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Una piccola nota prima di lasciarvi alla lettura:

mi dispiace se questa storia si sta rivelando deludente, se i ritmi della "narrazione" sono così dannatamente lenti (me ne rendo conto), se sembra che non si giunga mai ad una conclusione o che si soffra soltanto. Per quanto io cerchi di "velocizzare" il racconto, ne esce fuori sempre una descrizione troppo dettagliata degli eventi, probabilmente perché sono eccessivamente ed inutilmente prolissa, o semplicemente perché tengo particolarmente a questa storia e all'amore di questi Manuel e Simone. Quindi vi ringrazio davvero, con tutto il cuore, se siete ancora qui a leggere, a condividere questo pezzettino di vita con me, a dedicare minuti del vostro tempo a questo universo.




I primi istanti della giornata sono caratterizzati da un tepore del tutto particolare, quasi magico, da una pace che tende a dissolversi con la stessa velocità con cui si è manifestata.

Manuel se ne rende conto la mattina, quando si sveglia nudo contro il petto di Simone, sulla sua pelle morbida, al caldo, con Pino sui loro piedi, e gli sembra di essere finito in paradiso, tra l'odore di Simone e quello dell'amore.

Silenzio. Pace. Casa.

Ci vuole qualche secondo prima che tutti i ricordi riaffiorino, ma quando lo fanno, lo attaccano prepotentemente.

Terrore. Angoscia. Paura.

Inizia ad accarezzarlo tutto, toccando con mano ogni parte del suo corpo riesca a raggiungere, finché Simone non si sveglia, sorridente, e a lui sembra quasi un delitto l'averlo disturbato.

«Scusa.» mormora, prima di baciargli il naso delicatamente.

«T'ho svegliato.» rafforza la sua tesi.

Ma Simone continua a sorridere ed è così ingiusto perché lui si innamora sempre di più.

«Ho paura.» sussurra, perché non ne può già più. È sveglio da qualche minuto e già vorrebbe tornare a dormire, dimenticare tutto, ogni cosa tranne Simone.

Simone che si poggia meglio sul cuscino, nascondendo quasi mezza faccia e posa una mano sul suo collo.

«Manuel, io capirò qualsiasi decisione tu voglia prendere, davvero, tu devi pensare a te, non a me.» è la sua ultima supplica. L'ultima richiesta.

Salvati, almeno tu.

Se solo sapesse. Se solo sapessero, entrambi.

Gli occhi del più grande si fanno lucidi di nuovo.

«Simone, ti ricordi Simone? Quella miniatura de bambino di ieri mattina?» domanda Manuel, di tutta risposta, tanto che lui non capisce.

«Sì?»
«Eh, sai che ho pensato, Simone?» dice, poggiando la mano su quella che l'altro ha posato sul suo collo poco prima, passandoci il pollice sul dorso.

«Ho pensato che vorrei una famiglia anch'io forse, in fin dei conti, io che ho sempre creduto di non aver bisogno di niente e di nessuno, ma la vorrei solo con te.»

Se solo spostasse quella mano e la portasse sul petto del suo ragazzo, Manuel potrebbe sentire il ritmo impazzito di quell'organo che tanto li sta tormentando, ma si deve accontentare del luccichio nei suoi occhi.

«Secondo te, quale potrebbe mai essere la mia decisione?» conclude, visibilmente emozionato.

Simone non è da meno ma non vuole piangere. Anzi, sposta la mano sulla guancia dell'altro per raccogliere una lacrima traditrice e «però non mi piace vederti piangere, Manuel.» confessa.

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