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«Tu non ti sei spostata, però!»

Mollò la mia mano iniziando a gesticolare e a fare avanti e indietro lungo il marciapiede.

«Stavo per farlo ma l'hai tirata via tu»

«Ci stavi ballando insieme, stavo morendo dalla voglia di prenderla a schiaffi.»

«L'ho incontrata per caso non pensavo ci fosse anche lei qui. Abbiamo fatto un gioco stupido e come penitenza mi ha chiesto di ballare...»

«Ah, quindi la conoscevi?»

«Sì, è la mia ex.»

«Hai baciato la tua ex?!»

«Lei ha baciato me. Giuro che ballando non ho fatto nulla per assecondarla. Le ho solo detto che non la odio quando ha iniziato a straparlare. Poi lei, ripeto, lei ha baciato me.»

«Non la odi, quindi cosa? Provi qualcosa per lei?»

«Provo ciò che si prova per una semplice conoscente, nulla di più. Ognuno fa le sue scelte, fu lei a lasciarmi ed io me ne sono fatta una ragione. Ma no non la odio, ci sono stata male sì ma non la odio ne provo altro verso di lei.»

«Ma lei prova qualcosa per te, altrimenti non avrebbe provato a infilarti la lingua in gola»

Continuava a fare avanti e indietro e quelle parole le disse con estremo fastidio. La bloccai per le spalle e la guardai cercando di farle capire bene che per me quel bacio non aveva avuto alcun tipo di importanza.

«Domani non se ne ricorderà nemmeno per quanto è ubriaca. Ma anche se provasse qualcosa sarebbe inutile, è una storia chiusa da anni.»

Si morse il labbro e non incrociò subito il mio sguardo. Sorrisi però quando finalmente i nostri occhi si trovarono.

«Ho comunque preferito il tuo, di bacio. Lo preferirei tra tutti.»

«Ruffiana...»

«Onesta»

«Lo dici per farmi calmare e averne altri»

«Anche»

«Sfacciata!»

«Forse, ma almeno apprezza la sincerità, Straniera!»

Rise ma non le diedi tempo di spostarsi che la baciai tirandola a me. Poco distanti da noi si sentirono degli applausi e dei fischi. Susan e Leo avevano assistito e sentito tutto, quello era il loro modo di dirci che tifavano per noi.

«Nessuno mai vi ha detto che non si origlia?»

«Siete davanti alla mia auto»

«Io passavo per caso!»

Provarono a difendersi loro, ridendo. Scossi la testa sconsolata ed Elizabeth ridacchiò.

«Kay, adesso credo sia un po' inutile limitarci in loro presenza... giusto?»

«Giusto»

«Bene»

E così, mi baciò nuovamente. In modo più dolce e delicato ma chiarendo comunque il concetto: ero impegnata.

«Non volevo reagire in modo così esagerato è solo che... mi ha dato fastidio.»

«Non preoccuparti. Arrabbiati pure quanto vuoi se poi mi baci così.»

Rise dandomi un buffetto sulla spalla e io le sorrisi di rimando per poi aprirle la portiera dell'auto così che potesse salire.

Dopo quella sera eravamo una coppia alla luce del sole. Il momento che preferivo era la mattina, quando passavo a prenderla con Susan e Leo. Scendevo dall'auto e lei mi veniva incontro letteralmente correndo e mi baciava, sentivo il sapore della menta mischiato a quello del suo lucidalabbra alla fragola.

Una volta a scuola poi passavamo tutto il tempo possibile insieme. Scattavo fuori dall'aula allo scoccare dell'ora e l'aspettavo davanti al suo armadietto, l'accompagnavo in classe e poi mi dirigevo verso la mia. Durante il pranzo ormai avevamo il nostro tavolo fisso, tutti e quattro ci sedevamo e iniziavamo a parlare del più e del meno, organizzando il pomeriggio.

Per la prima settimana tutto sembrò quasi normale. Non ebbi sbalzi o crisi. Sembrò tutto perfetto, talmente tanto che quasi mi dimenticai delle mie condizioni. Quasi, perché il venerdì andai all'appuntamento di routine con il dottor Kang.

La settimana successiva sembrò procedere allo stesso modo fino al giovedì. Quella mattina feci una fatica assurda ad alzarmi dal letto. Le mie gambe sembravano voler cedere da un momento all'altro, la testa mi doleva e sembrava stretta in una morsa. Presi i farmaci prima di uscire di casa sperando facessero effetto il prima possibile, non volevo che qualcuno si accorgesse di qualcosa.

Però il mio silenzio e la mia camminata lenta fino alla macchina di Susan fecero insospettire i due già in auto.

«Qualcosa non va?»

Leo subito si premurò di chiedere e Susan lo seguì a ruota. Scossi leggermente la testa, mentendo ancora alle persone più care che avevo.

«Tutto bene, è solo... quel periodo del mese.»

«Oh oh... problemi in paradiso quindi!»

«No Susan, nessun problema in paradiso, con Bex va tutto bene e in ogni caso non siamo... insomma, ecco... non siamo ancora arrivate a quel punto.»

Susan arrestò l'auto con violenza e si girò a guardarmi quasi stupita.

«Ahia! Ma dico, ti droghi?!»

«Come scusa? Mi stai dicendo che siete ancora andate a letto insieme? Tu, Kay? Sei in astinenza?!»

«Allora perché ieri avevi quel succhiotto enorme sul collo?»

«Ma che c'entra! Non devo per forza farci sesso per averne uno!»

«Sus, dai... non è un dramma aspettare. Vuol dire che Kay ci tiene davvero.»

«Grazie, Leo. Ora possiamo ripartire senza approfondire la mia vita sessuale?»

Susan ancora sbalordita ripartì ed io ringraziai che fossimo ancora nella strada di casa e che, essendo un vicolo chiuso, nessuno ci fosse arrivato addosso.

Come al solito, arrivati davanti casa di Elizabeth, scesi per salutarla quando la vidi uscire insieme al padre che accompagnava il fratellino. Alzai la mano per salutarlo ma sfortuna volle che avessi un mancamento in quel momento. Mi dovetti reggere all'auto e la cosa non passò inosservata a nessuno dei quattro.

BlackoutDove le storie prendono vita. Scoprilo ora