Capitolo 15

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Pov's Olive

«Ecco a te» dò al preside, cioè a Simon, l'autorizzazione per andare a Parigi che annuisce.

È passata una settimana dalla visita ad Alba e Fiona ormai credo che sia stufa di svegliarmi di notte.

D'altro canto ha interrotto la sua relazione con Simon.

Credo.

«Quando partiamo?» gli chiedo.

«C'é scritto» sbuffa e io roteo gli occhi al cielo.

Da quando si è lasciato con Fiona è ancora più scorbutico.

«Senti, capisco che stai attraversando un periodo di merda, ma capisci anche Fiona...»

Alza un dito contro di me:«Non dire il suo nome, Smith»

Annuisco e faccio per andarmene, ma lui mi ferma.

«Come sta?» sussurra.

Sospiro:«Non dorme niente e...» faccio per continuare, ma la porta viene aperta.

«Olive, ecco dove sei!» esclama proprio la mia amica, euforica «tieni»

Prendo quello che mi dà e solo ora realizzo che sono delle pastiglie per dormire.

Subito dopo, mi oltrepassa e si mette davanti al preside che la osserva.

Fiona sospira e prende dalla tasca l'autorizzazione per Parigi.

«A lei, preside Wilson» gliela dà e lui sbuffa.

«Cazzo, Fiona, fai venire un nervoso» sussurra.

«Sono un alunna per lei, preside Wilson» lo corregge lei.

Simon si scompiglia i capelli:«Non sei questo per me, Fiona»

«A scuola, sì. Andiamo, Olive» sussurra lei, voltandosi e prendendomi a braccetto.

«Ma quando partiamo, Fiona?» chiedo prima di uscire e lei si ferma.

«C'é scritto, Olive» mi guarda stralunata e io scoppio a ridere.

«Voi due siete uguali» li indico e loro arrossiscono.

Apriamo la porta e scorgiamo anche Alec, il segretario di Simon che guarda Fiona.

«Alec, non ha fatto niente, falla passare» sentiamo dire da Simon.

«Oh dio santo» sospira Fiona, sorpassandolo ed uscendo con me.

Facciamo le scale che portano al nostro dormitorio e nel frattempo le parlo.

«Tua madre ti ha ancora detto qualcosa?»

Nega con la testa:«Ma è difficile vederlo tutti i giorni»

Incrociamo Enoch e Christian nei corridoi e la mia mano per un attimo sfiora la sua, mentre tutti e due andiamo in direzioni opposte senza degnarci di uno sguardo.

Fiona mi osserva per un attimo:«E tu come stai? Il padre di Enoch ti ha traumatizzata parecchio»

«Sto abbastanza male quanto te. Ma credo che la vacanza a Parigi ci farà bene» sorrido di poco, mentre apriamo la porta della nostra stanza.

Trovando una patela di vestiti.

Osserviamo esterrefatte Emma, in compagnia di Berenice.

«Ti prego, non dirmi che siete andate a fare shopping» si mette una mano in volto Fiona, mentre io non so ancora cosa dire.

«Ah, siete tornate» si volta Emma verso di noi, intenta a provarsi una maglia di pizzo «ma certo, non andremo di certo vestite da samaritane a Parigi»

Un Sorriso sotto le Stelle- PAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora