Dentro il mio ufficio, le giornate passavano senza che nessuno mi degnasse di novità riguardanti il caso della piccola creatura e della strega cattiva
Ogni giorno passato con l'angoscia, ogni giorno con il pensiero fisso. Su due paia d'occhi color nocciola che mi apparivano pure in sogno, rendendolo irrequieto. Ero più nervoso del solito, irascibile, e pronto a scattare come un cobra e avvelenare tutti con la rabbia che mi giaceva adesso, non solo più nel cuore, ma nella testa e in tutto il corpo.
Un veleno senza antidoto, incurabile.
Lei, mi aveva avvelenato, e mi aveva lasciato senza la mia cura, senza la mia unica possibilità di salvarmi. Ed io adesso dovevo da solo prendermi la mia cura, ed eliminare la causa della mia malattia facendole provare la stessa cosa.
Poco per volta, piccole goccie di tormento, paura, e pericolo. Perché quella donna si meritava di soffrire le pene dell'inferno ed io sono qui per farglielo provare, io sono Lucifero in persona, e lei è la mia anima pura e bianca, che in poco tempo diventerà nera, e poi si scioglierà in polvere.
E io ci riuscirò, fosse l'ultima cosa che faccio, pianifico da tutta la vita questo momento, da quanto lei mi ha abbandonato. E non esiste qualcosa di migliore della vendetta, servita fredda.
Presi il telefono posto sulla scrivania di marmo nero alla quale ero seduto, e composi il tasto per chiamare il numero della mia segretaria in modo automantico.
La mia scrivania in quel periodo era una caos completo, cosi come il mio cervello; cosi tante cose da controllare e a cui dar conto, da farmi impazzire.
Scartoffie su scartoffie, firme su firme da mettere; controlla gli affari, controlla che I tuoi soci non stanno facendo cazzate o peggio ancora, controlla che stesserò facendo qualcosa.
E le mille responsabilità che mi seppellivano vivo, ma sapete cosa era ancora più estenuante, il mio menefreghismo per situazioni come queste. Il mio pensiero era fin troppo offuscato, da lei, per poter controllare la miriade di documenti, a cui dover dar conto.
A questo si aggiunge quel coglione dell'investigatore che avevo individuato non mi rendeva il lavoro meno semplice, anzi.
Pare si stia divertendo a non fare un cazzo e girarsi I pollici nonostante io l'abbia pagato profumatamente per svogliere la sua mansione, ma non era un mio problema, se non avesse eseguito bene il suo lavoro la sua fine era già scritta. Mi ero rotto il cazzo, se lui non si muoveva, le avrai fatto saltare la testa, così come avevo fatto con i precedenti; Io ci avrei perso, sicuramente, ma da me si ragiona cosi, o fai qualcosa oppure sei inutile, e di nullità il mondo ne è già saturo.
"chiamami Nathan e i suoi amichetti." le dissi "si, Signo..." non le diedi neanche il tempo di rispondere che le chiusi il telefono in faccia, non ero famoso per la mia gentilezza e la mia buona educazione.
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Apnea
RomanceVictoria è una studentessa all'ultimo anno di Lettere Moderne alla Hudden University. La sua vita è stata segnata da un'infanzia difficile, in cui un padre violento riempiva le sue giornate di urla e paura. Il terrore era l 'unica cosa che scandiva...