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Non è raro che Simone senta la mancanza del lavoro, che senta il desiderio di ritornare in ospedale, indossare le sue cuffie e dedicarsi ai bambini che più hanno bisogno di lui. Sia Felici che il dottor Belli sono stati chiari però: non potrà tornare alla vita di prima per almeno due mesi. Potrà sicuramente riprendere diverse attività gradualmente, ma deve prestare attenzione agli sforzi, restando quindi a riposo il più possibile.

Se all'inizio questo riposo l'ha visto come una condanna, dopo i primi giorni, ha iniziato a vederne i lati positivi, uno fra tutti il tempo che può passare con Pinolo.
Tuttavia ciò che davvero lo sta distraendo è una sua personale "indagine" alla quale si sta dedicando ormai da una settimana, più o meno da quando Manuel è tornato in ospedale con i suoi turni lunghissimi, lasciandogli tanto tempo libero a disposizione.

L'indagine riguarda Alessandro Carli ed il suo trial clinico che non dovrebbe esistere ma che lui è certo stia continuando. Il fatto che sia stata proprio una specie di rissa con quest'ultimo a spedirlo in ospedale non lo spinge infatti a desistere.

Non ha di certo dimenticato di averlo visto più volte con Alberto e non ha dimenticato quanto aveva scoperto prima di sentirsi male.

Ha tutti i documenti riguardanti lo studio di Carli, tutti gli articoli di giornale e le dichiarazioni circa la sospensione dello stesso, possiede anche l'elenco dei farmaci rubati ed ha potuto constatare che effettivamente servano a placare eventuali palpitazioni dovute all'assunzione di altri medicinali, quindi non gli resta che fare soltanto una cosa: denunciare tutto alle autorità.

Ci pensa per qualche giorno, soprattutto perché Manuel non sa nulla. Nonostante infatti il più grande viva praticamente a casa sua da quando lui è stato dimesso, tutte le sue indagini le ha svolte sempre quando era solo.

Ne parla anche con Sergio e poi con Giorgio, un suo collega di studi con cui è rimasto in contatto, uno di cui sa di potersi fidare, e soltanto quando si rende conto che lui, di persona, non può più farci niente, si arrende e decide che ne parlerà direttamente al direttore dell'ospedale.

È per questo che una sera — circa due settimane dopo — sta aspettando con ansia che Manuel lo raggiunga.

Gli ha detto che sarebbe passato a casa sua, avrebbe recuperato un pigiama, qualcosa da indossare il giorno successivo e poi sarebbe andato da lui ma Simone, dopo aver anche preparato la cena, non lo vede arrivare e non riesce a non preoccuparsi.

È sul punto di telefonargli quando sente colpire la porta di ingresso.

«Ma perché non bussar—»

Le parole gli muoiono in gola perché dall'altro lato c'è Manuel con la borsa in una mano e un sacchetto strano in un'altra.

«Scusa eh! Eccomi, ciao, allora— tieni!»  dice, praticamente piazzandogli il sacchetto tra le braccia, senza aspettare una risposta.

Ha i capelli arruffati e lui si chiede perché sembri così affannato.

«Che— che cos'è? Perché sei di corsa? Che succede?» domanda, mentre Manuel saluta Pino.

«Ho fatto tardi in ospedale, stava pe' chiudere il negozio del pupazzo qua... apri, per favore.» spiega, accarezzando il cane.

Simone, sempre più confuso, estrae da quel sacchetto un orso di peluche vestito da dottore, con addirittura la mascherina e i copri scarpe.

Immediatamente un sorriso enorme appare sul suo viso. Lo scruta con attenzione continuando a ridere per quel gesto che gli sta aggiustando il cuore come nulla ha mai fatto e mai potrà fare.

«Tu non hai idea di quanto io ti ami Manuel.» ridacchia, completamente rosso  per l'imbarazzo, togliendo la mascherina dal muso dell'orsetto.

«Come si chiama?» chiede poi, mentre Manuel ritorna alla sua altezza piazzandogli un bacio sulla guancia.

CasualtiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora