Capitolo 3

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Pov's Olive

Sto passando il pomeriggio dalla nonna di Enoch, in compagnia proprio di lui che le regala dolci sorrisi.

«Scusa la domanda, Olive, ma hai fratelli?»

Annuisco:«Un gemello, Victor» sorrido.

«É bellissimo avere qualcuno, io sono da sola ormai» un'ombra si cela dietro i suoi occhi azzurri.

«Nonna, mi dispiace, ti verrei a trovare più spesso, ma gli studi...»

«Non preoccuparti, caro. Lo so benissimo» sorride di poco, lei.

Mi alzo e mi dirigo alla finestra vicino a noi: ha smesso di nevicare e lo spettacolo è bellissimo.

Chissà dove sono le mie amiche?

Osservo il cielo e vedo qualche nuvoletta.

Sospiro:«Cara?» mi volto verso la nonna di Enoch e noto che tutti e due mi stanno osservando.

«Voglio andare a parlare a suo figlio» dico, ancora in piedi.

La nonna sgrana gli occhi, mentre Enoch mi rimprovera subito:«No, ti ho già detto, Olive che non è un bene per te»

«E io ti ho già detto come la penso» sussurro, risedendomi davanti a sua nonna.

«Lei sa per caso dove si trovano?»

«Cara, Enoch ha ragione, non è un...»

Batto i pugni sul tavolo:«Decido io cosa è meglio per me. È così da molto tempo ormai»

«Mio figlio non è mai stato un tipo facile, era avventato, prendeva decisioni che lo hanno sempre mandato in questura. A nulla sono serviti gli insegnamenti che li abbiamo impartiti io e suo padre. Andare a rovinare una famiglia per soldi è stato il colpo di grazia. Ma se proprio vuoi, va bene, ti darò l'indirizzo di dove sono costretti a stare. Ma sappi, tesoro mio, che non ti farà sentire meglio, anzi»

Prende un pezzo di carta e segna l'indirizzo subito dopo me lo dà.

«Grazie» sorrido «scusi un'altra domanda: posso un altro pezzo di torta?»

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Siamo passati ad argomenti un po' più allegri e quando Emily va in bagno, Enoch si mette davanti a me.

«So che non siamo in buoni rapporti, ma non ti sembra di correre troppo? I miei non sono mai stati molto affettivi» bofonchia e io inclino la testa, curiosa.

«Pensavo andassi a trovarli» sussurro e lui ridacchia.

«Ti ricordi il motivo per cui guardavo sempre le stelle? Perché mi sentivo triste e solo. Se tu guardassi in faccia mio padre ne rimarresti traumatizzata. È uguale a me e io non voglio assomigliare a lui, soprattutto per quello che ti ha fatto»

Lo guardo profondamente negli occhi blu oceano e so che sta dicendo la verità.

Ma sono così combattuta.

«Perché sei così interessata?» mi chiede dopo un po'.

«Come ho detto al preside sono quasi passati quattro anni e vorrei tanto sapere, però, cosa gli frullasse nella mente, perché ci conosceva»

Scoppia a ridere e io lo guardo storta:«Lo trovi divertente?»

«Il fatto che non lo sai sì» smette di ridere «eravate la famiglia più ricca di tutto il paese, puntare a voi è stato semplice»

«Perché... Perché l'hai fatto?» sussurro con la voce rotta.

Lui mi guarda intensamente:«Mi sembrava la scelta più giusta in quel momento, ma me ne sono sempre pentito. Ora ti faccio io una domanda e voglio che sii sincera: mi ami ancora?»

Un Sorriso sotto le Stelle- PAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora