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23 anni prima


Manuel ha solo cinque anni, una fasciatura alla testa ed è terribilmente annoiato.

Quel bambino gli sembra un miraggio.

«Come ti chiami?»
«Tu chi sei?»

Una voce adulta, di una donna, interrompe quel battibecco.

«Jacopo, non si risponde così.»

Anita, la madre di Manuel, osserva divertita la scena.

«Scusa.» mormora allora Jacopo, con qualche vocale di troppo, come se fissare l'attenzione sulla u, prolungandone il suono, fosse indice di sincero pentimento.

Manuel è in ospedale da sei giorni ormai e sfortunatamente li ha trascorsi da solo con sua madre.

Quando quindi un bambino ha occupato il lettino accanto al suo, gli è parso un miracolo ed ha subito deciso che quello sarebbe diventato il suo nuovo migliore amico.

Per tale ragione cerca di parlargli, inizialmente senza successo.

Ha ottenuto soltanto delle scuse per un'offesa che non ha neppure capito quale fosse.

«Io mi chiamo Manuel.» decide di dire allora. Poi scende dal suo letto e si avvicina a sua madre.

«Mi serve una caramella.» bisbiglia, a bassa voce, e lei, ormai abituata, gliela porge.

Vede suo figlio avvicinarsi a quel bambino porgendogli la caramella. È divertita dai suoi modi di fare.

«Possiamo giocare adesso?» gli domanda, come se quel gesto potesse garantirgli l'affetto del bambino, la sua amicizia.

Resta molto deluso Manuel quando lo vede scuotere il capo.

«Io gioco solo con mio fratello, perché solo a lui piacciono i miei dinosauri.» spiega però Jacopo.

E Manuel allora non si perde d'animo. Con un gigante sorriso «anche io ho un dinosauro, guarda!» esclama, correndo verso la borsa di sua madre ed estraendone effettivamente un peluche a forma di t-rex.

Gli istanti successivi, in cui Manuel sottopone al giudizio di quel bambino sconosciuto il suo più fedele compagno di giochi, sanciscono l'inizio di una relazione che ad occhi esterni potrebbe sembrare banale ma è nei cuori dei due piccoli un vero e proprio miracolo.

Sul volto di Jacopo infatti si fa largo un sorriso e la mano che corre ad afferrare il t-rex è velocissima.

«Va bene, possiamo giocare.» dichiara, e Manuel con uno scatto salta sul suo letto.

«Io sono Jacopo.» dice anche l'altro, come se quel dinosauro avesse garantito a Manuel la sua assoluta fiducia.

E quest'ultimo annuisce, sorridendo.

Non parlano più. Iniziano a giocare con i loro dinosauri, anche perché Jacopo chiede a sua madre, Floriana, di dargli anche gli altri, ragion per cui presto si ritrovano circondati da piccoli dinosauri di ogni tipo.

Emettono soltanto qualche suono strano che dovrebbe rappresentare il verso dei diversi animali, fin quando Jacopo non deve lasciare la stanza per dei controlli.

«Ritorni?» gli domanda Manuel, temendo di aver già perso il suo nuovo amico, ma Jacopo gli sorride e «certo.» gli assicura.

Soltanto quella parola pare garantirgli una pace che fino a qualche minuto prima il piccolo Manuel non aveva mai provato.

«Mamma.» dice, di nuovo solo con Anita in quella grande stanza.

«Jacopo può venire a casa con noi?» chiede, con l'innocenza tipica di un bambino che ha trovato un nuovo compagno di giochi.

CasualtiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora