13 I would like to be like the others

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E quando pensi di conoscere un posto cosi bene; che ti rendi conto che non lo conosci poi cosi bene, e quando ti rendi conto di conoscere cosi bene te stessa, che poi quando ti rendi conto che non è cosi 

Tutto crolla. 

Mille piccoli pezzi di me cadono per terra, distruggendosi pian piano, fin quando capisco che forse avrei dovuto dedicare più tempo non a curare le ferite, ma a saperle amare, e prendermi cura di loro come una madre con un bambino.

Non provare a cambiarle.

Era complicato imparare ad accettarsi, ma non impossibile, e se forse io avessi dato ascolto più a me stessa, non mi sarei ritrovata a pezzi, distrutta. 

Era stato complicato accettare e somatizzare che qualcuno lì,  non mi accettava, che neanche lì avrei avuto pace, ma forse io la pace non la meritavo.

Magari secondo qualcuno lassù, o magari secondo le leggi che regolano l'universo, io di pace ne avevo avuto già abbastanza; e magari la mia vita era questa, un costante scappare dal buio, un costante scappare da tutto ciò che mi faceva paura, per evitare che esso giungesse alla mia porta.

Ma fin quando sarei stata disposta a scappare? 

Fin quando dovevo ancora farlo? Quando mi avrebbe lasciata in pace, quando I suoi problemi sarebbero stati ancora I miei?

Ero stanca, stufa marcia di non vivere una vita spensierata, volevo che I miei pensieri più importanti fossero dettati dall' inutilità. 

Del tipo: cosa indosserò oggi? O ancora che esami darò dopo questo, dove andrò a mangiare oggi? Cosa dovrò fare nel weekend? 

E invece erano sempre: quale sarà stavolta il problema, perché vengo seguita, perché mi sento costantemente osservata, perché ogni mia cosa che faccio non va mai bene, perché ogni singola cosa che mi riguardi deve essere valutata prima che possa farla, perché mi hanno drogata? 

È tutto un caso? ma se fosse cosi perché a me sembra tutto maledettamente collegato da un filo rosso, che mi lega al mio oblio. 

un costante tirare, e portarmi al punto di partenza, dieci passi avanti e con uno strattone di nuovo all'inizio. 

dieci passi e di nuovo il buio, dieci passi avanti e di nuovo vengo riportata in una stanza buia e fredda. 

Si divertono, ridono per ogni mia caduta, li sento complottare su quelli che saranno i miei prossimi passi, e su quando sarà il momento in cui tireranno il filo rosso legato alla mia caviglia.

Quando finirà ? adesso rimango seduta al buio, chiedendomi quando, quando e come questo finirà. 

Quella mattina era grigia e piovosa, cosi come il mio umore, ed io con I pensieri confusi, e stordita da quello che sapevo adesso cosa fosse, mi ero recata velocemente a casa, senza perdermi, fortunatamente; avevo scoperto che l'appartamento di Nathan si trovava in pieno centro, quindi facilmente collegato con qualsiasi mezzo di trasporto che poteva portarmi a casa.

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