Capitolo 5

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Pov's Fiona

Non ho mai corso per nessuno e non so perché lo sto facendo proprio adesso.

Per lui, più che altro.

Lo fermo per un polso quando è davanti alla porta della presidenza e si volta verso di me.

«Fiona» sussurra sorpreso «perché mi hai seguito?»

«V-Volevo... sapere se stavi bene... Sembravi nervoso quando Enoch ha pronunciato il tuo cognome»

Sospira pesantemente:«Non è proprio il mio cognome... È questo» mi prende con entrambe le braccia e mi avvicina a lui e alla porta.

Guarda la porta e io faccio lo stesso: preside Wilson.

«Ho... Ho solo paura» si stringe nelle spalle e io l'osservo «mio padre è sempre più severo e io non ero pronto a un cambiamento del genere. Pensavo che mi concedesse ancora qualche anno» appoggia la testa sulla mia spalla e io glielo concedo.

«Dio, non sai quanto mi manchi» sussurra e io gli tocco piano i capelli.

«Quindi non vuoi che ti chiami preside?» sussurro ironica e lui si stacca di colpo.

Mi prende per le guance e nega con la testa:«No, Fiona, non farlo. Per te io sarò sempre il ragazzo di cui ti sei innamorata. Il tuo Simon. Colui che ti ama ancora»

Sgrano gli occhi e lui sorride di poco, appoggiando la fronte sulla mia:«Ed è ricambiato, Fiona. Sai anche tu che ci guardiamo perché ci vogliamo»

Lo osservo con migliaia di esitazioni e faccio ciò che mi riesce meglio.

«Non posso» metto le mani sul suo petto e lo tiro indietro.

Sento la porta aprirsi e scorgiamo l'assistente del preside.

«Andiamo, signorino Wilson»

Noto che si irrigidisce di poco, ma continua a guardarmi.

«Signorina Flowers, se ne vada per favore» interviene con la sua voce severa.

«Ma... Ma.. io..» balbetto.

«Non credo che è venuta qua per il preside quindi se ne vada»

«Alec! Ricorda dov'è il tuo posto! Dì a mio padre che arrivo» gli informa Simon, rigido e lui obbedisce, chiudendo di nuovo la porta.

«Lo vedi? Se non fosse stato per l'incidente di Olive, sarebbe stato questo. Ci sarà sempre qualcosa che ci dividerà»

«Ti prego... io...» cerco di dire, invano, perché le lacrime iniziano a salire «non voglio che te ne vai»

«Ma devo. Quindi vattene, Fiona. Non rendere tutto più difficile»

Non spiccico parola e non muovo un muscolo.

«Flowers!» esclama e io sussulto «stavolta è il preside che te lo ordina. Se ne vada»

«Non dovresti utilizzare la tua importanza per far sentire me inferiore» sussurro, subito dopo me ne vado.

Non mi accorgo neanche di versare lacrime.

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Le lezioni sono finite e io mi dirigo contenta in biblioteca.

Non so perché ma sono contenta di essere ritornata in classe.

"Si, che lo sai. Per lui" parla la mia vocina interiore.

Lui, ormai, è un sogno andato in mille pezzi.

Passo accanto ai libri di Dante e sorrido impercettibilmente.

Un Sorriso sotto le Stelle- PAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora