano la testa e la servono a cena con la polenta e lenticchie.
A: no Sophie, è colpa mia
R: ma dai stavo scherzando
Agata si alzò in piedi con gli occhi gonfi per il pianto e fu a tanto così da tirarmi uno schiaffo, che sinceramente mi meritavo.
A: TU SEI UNA STRONZA
R: in effetti
La ragazza corse via in lacrime e io notai come tutti i presenti ci guardassero.
M: stronzetta è
R: o ma dai, stava andando così bene che non mi rompevi i coglioni.
Lui estrasse una bacchetta magica dal taschino interno della giacca e me la puntò al collo.
Scagliò una maledizione contro di me che deviai e mi scaldai emettendo fiammate verdi dalle mani.
R: vuoi la guerra
M: puttana
A quelle parole mi incazzai e alzai in aria i tavoli rovesciando e rompendo tutto quello che c'era sopra.
R: come mi hai chiamato mai
M: puttana
Prima che potessi scagliare i tavoli contro di lui i professori mi fermarono.
Dovery: un'altra volta così e verrai punita
R: potrò andarmene?
Dovery: peggio
Lesso: vale anche per te mattheo. E ora fuori, non vi voglio più vedere qua fino a questa sera.
Uscimmo dalla stanza andando sul ponte che collegava le due scuole.
M: contenta troietta
R: vai a fare in culo
M: sei fortunata che mi hanno fermato o saresti morta
R: cosa ti fa pensare che io sia più debole di te?
M: sei una sempre
R: tu sai come mi chiamo mai?
M: Raven
R: cognome
M: non mi interessa il tuo cognome ma posso dedurlo, Raven malefica giusto? Quei poteri verdi sono suoi, ma tu sei la figlia e sei una delusione per tua madre quindi ha cancellato le prove della tua esistenza come figlia.
R: bella storia ma è sbagliata, Maximoff. Raven Maximoff
M: la figlia di...
R: Wanda Maximoff e visione. Pensi ancora di essere più potente di me?
M: si, perché sei una s-e-m-p-r-e
Scandi l'ultima parola.
R: io sono l'unione di una gemma dell'infinito e la manipolazione dello spazio e della mente ma sono più debole di un maghetto da quattro soldi con una bacchettina figlio di papà del cazzo.
Alzai il dito medio mandandolo a fanculo mentre ridevo e torna o nel castello.

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