4 Dicembre 2022

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1. Stiles è arrivato a New York da due mesi e, nonostante essere lì è il sogno della sua vita, si sente come un pesce fuor d'acqua. I ritmi frenetici lo sfiniscono e la moltitudine di persone lo fa sentire ancora più solo di quello che è. Non è riuscito a fare nuove amicizie, non è riuscito a sentirsi a casa, non è riuscito a fare nulla di ciò che si era prefissato. È tardo pomeriggio e Stiles cammina per Central Park senza davvero una meta, gironzola a caso in quel posto che gli ricorda casa. L'inverno è alle porte e deve cacciarsi le mani nelle tasche per non farle congelare, una coppia che sta litigando abbastanza animatamente attira la sua attenzione facendolo sbattere contro qualcuno. "Mi scusi."

Un bellissimo ragazzo con dei meravigliosi occhi verdi lo guarda per poi guardare il giubbino di Stiles macchiato con il caffè che aveva in mano. "Scusami tu, mi stavo facendo i fatti di quei due e non ti ho proprio visto."

Stiles ridacchia. "Siamo in due. Diciamo che la colpa è cinquanta e cinquanta."

"Dividiamo anche la lavanderia?" propone indicando la macchia.

"Non ce n'è bisogno, tranquillo."

"Mi sento in colpa però."

Stiles guarda il ragazzo di sottecchi e decide di buttasi. "Potresti ripagarmi dicendomi come ti chiami."

Stiles vede chiaramente lo stupore negli occhi dell'altro e per un momento pensa che scoppierà a ridere, invece il ragazzo sorride. "Ti accontenti di poco, ragazzino. Sono Derek."

"Sono abituato alle piccole cose. Stiles" ribatte allungando la mano.

Derek la prende stringendola. "Posso offrirti la cena?"

Stiles spalanca la bocca. "Per un giubbotto macchiato?"

"Perché mi va."

Stiles sente le guance scaldarsi. "Mi piacerebbe."

"Perfetto. Andiamo?"

"Adesso?"

"Adesso."

2. Era stata una pessima giornata di una pessima settimana di un pessimo mese e Stiles ha davvero l'umore sotto ai piedi. È talmente demoralizzato che sta seriamente pensando di prendere il primo aereo per tornare a casa almeno per quel weekend. Prende il telefono e apre la pagina dei voli low cost quando si sente appoggiare una mano sulla spalla. "Ciao."

Stiles si gira stupendosi di trovarsi davanti Derek. Lo stesso Derek che dopo la cena di due settimane prima è sparito. "Derek sei vivo."

Il ragazzo si gratta il retro del collo in evidente imbarazzo. "Sì, lo so. Devo farmi perdonare. Di nuovo."

"Pensavo non volessi più vedermi."

"No, assolutamente no. Sono dovuto partire per lavoro e sono rimasto bloccato più del previsto."

"Ti avevo lasciato il mio numero."

"Lo so ma... temevo non mi avresti risposto. Perciò ho preferito venire direttamente qua e invitarti a cena."

"Non so se sarei di buona compagnia stasera."

"Possiamo mangiare insieme restando in silenzio."

"Non sono troppo bravo a stare in silenzio."

"Allora puoi parlarti e sfogarti finché vuoi."

"Pensavo fossi uno che ama i silenzi."

"Posso provare a fare un'eccezione per te."

Stiles arrossisce. "Accetto."

Derek sorride soddisfatto, appoggia una mano sulla base della schiena di Stiles e lo spinge delicatamente verso la sua auto.

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