𝐅𝐈𝐎𝐑𝐄 𝐃𝐈 𝐂𝐀𝐑𝐓𝐀

12

«Jimin»
«mmh»
«Park Jimin mi stai ascoltando?»
«Si»
«e cosa ho detto?»
«che sono un ottimo fratello»
«Jimin»
«okok non stavo ascoltando, puoi ripetere?»
«dimmi che succede»
«non succede nulla, ero distratto»
«pensavi a Kook?»
«emh si»

Jimin abbassò la sua testolina osservando il suo frappè, stava mentendo ancora e si sentiva terribilmente in colpa

«cosa ti preoccupa?»
«nulla Yoon, e che semplicemente é tutto diverso»

questo era vero, il biondo non era abituato a ricevere tutte quelle attenzioni, e spesso si sentiva a disagio non riuscendo a capire come si dovesse comportare

«gli hai raccontato del passato?»
«no...»
«jimin»
«lo so, devo farlo ma non mi sento ancora pronto»
«jimin devi farlo, jungkook ha il diritto di saperlo»
«pensi che non lo sappia?! ho paura Yoon! ho paura che possa andarsene!»

jimin osservò le persone attorno a lui, sussurrò un flebile mi dispiace per poi sedersi

«i-io s-scusa»
«ei Chim tranquillo, non volevo sforzarti, fallo quando sarai a tuo agio ma non aspettare troppo»
«va bene»

                           ~Jikook~

Jimin camminava per le strade di Seoul da qualche ora, aveva avvertito Jungkook della sua passeggiata improvvisa, il corvino non aveva fiatato dando al biondo la libertà di rimanere solo per qualche ora.
Sapeva quanto Jimin avesse bisogno di stabilità, stava riprendendo a mangiare regolarmente, aveva intrapreso un percorso di recupero con un psicologo e tutto stava andando per il meglio, almeno era quello che pensava il corvino.
Il biondo non smetteva di pensare alla frase pronunciata da Taemin, forse l'aveva detta per intimorirlo e non sarebbe accaduto nulla, ma Jimin aveva paura.
Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Jungkook, aveva confidato le sue parole solo al albero sul quale era appoggiato, parlava da solo come uno stupido accompagnato dal fiore di carta del suo ragazzo.

                          ~jikook~

Jimin si sfilò il giaccone e si addentrò nella loro casa, abbracciò Jungkook che era intendo a cucinare

«Kookie»
«si piccolo?»
«dobbiamo parlare»