Non credevo fosse cosi bello

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POV Betty

Lei vede le corde, sembra così sorpresa che io vada direttamente ad usare quelle bellissime corde rosse, costituite da un tessuto molto delicato.
- cagnetta davvero non hai idea di quello che voglio fare con queste bellissime corde?- non so perché ma mi eccita chiamarla in questo modo.
- sinceramente piccolina non ne ho idea, avendo io molta esperienza posso immaginarmi moltissimi modi e tutti molto eccitanti per usare al meglio quelle corde- usa un tono di scherno verso di me, cosa che odio soprattutto quando sono io la dominatrice.
Mi avvicino al suo volto e le tiro uno schiaffo abbastanza forte da lasciarle un rossore prolungato sulla guancia, sinceramente non credevo neanche di essere capace di fare quel gesto con tanta violenza.
Le presi il volto tra le mani, cercando di nascondere il mio stupore cosa che lei non riuscì a nascondere,
- non osare più usare questo tono nei miei confronti! tu sei solo una lurida cagna che deve obbedire alla sua padrona senza fiatare. Non chiamarmi più piccolina quando sono io in comando e quella che sembra uno scricciolo sei tu. Hai capito cagna?-
Lei non risponde e questo mi irrita ancora di più, lei conoscendo questo mondo dovrebbe sapere come dovrebbe comportarsi in questi casi, e invece fa così, sembra quasi non voglio darmi soddisfazioni.
-esigo una risposta cagna-
-ho capito- la sua risposta non mi convince del tutto perché manca qualcosa
-ho capito cosa?- sono certa che lei sappia cosa deve rispondere
-ho capito PICCOLINA -.
La mia mano con violenza sbatte contro la sua faccia, un rumore assordante riempe la stanza
- tenta di nuovo puttana- il mio sguardo sembra quasi intimorirla
- ho capito padrona- so che non vorrebbe dirlo ma sono sicura che questo schiaffo le abbia fatto davvero male.
Prendo la corda e inizio a legarla, la corda è posta in un modo che lei abbia le mani bloccate contro l'impalcatira e il busto a 90
-cosa vuoi fare?- chiede neutra la mia adorata professoressa.
Non le rispondo e vado verso l'armadio, prendo una frusta, lei alla vista di questo bellissimo oggetto gli si illuminano gli occhi
-adesso dimmi quante troie hai portato in questa stanza- le rivolgo queste parole mentre le giro attorno volendo ammirare il suo bel fondo schiena ben alto per me
- non so quante cagne sono entrate qui dentro in realtà- non le credo affatto, quindi la frusta colpisce il suo sedere, le massaggio il culo prima di iniziare di nuovo a parale
-sai non ti credo per niente, sei una persona che ama avere il controllo e sono certa che tu sappia il numero esatto delle donne o meglio dire ragazzine che hai scapato in questa stanza-
- hai ragione so esattamente quante tipe ho scopato qui ma non credo sia il caso che tu lo sappia- sembra sinceramente preoccupata che se lei me lo dicesse io mi arrabbierei, "dimmi che non è vero, tu sei tanto gelosa" la mia coscenza mi conosce meglio di me che palle.
-se te lo chiedo è il caso che io lo sappia e sai perché? Perché io sono la tua padrona- successivamente queste parole la frusta la colpisce tre volte per non avermi risposto
-ok ok ho capito. Sono t.t.trentatré - come un sussurro lo dice, sapevo che avesse esperienza ma non credevo che si fosse portata così tante ragazzine qui essendo lei tutto sommato è giovane
-davvero sono state così tanto a varcare quella porta e a essere state scopare come me l'altra volta?- chiedo sconcertata
Lei a stento apre la bocca e questo mi irrita ancora di più
-rispondimi cazzo-
- si sì sono così tante- il suo sguardo è rivolto verso il basso.
-guardami- e detto questo lei porta i suoi occhi su di me, faccio spuntare un ghigno sul mio volto
-bhe visto che siamo in questa stanza che ne dici di onorare tutte queste ragazze?-
-c..cosa vuoi fare?- vedo un po' di incertezza nei suoi occhi
-per ogni ragazza che è entrata qui riceverai due frustate. Ripetimi ancora quante sono-
-no no dai amore sono troppe- al sentire uscire dalla sua bocca "amore" faccio scattare il frustino e le sferro un colpo molto forte
- uno non chiamarmi amore non ne hai il diritto, due ripetimi il numero-
-sono trentatré togliendo te-
-so che non insegni matematica, ma se non sbaglio sono sessantasei i colpi che ti infliggerò, ho fatto giusto professoressa?-
-vero non insegno matematica ma un calcolo così lo so fare- dice quasi offesa
-comunque hai fatto bene i conti, sicura di volerlo fare?-
-non hai idea di quanto io voglio farlo. Una cosa però ad ogni colpo voglio che tu conti ad alta voce se sbagli ricomincio-.
Appena le comunico questo parte il primo colpo
-uno-
-due-
-tre-
E avanti così fino al ventesimo che però sbaglia e questo mi costringe a ricominciare.
Le parti che colpisco maggiormente sono le natiche e le cosce, dopo ogni colpo le lascio tre o cinque secondi ti tranquilla.
All'inizio il suo orgoglio predominava ma ad ogni colpo vedevo che si stava sgretolando, ai primi colpi non urlavo o non si spostava man mano che andavo avanti sentivo dei versi o dei grugniti uscire dalla sua bocca fino a diventare urli veri e propri.
Arrivo gli ultimi colpi, le slego le mani e giro la griglia su cui era appoggiata prima, la metto in orizzontale e la rilego sta volta con il volto rivolto verso l'alto
- gli ultimi colpi li prenderai da questa posizione, saranno forti e veloci, sta tranquilla non serve che tu li conti, sono a conoscenza che a malapena riuscirai a respirare- come risposata lei annuisce col capo, la colpisco sul seno perché non mi accontento di questo
-cagna usa le parole-
-va bene padrona-.
Detto questo inizio la mia raffica di frustate sull'intimità, ad ogni suo urlo io mi eccito di più. È troppo bello vederla in questo stata, una donna così potente sicura di se e spavalda è ridotta così, fragile vulnerabile e senza controllo.
Appena finisco di infliggerle le tanto promesse frustate mi allontano, pulisco la frusta dagli umori che ha lasciato e la rimetto dove l'ho presa.
Nel mentre lei sta cercando di riprendere fiato, la mia attenzione viene attirata da un dildo nero con una imbracatura da allacciare al corpo, la prendo immediatamente e la indosso.
Appena sento che il suo respiro si è tranquillizzato torno da lei che sembra non accorgersi di quello che ho indossato e forse è meglio, la slego e dopo mi vado a sedere verso il letto, lei si sta per alzare ma la mia voce la ferma
-no no tu sei una cagna e devi stare a quattro zampe- lei sta ai miei ordini e appena posa lo sguardo su di me vedo stupore nei suoi occhi
-dai su vieni qui- le ordino con più dolcezza.
La vedo avvicinarsi gattonando portando di sedere in alto, devo ammettere la vista non mi dispiace affatto
-ferma lì e girati, dai il sedere alla tua padrona- appena si avvicina abbastanza sono curiosa di vedere la mia opera d'arte.
-va bene padrona- lei si gira e mette in mostra il sedere, i segni della frusta sono ben evidenti e mi fanno spuntare un sorriso sulle labbra
-vedo che hai raggiunto una bella tonalità di rosso-
-dai smettila- che carina si vergogna
-non mi dire che ti imbarazzi per così poco- senza preavviso mi alzo e con uno scatto veloce le inserisco il dildo nella figa già abbondantemente bagnata.
Spingo dentro fino a quando lei non viene molteplici volte svenendo a terra.
Tolgo il giocatolo lo metto al suo posto e mi dedico a lei, la prendo in braccio e la porto a letto.
Mentre dorme è bellissima continuo ad accarezzarle i capelli mentre penso a cosa ho appena fatto.
"Non credevo fosse così bello"

la perversione della mia profDove le storie prendono vita. Scoprilo ora