II

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L'auto si fermò di fronte a un ristorante di lusso, era la prima volta che lo vedevo mi voltai verso neymar «Ma come ristorante di lusso in queste parti non c'erano soltanto "la vie" e "l'amour" ?» domandai confusa «Questo era un semplice bar, solo da un mese ha iniziato a lavorare come ristorante.» rispose prendendo il suo  portafoglio prma di scendere dalla macchina, fissai a lungo l'edificio: al posto dei muri c'erano finestre che  si affacciavano su Parigi, era così affascinante.

«Bello, vero?» la sua domanda mi riportò alla realtà «Si.» mi limitai a dire prima di seguirlo fino all'entrata. Appena misi piede li dentro rimasi sconvolta, cosa ci faceva lui qui? «Tutto bene?» domandò Neymar vedendomi scossa «Cosa? Si, si tutto bene.» risposi facendo un falso sorriso, non sembrava così convinto quindi mi portò al tavolo già prenotato.

Arrivò il momento dell' ordinazioni, e come cameriere capitò proprio lui, cosa avevo fatto di male?  «Kylie?» alzai lo sguardo «Come stai? Ti ricordi di me vero? Sono Jackson -» lo interruppi «Va bene, non sono qui per parlare.» mi guardò con disprezzo e se ne andò, poi il mio sguardo ricadde su Neymar che guardava la scena con espressione sorpresa e confusa. Ma prima dovevo spiegare , magari ha frainteso tutto «Non farti ingannare dalla sua vocina e la sua ingenuità... non è come sembra, mi ha fatto trascorrere un brutto passato.» gli dissi il motivo del mio atteggiamento contro di lui «Tranquilla, avevo capito che c'era qualcosa sotto... una domanda, ma perchè eri scontrosa con Alexander?» diventai pallida solo al sintirlo nominare, ma in fondo non potevo tenere questa cosa per sempre.

«E' un mio ex, quando stava con me andava con tutte, io cercavo di lasciarlo ma lui mi minnaciava e mi faceva fare cose controvoglia. Sono stato con lui per 3 anni forzati, ero costretta.» spiegai senza pensarci due volte, mi prese le mani e le accarezzò con un sorriso rassicurante stampato in faccia. 

Finemmo di mangiare e mentre Neymar andò a pagare io andai in bagno, mi sciaquai le meni e ad un tratto sentì la porta chiudersi, cercai di aprirla ma era bloccata, bussai più volte e ogni volta aumentavo la forza «EHI, APRITE!» urlai, ma niente da fare «Ti hanno mai detto che le belle ragazze non urlano...» disse una voce alle mie spalle, Jackson «E' il bagno delle ragazze se non hai letto il cartello.» dissi cercando di sembrare indifferente ma dentro stavo morendo dalla paura, non sapevo quale intezione aveva. Ridacchiò leggermente e si avvicinò sempre di più, mentre io indietreggiavo fino a trovarmi con la schiena contro il muro «Sei molto spiritosa Jonson.» sussurò mordendomi l'orecchio «Cosa vuoi fare?» chiesi balbettando «Sai non mi piace il tuo nuovo ragazzo, nessuno può toccarti oltre a me.» disse mettendo una mano sotto il vestito «Non metterti più vestiti stretti trovo difficoltà a mettere la mano.» continuò.

La porta si spalancò rivelando l'immagine di Neymar che mi venne subito incontro «Cosa stai facendo pezzo di merda!» esclamò dandogli un pugno, Jackson si tocco il viso sanguinante, e cercò di rispondere ma Neymar lo anticipò con un calcio in pancia,andai verso di lui e cercai d fermarlo «Stai bene?» chiese lui abbracciandomi «Si, sei venuto in tempo.» risposi una volta usciti da quella struttura orribile.

«Scusami, ho rovinato la serata.» dissi rompendo il silezione con lo sguardo sulle mie scarpe «Tranquilla, tu non c'entravi niente, è solo colpa di quel cretino. » iniziò guardando la strada, fino ad arrivare a un semaforo rosso e fermarsi «Poi è stata in parte anche colpa mia, appena mi hai detto quelle parole su di lui dovevamo andarcene.» continuò guadandomi negli occhi, mi prese la mano e la posò sulla sua coscia sorrisi a quel gesto.

Si fermò di fronte alla mia grande casa, «Sei sicuro di non voler entrare?» domandai per la quinta volta consecutiva, lui rise scuotendo la testa e ri-posò il suo sguardo nel mio «No, davvero non vorrei disturbare. » rispose con il suo solito sorriso «Poi domani ho allenamento e non vorrei svegliarti a causa mia.» terminò, alza gli occhi al cielo «Guarda che non mi sveglio a mezzo giorno, massimo per le nove.» affermai aprendo la portiera «Dai perfavore, ti faccio bere qualcosa e poi vattene.» dissi ridendo nell'ultima parola, cosa che fece anche lui, alla fine si arrese e mi seguì dentro casa.

«La tua casa è molto grande... quanti piani ha?» domandò girando gli occhi per tutta la struttura «tre, il terzo piano è dedicato a mia nipote.» dissi sarcastica «Ci sono tutti i giochi che le ho regalato.» continuai ridacchiando, «Magari avere un nipote.» disse sendendosi sul divano «Uh, è molto comodo.» .

«Fidati, in fin dei conti non è bellissimo, mi tormenta sempre con il voler una cuginetta.» dissi imbarazzata «E perchè non l'accontenti?» disse senza pensarci, lo guardai aggrottando le sopraciglia, ignorai la sua domanda e gli portai un succo di frutta e mi sedetti accanto a lui mettendomi di lato e portando i piedi sotto il sedere.

«Allora che racconti?» domandai guardandolo «Ho una partita giovedì.» rispose buttandosi  contro il schienale del divano «Ah si? E contro di chi?» chiesi con interesse «Real madrid.» rispose posando il bicchiere «Secondo me vince il Real.» affermai provocandolo, si voltò a guardarmi con aria di sfida «Io non ne sarei così sicuro, facciamo così: se vinciamo noi vieni con me in Brasile, dove giochiamo contro la Tunisia. Invece se vinci tu.. non lo so decidi tu.» propose, mi girai a guardarlo pensando alla mia parte di scomessa «Mh... ah sì ecco! Devi portarmi a Barcellona, ho paura di andarci da sola.» risi nervosamente all'ultima frase «Ci sto!» affermò allungando la mano che afferrai.

𝐞𝐮 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨; 𝐧𝐣𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora