Capitolo 9

857 59 328
                                    


-È difficile sorridere quando stai morendo dentro...
Eppure lei riusciva farlo.-

𝓔inar

≪Einar, sai anche te che per il momento questa è la scelta migliore. Willow non é ancora pronta per tutto questo≫, blatera James, indicandoci con un movimento rotatorio di mano. Irremovibile, lui sostiene il mio sguardo con determinazione.

Sono passati un paio di minuti da quando io e i ragazzi ci siamo chiusi nell'ufficio di James, solo per avere un piccolo ritaglio di questa conservazione seria e privata. Per quanto i muri possano essere insonorizzati, ho sempre l'ossessivo timore che qualche orecchio indiscreto possa udire il nostro dibattito off limits.

≪James, devi anche capire che è difficile sia per Einar che in futuro per tutt-≫ Alex si blocca di colpo. Udiamo un bussare insistente da dietro la porta, e i miei occhi saettano sui volti turbati dei miei due migliori amici.

Chi potrà essere mai essere?

Faccio un cenno a James di andare ad aprire la porta, mentre pesco il telefono dalla tasca dei pantaloni, scorrendo i vari messaggi dei miei collaboratori.

'Nessuna traccia sospetta qui a Los Angeles. La zona è sicura e nessun volto familiare è nei paraggi.'

Un sospiro sollevato rotola giù dalle mie labbra dischiuse, anche se, appena rialzo gli occhi dal telefono e mi imbatto sulla persona che sosta sulla soglia dell'ufficio, mi pento amaramente di avergli aperto. Osservo il biondino hawaiano entrare con un sorrisetto criptico e che difinirei quasi schizzinoso.

Mi pizzico il ponte del naso, socchiudendo gli occhi. Per un solo istante la sua presenza è passata in ultimo piano.

≪Non hai freddo?≫ James fissa suo cugino con un cipiglio accigliato, squadrando la camicia hawaiana a maniche corte.

Il biondino hawaiano fa una smorfia. ≪Io non parlo con te.≫

I due Clark arricciano in contemporanea il naso, un vizio che quasi tutti i componenti della famiglia hanno ereditato. E questa mia teoria è stata confermata dal momento in cui ho conosciuto il cugino e Willow.

Willow Grace Clark, una ragazza come le altre... O almeno questo è quello che sembra a primo impatto. Ma se la guardi fino in fondo, nella sua anima pura, puoi scorgere cose di lei che la rendono unica e spettacolare come un raro diamante di cui purtroppo si è impossibilitati a possedere e maneggiare; si può solo osservare a distanza. Però, devo ammettere che la sua bellezza è sempre divina e definirei quasi innaturale, anche dopo tutti i chili persi per colpa di un dolore con radice più profonde e oscure.
Ma lei è pur sempre un diamante, no? E i diamanti sono destinati a essere le pietre più preziose, quelle più belle, luminose e resistenti, ma anche inarrivabili.

Scrollo la testa, rammentando a me stesso di dover rimanere concentrato sul piano. E il piano non è quello di finire mano nella mano con lei.

≪Cari ragazzi, dobbiamo chiarire alcune cose...≫ prende parola l'hawaiano, sedendosi sulla sedia in pelle di James, dietro la scrivania. Il cugino porta le mani a coppa sul ripiano in vetro, guardandoci con fare superiore. Se lui pensa di essere il capo, qui dentro, ha sbagliato di grosso. ≪È comoda questa sedia, di sicuro non l'ha scelta il mio carissimo cugino.≫

James sorride, soddisfatto del suo recente e vizioso acquisto. Raggiunge la scrivania, posando i palmi sul ripiano e indicando la sedia con un cenno del capo. ≪Invece ti sbagli, Ken. L'ho scelta personalmente.≫

Il biondino hawaiano drizza le orecchie in alto, prima di sollevarsi di scatto dalla sedia. Impreca a bassa voce, fissandosi i pantaloni beige con un'espressione di puro ribrezzo.

Re-start, Ricomincio da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora