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per querele e teorie del complotto
attendo tuttə su #drsimuel



Simone sa che non è fisicamente possibile ma mentre siede nell'asettica e per nulla accogliente sala d'attesa della clinica in cui il dottor Belli l'ha spedito, si sente come se il mondo fosse in procinto di implodere per poi collassare sulle sue spalle.

Vorrebbe urlare oppure piangere, o forse urlare mentre piange perché ciò che più di ogni altra cosa lo fa star male è l'aver mentito a Manuel.

Riesce a sentire il profumo dei fiori con cui l'aveva svegliato solo qualche giorno prima, se si concentra.

Lui, in cambio, non è stato in grado neppure di dirgli la verità.

In realtà un pizzico di verità c'era nelle sue parole, perché Dante, suo padre, è davvero lì con lui ed in quel preciso istante gli sta poggiando una mano sul ginocchio che non smette di vibrare.

Simone l'ha chiamato dopo l'ultima visita, troppo spaventato e troppo poco coraggioso per rivolgersi alle due persone più importanti della sua vita: Manuel e sua madre.

Si sente un codardo Simone quando il padre gli sussurra che «andrà tutto bene.» perché continua a mentire, perché non può sapere lui come la prenderà Manuel.

«Io mi sono innamorato.» quindi mormora, incrociando le braccia al petto, cercando di nascondersi nell'enorme giubbotto che indossa, fissando la porta scorrevole d'ingresso della clinica.

Dante dapprima è sorpreso, poi però sorride.

«E me lo dici perché pensi sia un problema?» domanda, cautamente.

«Lo è.» asserisce Simone.

«Vuoi dirmi perché?» tenta l'uomo, che vorrebbe guardarlo negli occhi ma vuole anche rispettarlo.

«Perché tu sei qui papà?»

Le parole di Simone sono cariche di risentimento, odio, probabilmente, nei confronti della vita. Non muove un muscolo ma dal tono di voce e dal modo in cui si irrigidisce, Dante capisce che sia sul punto di esplodere.

«Hai paura per il tuo cuore?» tentenna, temendo di rompere l'equilibrio che a fatica ha trovato con suo figlio.

«Tu sei qui perché probabilmente il mio cuore è lesionato, perché non funziona, non ha mai funzionato, perché potrei morire anche domani, per quanto ne sappiamo.»

Una lama affilata è ciò che più somiglia alla lingua del ragazzo in quel momento e le coltellate, suo padre, le sta sentendo tutte. Tuttavia, cerca di fare ciò che un bravo genitore dovrebbe fare sempre, ciò che lui non ha saputo fare mai: ingoia il groppo alla gola.

«Come si chiama?» domanda, accennando un sorriso, ora che Simone lo sta guardando.

Scorge una scintilla negli occhi del figlio, poco prima di sentire il nome di questa persona che evidentemente il cuore cerca in tutti i modi di aggiustarglielo.

«Manuel.»
«Bello Manuel... mi sembra di averlo già sentito da qualche parte.»

Simone sorride amareggiato. «Mica ce l'ha solo lui 'sto nome...» fa notare a suo padre.

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