Prologo

2.2K 81 1
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Hermione sospirò e gettò la lettera sul tavolo con un gesto secco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Hermione sospirò e gettò la lettera sul tavolo con un gesto secco.
Il sigillo del Ministero della Magia scintillò per un momento, colpito dalla luce solare del mattino che filtrava dalla finestra.
Hermione poggiò i gomiti sul legno freddo e usò le proprie mani come sostegno per il suo viso distorto dallo shock e dall'orrore.

Quando si era iniziato a vociferare della nuova legge sui matrimoni che il Wizengamot intendeva far passare, nonostante il Ministro Shacklebolt fosse fermamente contrario alla questione, Hermione non aveva pensato neanche per una volta che la cosa alla fine sarebbe andata in porto.
Si sbagliava.
Era successo all'improvviso, durante una riunione notturna e segreta, per evitare fughe, proteste o soluzioni improvvisate; il Wizengamot si era adunato e, sopraffatto Kingsley in termini di voti, aveva approvato la legge, per cui al suo risveglio il mondo magico si era ritrovato sotto shock.

"IL WIZENGAMOT APPROVA LA LEGGE SUI MATRIMONI.IL MINISTRO SHACKLEBOLT SI DICHIARA CONTRARIATO, MA ANNUNCIA CHE IL PROCESSO DI MATCHING INIZIERÀ DOMANI."

Hermione ricordava perfettamente lo sgomento che aveva provato nel leggere il titolo dell'articolo sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta, a caratteri cubitali, interpretandolo come una condanna vera e propria a discapito di metà della popolazione magica.

Il fatto che il Wizengamot fosse costituito per la maggioranza da Purosangue che avevano (almeno ufficialmente) abbandonato la linea purosanguista e dagli esponenti delle famiglie più antiche, ma che comunque avevano ricevuto una certa educazione antiquata, spiegava in gran parte l'approvazione di quella legge orrenda e il loro non comprendere quanto fosse sbagliata.
Lei aveva presentato la mozione per proibire i matrimoni combinati anche tra le fila dei Purosangue, dato che la pratica era medievale, era persino riuscita a farla approvare... e poi questo. In un battito di ciglia si era ritrovata catapultata nello stesso incubo che aveva lottato per estinguere, perché il calo demografico tra le fila dei maghi continuava a progredire e un gruppo di ricercatori aveva urlato alla "minaccia di estinzione".
Ovviamente, i tempi previsti per quello scenario catastrofico erano assai lunghi e la società aveva tutto il tempo di riprendersi da sola, esattamente com'era accaduto dopo la Prima Guerra Magica, ma il Wizengamot si era lasciato sopraffare da isteria e paura; come se le generazioni che avevano combattuto nella guerra non avessero diritto a prendersi un po' di tempo per sé prima di dedicarsi a un impegno della natura di un matrimonio e mettere su famiglia!

Aveva provato a combattere, ma non era servito a nulla.
Petizioni, proteste, mozioni e ricorsi... non avevano portato a niente.

E alla fine era arrivato il giorno del suo colloquio per il matching e si era dovuta presentare; nei corridoi aveva incontrato qualcuno dei suoi vecchi compagni di scuola e membri dell'ES (perché la categoria di persone interessate dalla nuova, orrenda, legge copriva per lo più le loro generazioni, considerate "in ritardo rispetto ai tempi usuali per gli standard dei maghi", il che era follia pura visto che in media nella società magica non ci si sposava prima dei trent'anni), tutti con un'aria alquanto funerea stampata in volto.
E come poteva essere diversamente?
Si erano tutti già sacrificati notevolmente per il bene della comunità magica, mettendo a repentaglio la propria vita quando erano solo ragazzini, mentre gran parte degli adulti si nascondeva, e questo era il modo in cui stavano venendo ripagati.

A Harry e Ginny era andata di lusso, perché si erano sposati qualche giorno prima dell'approvazione della legge, ma la maggior parte di loro era per lo più coinvolto in relazioni stabili, non consolidate attraverso il vincolo del matrimonio, o felicemente single in favore di una priorità data alla carriera lavorativa, come Hermione.
Il massimo che era riuscita ad ottenere era la possibilità per coloro che erano impegnati una relazione di potersi sposare tra di loro; una magra consolazione visto che lei continuava a restare nella lista dei condannati alla pena completa.

In quel periodo, si era ritrovata più volte a odiare Ron, perché se lui non avesse deciso di andarsene in giro per gli Stati Uniti con Luna Lovegood, alla ricerca di sé stesso, adesso forse sarebbero stati insieme e non si sarebbe trovata in quella situazione. Non era vero, in realtà, perché era stata lei a decidere di non portare la loro storia su un altro livello, non volendolo legare in alcun modo; lei aveva altro a cui pensare, comunque. Una parte di lei, però, come aveva sempre fatto, lo aveva aspettato per un po', solo che lui non era mai tornato e negli ultimi due anni era stata troppo immersa nel lavoro e nella sua incasinatissima vita quotidiana per pensare alle relazioni.

Il colloquio, aveva scoperto alla fine, non era un vero e proprio colloquio; non c'era qualcuno a porgerle domande e prendere appunti o un modulo da compilare. Avrebbe dovuto capirlo subito, perché li avevano fatti dirigere verso l'aria dell'Ufficio Misteri. Quando era entrata nella porta che le avevano indicato, aveva quasi vomitato.
Al centro della stanza, c'era un cuore gigante, dalla forma di un cuore umano, che batteva rumorosamente, sospeso in aria, racchiuso tra lastre di vetro; c'erano degli elettrodi collegati all'esterno e dei tubicini che entravano nella lastra di vetro, spessi, in cui vorticavano dei filamenti dorati. Hermione avrebbe pensato che fossero ricordi, se questi ultimi non avessero avuto un colore argenteo. Con suo orrore, aveva notato che anche al grosso cuore rosso erano collegati degli elettrodi, che facevano capo a uno dei due grandi tubi trasparenti. A quanto ne aveva capito, quel cuore doveva avere la capacità di estrapolare qualcosa dal loro cervello, - o comunque, dal loro corpo in generale -, e individuare e poi segnalare le persone con maggiore affinità o addirittura le anime gemelle (ma era stata Parvati a dirglielo, ed era sempre stata nota per essere eccessivamente romantica).

Hermione, ora, dubitava di entrambe le cose.

Il Cuore, per definizione e per funzione, non rientrava certo un una categoria di logica che potesse avere alcuna rilevanza per lei; quell'Artefatto non era comprensibile da una mente razionale come quella di Hermione Granger.
E comunque, lei odiava l'Ufficio Misteri e, ne era sicura, anche tutto il suo contenuto meritava altrettanto disprezzo.

Si concesse di lanciare un ulteriore sguardo carico di ribrezzo alla lettera che annunciava il risultato del suo matching e poi le diede fuoco con un incantesimo non verbale e senza bacchetta; scoppiò in un pianto liberatorio, mentre già si immaginava ad avanzare verso il patibolo due settimane dopo, a camminare per un lungo e lugubre corridoio, con Harry al suo fianco, mentre la accompagnava ad apporre la firma sul documento che avrebbe segnato la sua condanna all'infelicità eterna.

Il documento che l'avrebbe resa Hermione Granger-Malfoy.

The Weight of Us | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora