(𝐎𝐔𝐓𝐑𝐎) 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐄𝐆𝐈𝐍𝐍𝐈𝐍𝐆

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© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌

( 𝟭 𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗼𝗽𝗼 )

L'ex detective non riusciva a credere come la sua vita fosse cambiata in così poco.

Fino a pochi mesi prima arrancava per sopravvivere, travolto dal dolore e dalle difficoltà, mentre ora aveva tutto ciò che un brav'uomo avesse potuto desiderare. I sovrani erano stati molto generosi con lui e, dopo la cattura dell'assassino, nonostante l'iniziale titubanza nel credere che fosse davvero chi Wooyoung sosteneva, avevano offerto somme ingenti per ripagarlo del suo lavoro e dei pericoli che aveva corso.

Era riuscito a dare al padre una degna sepoltura, ripagare i suoi debiti e, vendendo la loro vecchia abitazione, comprare l'ostello in cui l'uomo aveva soggiornato prima di morire. Era alla ricerca di qualcosa di tranquillo, che lo distrasse dai suoi passati da neo-detective. Quella professione non faceva per lui.

Tempo prima era rimasto così disgustato dalle condizioni in cui versavano le stanze di quell'ostello, in contrasto col grande potenziale che offriva quella struttura, che aveva deciso di acquisirne la proprietà, spendendo giorno e notte a pianificare come ristrutturarlo, migliorarlo e renderlo degno del suo nome. Ora l'impegno aveva dato i suoi frutti: gli affari andavano alle stelle.

Lasciare il castello, dopo la fine del suo incarico, era stata per lui la sua linea rossa, dividendo la sua vita tra il prima e il dopo. Rinunciare alla sua carriera era stato arduo, non erano rari i momenti in cui rammentava quei giorni così dinamici in contrasto con la monotonia attuale, ma cercava sempre di convincersi che fosse stata la scelta migliore per se stesso. Erano terminate le preoccupazioni, i tormenti, e le ferite andavano via via ricucendosi in autonomia.

Ironia della sorte, quel giorno si stava dirigendo alla prigione di Hallow Hill. Situata sul confine scozzese, distava un paio d'ore dal suo villaggio.

Era l'ultimo dei suoi doveri nei confronti dei monarca: essendo un reale il principe aveva scampato la pena capitale, eppure Sua Maestà, dal giorno della condanna, aveva giurato che non avrebbe più rivisto il volto del figlio. Perciò, la visita garantita ai detenuti meritevoli, esattamente 365 giorni dopo l'arresto, spettava nientemeno che a lui. Era una tradizione legiferata ormai da anni, secondo la quale un inviato poteva verificare che le condizioni del detenuto fossero corrette e legittime in base alla sua pena. Ancora una volta, il principe doveva ringraziare il suo titolo per quel trattamento, altrimenti a quel punto l'avrebbero trovato costretto ai lavori forzati in chissà quale angolo del regno, se non direttamente appeso ad un cappio, o ridotto in ceneri.

Il carcere si ergeva in tutta la sua tetra maestosità e, dallo stile gotico, sembrava una magione infestata anzichè un centro di detenzione. Originariamente, infatti, si trattava di uno dei palazzi reali sparsi per il regno, ma dopo essere caduto in disuso era stato rimodernato per altre funzioni. La posizione strategica, in cima ad uno dei numerosi promontori della zona, garantiva la sicurezza di chi si trovava dentro e fuori. Si narrava che, quasi un secolo dalla sua costituzione, nessuno fosse ancora riuscito a fuggirne con successo.

L'interno era altrettanto freddo, le pareti scure in contrasto con il pavimento rosso porpora.
Uno dei portieri lo riconobbe subito, così, raccogliendo dal bancone un piccolo pezzo di carta, si diresse verso di lui. Dopo gli accaduti dell'anno prima Wooyoung aveva acquisito una certa fama, ogni giornale aveva portato la sua caricatura in prima pagina e chiunque nei dintorni conosceva il suo nome, nonostante si fosse ritirato ormai da mesi. Capitava addirittura che qualche famiglia noleggiasse una camera del suo ostello solo per presentarsi e offrirgli somme in privato perchè risolvesse il loro caso. Ma lui negava sempre, nessun guadagno l'avrebbe convinto. Non sarebbe tornato indietro.

«Detective Jung, è un onore incontrarla.»
«Ex detective.» rispose con un cenno educato del capo.
«Lasciate che vi indichi la strada. Dovete proseguire fino al fondo del corridoio, prendere la prima scalinata e salire all'ultimo piano. Una volta lì, cercate questo numero.» così dicendo, gli porse il foglio che aveva tra le mani. 219.

«Avrete notato che non vi abbiamo affidato una scorta, ma non abbiate timore, sono presenti guardie a tutti i piani.»
«Non preoccupatevi. Vi ringrazio.» se le circostanze fossero state diverse avrebbe dovuto sicuramente soffocare una risata. Credere che un detective potesse provare timore per dei detenuti . . . in un carcere?

Stringendo la presa sulla sua tracolla, proseguì in cerca della fatidica cella 219. Ogni piano sembrava identico al precedente, un susseguirsi di pareti grigiastre e gruppi di guardie che chiaccheravano tra loro indisturbate. Eppure regnava un'atmosfera insalubre, una sorta di tensione spenta.

Giunto all'ultimo piano, percorse la grande navata voltandosi a destra e sinistra. 203, 204, 205

Alcune celle erano vuote, altre mostravano uomini di mezz'età dormienti, altre giovani che sembravano avere un viso troppo innocente per trovarsi lì. 211, 212, 213

Un tale lo osservò con occhi sgranati, curiosi, per poi rivolgergli un sorriso a trentadue denti. Solo dopo averlo superato si accorse che metà del suo viso era quasi sciolta da un ustione di terzo grado. 217, 218

Un profumo familiare travolse il suo olfatto. Così familiare che lo percepì nei brividi che gli attraversano tutto il corpo.

219 era inciso a caratteri cubitali sul piccolo tassello sopra di lui.

Quella carnagione chiara, capelli color cenere, erano rimasti tali. Non erano accompagnati da nessun indumento di velluto, quelli che piacevano a lui. I suoi abiti erano scuri, privi dello stemma reale, eppure la grazia con cui si era avvicinato alle sbarre dava prova che la sua essenza non l'aveva mai abbandonato.

Wooyoung sapeva già che l'avrebbe trovato sorridente. Quel ghigno privo di emozioni che ancora lo rendeva inquieto.

L'altro appoggiò una mano ad una delle traverse e si avvicinò ancora di più, ed improvvisamente il prima e il dopo sembrarono sfiorarsi.

«Ci rincontriamo, detective. Il mio omicidio irrisolto.»

to be continued . . .

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora