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Simone ha mal di testa. E freddo. Sente tanto freddo. E non è nel suo letto.
Si passa le mani sugli occhi mentre i ricordi della serata precedente gli tornano in mente.
Poi si gira e alla sua destra trova Manuel, seduto in una posizione scomodissima, con la coperta completamente tirata giù, sulle sue gambe, dove c'è acciambellato Pinolo.

Vorrebbe sparire e soprattutto si prenderebbe a schiaffi da solo perché pensa che quella scena sia una delle cose più belle su cui abbia mai posato gli occhi: il suo migliore amico che dorme sulle gambe del suo nuovo (molto più che semplice) amico.

Manuel non era costretto a restare con lui, a dormire in quella scomoda posizione e al freddo soltanto per tenergli compagnia, eppure l'ha fatto.

Tu sei sempre gentile con me.

Continua a pensare che sia vero. Manuel è gentile con lui, senza motivo.
Non ci è abituato Simone ad essere trattato bene senza motivo.
Allora mentre pensa e ripensa al fatto che forse la vita ha deciso di fargli un regalo in mezzo a tutto quel dramma che è la sua esistenza, decide di andare in cucina a preparare una colazione speciale. Lo fa soltanto dopo aver ben avvolto Manuel nella sua coperta però, lanciandolo lì a riposare.

E lo sveglia dopo circa un'ora perché ha preparato i pancake e non sa se lui possa preferire la Nutella, lo sciroppo o la marmellata.

E lo stupore nei suoi occhi pensa sia ingiustificato, ché se c'è una cosa che merita di essere guardata così, in quella casa, è solo e soltanto lui — secondo Simone.

«Come ti senti?» è la prima cosa che lascia la bocca di Manuel che si avvicina al tavolo della cucina con ancora la coperta sulle spalle e Pino al suo seguito.

A Simone sfugge una piccola risata a vederlo con i capelli arruffati, nascosto in una coperta e con il cane che lo segue.

«Che te ridi, fa freddo.» lo rimbecca allora l'altro, prima di accomodarsi su una sedia.

«Ah, e ricordami di non farti bere la prossima volta!» aggiunge poi.

Simone scoppia proprio a ridere e «fai tutte 'ste storie per uno spritz, Manuel?» domanda, scuotendo il capo.

«Esattamente.» è la risposta del maggiore, che lo fa ridere ancor di più.

Decide di non aggiungere altro Simone, che di parlare del suo comportamento da "ubriaco" non ha voglia, non se considera ciò che si è lasciato sfuggire, quindi restano in silenzio a mangiare e bere caffè fin quando non iniziano a sentirsi i primi rumori della città.

A parlare allora è Manuel.

«Che fai oggi? Sei libero anche te, giusto?» domanda, mentre con una mano accarezza la testa di Pinolo che l'ha costretto a prenderlo in braccio, facendolo accomodare sulle sue gambe, di nuovo.

«Oggi devo vedere 'n'amica dell'università, stamattina credo che farò un giro con Pino al parco.» spiega allora il più piccolo, leggermente preoccupato perché quel pomeriggio non ha alcun appuntamento con alcuna amica dell'università. L'unico appuntamento a cui non può mancare è quello con il dottor Belli.

«Allora vengo anch'io.» esclama Manuel, sorridendo.

«E chi ti ha invitato?» scherza Simone, riponendo nel lavandino piatti e tazze.

«Lui!»

Lui sarebbe Pino, che Manuel sta indicando con un dito, con fare teatrale, facendo ridere Simone.

Simone che, quando dopo si trovano per strada, ci tiene a guardarlo e a specificare che è felice di passare del tempo con lui.

Come se non stessero insieme da più di ventiquattr'ore.

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