La testa di Manuel gira così tanto che non riesce a distinguere i colori diversi delle due pareti alle spalle di Felici e dell'Eugeni.
«Me devo sede'.» riesce solo a biascicare, prima che Sergio lo afferri per un braccio aiutandolo a raggiungere la sedia.
«Oh, te senti male Manu?» subito domanda e se non fosse impegnato a fare respiri profondi, Manuel riderebbe per quel Manu.
«N- no, tutto... tutto okay. Devo solo... mi serve un momento.» balbetta, asciugandosi il sudore freddo che si ritrova sulla fronte.
«Dottor Ferro, ascolti, lei» inizia a dire la dottoressa Eugeni ma subito Felici le poggia una mano sul braccio.
«Ferro non può fare nulla su Balestra. È il suo fidanzato. Non si può. È la sua famiglia.» chiarisce.
Manuel allo stesso tempo tira un sospiro di sollievo e sente il cuore tremargli per quelle parole.
«Ma non c'è niente che se può fare? Niente che... che ne so? Un intervento, un'altra sostituzione... qualcosa di...» dice poi, ritornando in piedi, gesticolando agitato.
Lo sa benissimo, lo sa che non c'è niente che possano fare perché l'ha studiato, è ciò che studia da anni ormai, ma certe cose non vogliamo mai sentircele dire, non importa quanto sappiamo che siano vere, per cui continua ad insistere.
«No, dottore, lo sa anche lei...» gli fa notare infatti la donna.
«Sì ma non potremmo chiedere un consulto a»
«Manuel puoi chiedere consulti per i prossimi dieci giorni, nessuno ti darà una risposta diversa.» Felici lo interrompe bruscamente.
Sergio gli poggia una mano sulla schiena, «Manuel, troveremo un modo, dai.» sussurra, ma Manuel semplicemente non gli crede. Non crede più a nessuno ormai.
«Ma negli Stati Uniti? Quel suo collega? Professore per favore.» mormora, quasi a pezzi.
Felici se ne accorge e proprio mentre l'Eugeni lascia la stanza per tornare a controllare Simone, si avvicina a lui, abbracciandolo come fosse suo figlio.
Sergio li lascia soli, aspettandolo fuori, in silenzio, ugualmente distrutto.
Manuel un padre non ce l'ha mai avuto, Felici è forse la cosa più vicina ad esso che abbia mai trovato, insieme al suo professore di filosofia al liceo.
È forse per questo che si concede di piangere tra le sue braccia mentre l'uomo gli accarezza la schiena, in silenzio.
«Io sarò con te, Manuel. Te lo prometto.» è l'unica promessa che sente di fargli e Manuel gliene è infinitamente grato.
Non ci sono andrà tutto bene, non preoccuparti, starà bene, starai bene o ce la farai a tentare invano di edulcorare una realtà amara.
«Ho paura.»
È un lamento rotto, spezzato, esattamente come Manuel si sente in quel momento.
«Lo so e hai ragione, però non sei solo. Ci sono io, c'è tua madre, c'è Sergio... sta lì fuori...» ridacchia alla fine l'uomo, cercando di infondere un po' di speranza in quel ragazzo che si trova tra le braccia.
«E poi c'è Simone, Manuel. Questa cosa non riguarda solo te, non dimenticarlo mai. Ho visto tanto dolore nella mia carriera...» dice, spostandosi per guardarlo negli occhi, accarezzandogli un braccio nel frattempo.
«Ho visto famiglie distrutte dal dolore, dalla paura di perdere l'amore. Ti chiedo solo un favore: non lasciare che la paura di perdere Simone vi porti via il vostro amore. Ne avete bisogno entrambi. Ora. Soprattutto ora. Va bene?»
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Casualties
Fanfiction«Hai sempre detto di non poter fare niente per il mio cuore, ma poi l'hai fatto innamorare.»