Capitolo 18

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Pov's Olive

Guardo l'ora sul telefono per l'ennesima volta.

2 e un quarto.

Dannazione.

Non riesco a dormire e il motivo è da attribuirsi alle urla, credo.

Emma e Berenice dormono serene, mentre Fiona è da Simon.

Sorrido di poco: non posso neanche lontanamente immaginare quanto stia soffrendo.

Mi metto una mano sul viso, stufa di essere sveglia e molto lentamente mi alzo, con la torcia del mio telefono.

Curo i miei capelli quanto basta e mi metto una maglia sopra il pigiama.

Esco dalla stanza silenziosamente e accendo la luce del lungo corridoio.

Arrivo alla reception dove non c'è già nessuno a quest'ora ed esco fuori, nella notte fresca.

Tira un aria calda e mi stendo sull'erba, mettendo le mani sul petto e osservando la notte stellata.

«Cassiopea, Andromeda, Orione» sussurro, concentrandomi sulle costellazioni.

«Orsa Maggiore» avanza una voce alle mie spalle che conosco fin troppo bene.

Mi alzo di scatto e mi volto verso di lui, che è appoggiato alla parete dell'hotel.

Nella penombra della notte, riesco solo a scorgere i suoi capelli neri come il carbone.

«Fa freddo, Olive. Cosa ci fai qui?» sussurra, sedendosi di fianco a me.

Noto i suoi occhi azzurri, scrutarmi, così identici da quelli di suo padre e in un attimo mi ci perdo.

«Non riesco a dormire» dico sdraiandomi di nuovo.

Lui mi segue e mi osserva:«Urli troppo»

«Mi hai sentita?» chiedo sorpresa, voltandomi verso di lui che annuisce.

«Ti ho seguita per questo motivo» si ferma un attimo «non fare la testona, prendi le pastiglie che ti ha consigliato Fiona»

Sbuffo e osservo il cielo, con le lacrime agli occhi.

«Devi lasciarlo andare» mi volto di scatto verso di lui, ma vengo di nuovo colta dalla somiglianza del padre e mi nascondo il viso tra le mani.

«Cazzo, Olive, sono io» fa scivolare le braccia sui miei fianchi e mi stringe a sé.

«Non ti farei mai del male, non più, stellina» sussurra tra i miei capelli e io sorrido di poco.

«Vieni» si alza e io lo osservo confusa «ho un idea su come farti tirare su di morale»

Mi fa alzare e nel frattempo cerca il telefono per chiamare...

«Un Uber?» esclamo, quando riattacca.

Lui alza innocentemente, le spalle:«Che c'è di male?»

«Simon non c'è lo permetterebbe»

Sbuffa:«Simon è a scopare con Fiona» dice schietto.

Lo guardo storta, ma subito dopo noto un problema ancora più grande:«Sono in pigiama!!» strillo.

«Che cazzo te ne frega. Anch'io» si indica e noto un paio di pantaloni e una maglietta leggera.

Ridacchio di poco per il suo linguaggio ed Enoch comincia a dirigersi verso l'uscita dell'hotel lussuoso.

Lo osservo da dietro: non ha mai perso quell'aria da solitario che lo rende affascinante e misterioso.

Un Sorriso sotto le Stelle- PAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora