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Nei giorni successivi ritrovai un misero senso di quiete. Mia madre sembrava aver accettato la situazione e, dopo aver parlato sia con me che con zia Ally, riprese a comportarsi normalmente. Ogni tanto però mi spronava a parlarne con i miei amici, soprattutto il sabato, quando le comunicavo che la sera sarei uscita con loro.

Comprendevo la sua apprensione e la sua paura. Temeva che, se mi fossi trovata in una situazione come quella che mi ha costretto a rivelarle il mio malessere, nessuno sapendolo mi avrebbe potuto aiutare.

Per tutto il tempo evitai di dir loro la verità. Il padre di Elizabeth ormai mi vedeva spesso, oltre che ai regolari appuntamenti di controllo, a casa sua. Non ha mai rivelato nulla sulle mie condizioni.

«Stasera il mio fratellino compie gli anni, con mio padre pensavamo di fare un barbecue in giardino. Ovviamente lui inviterà i suoi compagni di classe... vi prego non lasciatemi sola a gestire il tutto.»

Bex sembrò quasi supplichevole nel farci tale richiesta così, dopo aver riso per via del suo tono, tutti e tre accettammo l'invito. Continuammo a pranzare tranquillamente, scherzando come al solito, quando Susan mi disse che Kelly e Susan stavano venendo verso di noi.

«Kaylee, ciao. Possiamo parlarti?»

La voce di Sam arrivò bene alle mie orecchie, gentile come sempre, accompagnata da un sorriso sincero. Kelly, invece, sembrava molto più distaccata.

«Certo, ragazzi ci vediamo all'uscita.»

Mi alzai e, dopo aver salutato Leo e Susan con la mano e Bex con un bacio, le seguii.

«Qualcosa non va Sam?»

«Volevamo chiederti se hai saputo della professoressa Lancaster...»

«So che è assente, è successo qualcosa?»

«Purtroppo, sua madre è venuta a mancare all'improvviso. Ha preso una settimana di riposo ed è rientrata a casa per il lutto. Volevamo mandarle dei fiori per le condoglianze, abbiamo pensato che tu volessi partecipare anche se non sei più nella squadra.»

La notizia mi lasciò leggermente scossa. Mi dispiaceva per la Lancaster, nessuno merita un dolore simile.

«Oh... mi dispiace per lei. Certo che partecipo.»

Samantha annuì e Kelly seguì il suo gesto, replicandolo. Proprio quando stavo per salutarle, riprese a parlare.

«Vorremmo chiederti un'altra cosa... Data l'assenza del coach, ci è stato affidato il professor Ballow per allenarci in questa settimana. Purtroppo, non è a conoscenza di tutti i nostri schemi, delle nostre formazioni e dei nostri punti di forza. Si occupa della squadra di pallavolo, diciamo che è bravo in quello ma non nel basket.»

Conoscevo, ovviamente, il professor Ballow e sinceramente non ho mai capito come non se ne intendesse abbastanza di basket da metter su un piano d'azione. Quando durante il secondo anno ha sostituito per un mese la Lancaster, quasi perdevamo la partita di qualifica. Da lì in poi ha semplicemente supervisionato il nostro allenamento quando il coach non aveva possibilità di farlo.

«Non ti sto chiedendo di giocare, ma di aiutarci a buttare giù qualche schema e di seguirci negli allenamenti. Le matricole hanno potenziale, ma hanno iniziato ora e a noi serve capire chi schierare in campo con noi. Tu sai come ci muoviamo, eri tu principalmente a coordinare tutto insieme alla Lancaster. Sai come aiutarci a migliorare, eri la nostra playmaker.»

La guardai, era dannatamente seria. Seria come quando giocavamo una partita. Perdere la prima partita avrebbe mandato all'aria non solo l'umore della squadra ma anche settimane di allenamento. Vincerla, invece, avrebbe fatto guadagnare due settimane in più di allenamento poiché non avrebbero dovuto giocare fino alla fine delle qualifiche.

Stare in campo a seguirle non era poi granché complicato. Stare lontana dalla voglia di prendere la palla e buttarmi in mezzo a loro forse era ciò che più mi frenava dall'accettare.

«Lunedì mattina abbiamo la prima partita di qualifica. È importante, Kay. Inoltre, un po' ce lo devi, sei stata tu a sconvolgere l'ordine di chi doveva scendere in campo.»

Sulla testa di Kelly arrivò un leggero schiaffetto da parte di Samantha, in risposta quest'ultima ricevette un'occhiataccia.

«D'accordo. Non dovrei avere problemi ad aiutarvi per questa settimana.»

Sam si illuminò e mi sorrise, ringraziandomi. Kelly annuì semplicemente come a farmi capire che pur essendo ancora arrabbiata con me mi ringraziava.

Informai così Susan, Leo e Bex dei miei pomeriggi impegnati. Elizabeth sembrava quasi elettrizzata all'idea di poter sgattaiolare in palestra ad osservarmi mentre giocavo. Così dopo aver, smorzato la sua felicità sul nascere chiarendo che avrei solo e unicamente aiutato come una sorta di sostituto allenatore e che non avrei giocato, Susan lasciò ognuno a casa propria con la promessa di rivederci la sera al barbecue.

Quella sera, dopo aver studiato nel pomeriggio il minimo per superare il test del giorno successivo, mi vestii e mi diressi verso il garage. Mi fermai qualche secondo a osservare quel telo bianco che copriva il mezzo. Lo scostai e accarezzai il telaio della moto.

Apparteneva a mio padre, ho sempre voluto guidarla e fino a poco prima che si ammalasse eravamo soliti uscire alla domenica mattina per fare un giro e andare a prendere la colazione a mamma, solo noi due e la moto. Era il nostro modo di passare un minimo di tempo insieme, dato che spesso era oberato di lavoro.

Sorrisi mentre i ricordi di noi due insieme mi passavano per la mente. Fu la serranda del garage a risvegliarmi. Mia madre era appena rientrata. Così come me si soffermò a fissare la moto e un sorriso leggero con una nota triste le apparve sul viso.

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